CARGNACCO (Pozzuolo del Friuli) - Non suona più "il Silenzio", per i Caduti in Russia. Non ci sono più bambini con le bandierine, sindaci con il tricolore e i picchetti dei soldati - dieci anni fa si vedevano anche nei Tg nazionali - per l'ultimo saluto alle salme recuperate nelle pianure dell'Est e riportate nei cimiteri italiani. "Nell'ultimo anno - dice don Primo Minin, parroco di Cargnacco e del tempio nazionale dei Caduti in Russia - non ci sono state consegne. Solo l'anno scorso, il 4 novembre, sono arrivate a Redipuglia 14 cassette di zinco. C'era anche il presidente Napolitano. Poi sono state portate qui da noi, quelle piccole casse. E anche loro sono finite nel sacrario dei senza nome. Ma sono tanti anche i soldati che sono stati identificati ma sono rimasti qui, nel sacrario. Sa, dopo tanti anni, le mamme non ci sono più, anche le mogli sono scomparse o sono molto anziane e non tutte le famiglie hanno voglia di occuparsi di un parente di cui hanno solo sentito parlare".
La ritirata di Russia è finita qui, nella grande cripta della Madonna del Conforto. Secondo i dati ufficiali, dietro le piccole lapidi ci sono 518 militari identificati e 595 "noti ma non identificati". "Quando si trova un elenco dei morti si sa che nella fossa ci sono persone di cui si conoscono i nomi: ma non si può attribuire un'identità certa ad ognuno di loro".
Sono dodici anni che don Primo segue i vivi della parrocchia e i morti del Sacrario. "Secondo me, nella cripta, ci sono mille identificati e altri mille noti non identificati. Le cifre ufficiali vanno controllate meglio. Sarebbe tempo anche di cambiare i registri che sono nell'atrio della cripta, dove sono scritti tutti i nomi dei dispersi in Russia. Li preparò il mio predecessore, don Carlo Caneva, un cappellano degli alpini che ha costruito il tempio. Chiese a tutti i Comuni italiani di mandare l'elenco di chi era partito per la Russia e non era tornato. Ma tanti Comuni non hanno risposto. Bisognerebbe confrontare questo elenco con le liste di Onorcaduti, l'organo del ministero della Difesa che si occupa dei cimiteri militari e delle "campagne" di recupero delle salme in Russia".
Nella grande cripta gran parte dei nomi sono in ordine alfabetico. "Soldato Riolo Settimio, artigliere Riondato Giorgio, generale Rossetti Augusto, artigliere Scandola Antonio, fante Soffritti Vittorio, soldato Scognamiglio Giovanni...". Piccole lapidi senza date. C'è chi ha lasciato qui il proprio padre o nonno perché "in un sacrario la tumulazione è eterna", c'è chi non ha risposto alla lettera di Onorcaduti che avvertiva del ritrovamento. Altre famiglie, dopo tanti anni, non sono state trovate. "Certamente - dice don Primo Minin - sui caduti in Russia sta scendendo il silenzio. Ogni mese arrivano qui tre o quattro pullman e abbiamo calcolato che i pellegrini - io li chiamo così - siano 20.000 all'anno. Ma negli anni '60 e '70 erano diecimila al mese e si dovette comprare un grande terreno per il parcheggio, ora quasi sempre vuoto".
"L'ultima campagna - dice il tenente colonnello Paride Massaro, di Onorcaduti - l'abbiamo fatta in Russia nel 2007, ma abbiamo raccolto soltanto resti sparsi in fosse comuni. Per questo abbiamo sospeso il lavoro di recupero che era iniziato nel 1991. Siamo comunque orgogliosi del nostro lavoro. In questi anni abbiamo riportato in Italia 11.601 salme. La maggior parte, 9.762, erano in Russia. Le salme identificate erano 2.244 e 1.960 sono state consegnate ai parenti. In Ucraina abbiamo recuperato 1244 "noti", e 1.035 sono stati portati nei cimiteri di famiglia. A Cargnacco ci sono 8.518 salme, e 7.405 sono quelle non identificate. Abbiamo fatto tutto il possibile, per dare risposta a chi ha aspettato un funerale di un proprio caro per 60 anni".
C'è anche un ufficio del ministero della Difesa, a pochi metri dal Sacrario di Cargnacco. Il maresciallo Matteo Clemente fornisce informazioni a chi viene a chiedere di un parente e fa anche la guida volontaria nella chiesa-cripta, soprattutto quando arriva qualche scolaresca. Su un muro, il testo della legge 204 del 9 gennaio 1951. L'articolo 7 prescrive che "le salme dei Caduti in guerra o nella lotta di Liberazione, sepolte in cimiteri civili, sono esenti dai normali turni di esumazione". Ma ci sono Comuni che, per spostare una salma da una tomba privata a un luogo di "tumulazione eterna", chiedono che le spese siano rimborsate dal ministero.
Quando ancora c'era la cortina di ferro - e il ritorno delle salme era un sogno impossibile - il tempio di Cargnacco era il luogo dove le famiglie mettevano una lapide in bronzo per ricordare chi era stato mandato nei ghiacci della Russia con le scarpe di cartone. "Luigi Divari. Cadde sulle steppe del Don con negli occhi il cielo d'Italia". "Ettore Di Liegro. Con la tua mamma ti ho atteso tanto". "Pirazzoli Luigi. Da sempre e per sempre nei cuori di tua moglie e di tua figlia". Più di diecimila sono tornati, ma gran parte di loro - 6.979 "ignoti" - sono finiti dietro una parete segreta. E' una cripta nascosta alla quale, come in un libro di Dan Brown, si accede attraverso una "porta a scomparsa", mascherata fra le lapidi della cripta ufficiale. In questo luogo segreto, senza cerimonie ufficiali, sono state messe le salme arrivate dall'Est e prima depositate nell'ossario di Udine e al sacrario di Palmanova. Le povere ossa sono su ripiani in metallo, dentro a urne di bronzo e anche in sacchetti di plastica. Da una fossa comune in Russia o Ucraina a un'altra "fossa comune" nascosta nel sacrario. Il maresciallo Matteo Clemente si arrabbia. "Non è una fossa comune. Accanto ad ogni urna ci sono i numeri dei verbali che ci dicono dove e quando questi poveri resti sono stati raccolti". Nessuno dei pochi visitatori sa però della cripta nascosta. "Sentirò Onorcaduti", dice il maresciallo. "Potremmo mettere una lapide: "Dietro questa parete riposano 6.979 Caduti ignoti"".
(4 novembre 2009)
1 commento:
CAPITO PERCHE' L'ITALIA VA A ROTOLI? NON C'E' PIU' LA MEMORIA STORICA.
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