A Berlusconi mancava solo una rivolta da parte del suo alleato più fedele, la Lega. Non bastavano il processo Mills e i pentiti della mafia; la fronda dei finiani; Napolitano che non si sa se firmerà la riforma della giustizia; la grana Tremonti-Brunetta; i 750 milioni da versare a De Benedetti; l’ex moglie che gli chiede un mensile da tre milioni e mezzo; il busillis della spartizione dell’impero tra i figli e il libro della D’Addario. A riprova del fatto che non è vero che i guai sono come le ciliegie che vengono in coppia, ma come l’uva che viene a grappoli, adesso sta per piombare sul premier anche una grande manifestazione di protesta dei sindaci italiani, e del Nord in particolare, e quindi della Lega soprattutto.
Leghisti, sicuramente, sono i due capipopolo: il novarese Massimo Giordano e il varesino Attilio Fontana. Il motivo della lamentela è presto detto: il patto di stabilità che costringe i Comuni a tirare la cinghia più di quanto la tirino Regioni e Province. E quindi bilanci risicati e meno servizi ai cittadini. Nei giorni scorsi una rappresentanza di sindaci è andata da Berlusconi. «Lui è stato cordiale», ci dice Massimo Giordano, che è uno dei vicepresidenti dell’Anci: «Ci ha detto: io ho case da tutte le parti, quindi incontro spesso molti sindaci, so bene quali sono i vostri problemi». Già. Per conoscerli, li conosce. Ma risolverli? «Aspettiamo una risposta», dice Giordano.
I sindaci pronti a scendere in piazza sono almeno duecento. Dove e quando, non è stato ancora deciso. Ma giovedì si riunirà l’ufficio di presidenza dell’Anci per stabilirlo. Giordano tiene a far sapere che non sarà una manifestazione contro il governo («Anzi, sarà un sostegno all’opera dei nostri ministri, specie quelli della Lega, che sono i più sensibili») però un invito a darsi una mossa, questo sì: «Dopo l’estate sono prevalse le beghe sulle cose concrete».
Le cose concrete, appunto. «La situazione è resa esplosiva dalla crisi - spiega Giordano -. Il popolo del Nord, che è un popolo di lavoratori, fa fatica ad arrivare alla fine del mese. Fino a poco tempo fa in frangenti del genere le difficoltà erano temperate dai servizi pubblici. I Comuni intervenivano. Ma adesso come facciamo? Siamo in una tale condizione che, se fossimo aziende private, dovremmo portare i libri in tribunale».
Qualche cifra. Sono già un centinaio i novaresi che, non riuscendo a pagare l’affitto, si sono rivolti al Comune per un sussidio. Altri non riescono più a pagare la mensa delle scuole dei figli: «E tu che cosa fai? Non dai da mangiare ai bambini? Qui ormai - dice Giordano - non si può più scherzare, c’è il rischio di forti tensioni sociali. Sa che cosa sto facendo? Una colletta tra le Fondazioni bancarie per far fronte a queste esigenze dei cittadini, affitto e mensa». Anche la facciata del teatro Coccia, dove incontriamo il sindaco, è stata rifatta con i soldi delle Fondazioni. Ma questo è già più normale: «Che si debba chiedere alle Fondazioni di supplire alle spese correnti dei Comuni, questo no che non è normale», commenta il sindaco.
Ancora qualche numero. «Io chiudo il bilancio 2010 con una previsione di spesa corrente di 108 milioni, che per una città di 105.000 abitanti è già il minimo. Ma siccome c’è la crisi, avrò un milione e mezzo di oneri di urbanizzazione in meno; 3-400 mila euro di addizionale Irpef in meno; 6-700 mila euro di Ici in meno: e siamo già a quasi tre milioni in meno. Tre milioni su 108 è troppo. Abbiamo già tagliato i budget di tutti gli assessorati tranne quello del Welfare: che cosa dobbiamo tagliare ancora?».
Resta la singolarità di una protesta che sarà sicuramente trasversale, ma anche a chiara guida leghista. E la Lega è al governo. Una protesta contro se stessi? Massimo Giordano si preoccupa di dire che non è così, che lui capisce l’esigenza di contenere il debito pubblico («Io sto dalla parte di Tremonti, non di Baldassarri») e che «la stretta è cominciata con il governo di centrosinistra». Però ci sono un bel po’ di però: «Intanto, il patto di stabilità è ottuso e iniquo: i Comuni sono quelli che più hanno contribuito a contenere la spesa pubblica, eppure si continua a spremerli. E poi c’è la storia dell’Ici. L’hanno tolta: benissimo. Una bella cosa. Ma ci avevano promesso che lo Stato avrebbe trasferito ai Comuni un importo pari a quello che non incassano più. Il fatto che questa restituzione non ci sia stata non è solo un danno alle casse dei Comuni: è anche la ferita di una promessa non mantenuta. È stato minato il principio di lealtà, capisce? Non ci fidiamo più dello Stato».
Parole pesanti. Attutite solo dalla continua rassicurazione che «non sarà un altro “No B. Day” ma una manifestazione propositiva, nell’interesse della gente comune». Dicono però che Berlusconi l’abbia presa malissimo. Ma signor sindaco, Bossi lo sa che scenderete in piazza? «Penso proprio che lo sappia».
4 commenti:
Wauuuuu...era ciò che stavo aspettando, la Lega messa alle strette dalla gente, ora si che hanno una bella gatta da pelare!
Riusciranno a dare un colpo alla botte ed una al cerchio?
No!!! Dovranno scegliere o saranno i primi a soccombere, i lavoratori del Nord ormai non hanno più nulla da perdere e per questo altamente pericolosi!
Con il popolo o con Berlusconi?
Visto che il loro alleato ha CASE SPARSE UN PO' OVUNQUE, come mai non le vende e da il ricavato ai sindaci leghisti?
Siamo alla resa dei conti, mi auguro solo che non ci siano scontri fra la gente dei due schieramenti, perchè ho come l'impressione che SB. vada cercando proprio questo, in modo da potere usare i cecchini come il suo grande amico Ahmadinejad.
Gilberto Govi, un grande attore di teatro dialettale genovese del secolo scorso, recitava la parte di chi, vestito da marinaio con la pipa ricurva in bocca, le sparava grosse in un Carosello pubblicitario d'epoca.
Una voce fuori campo diceva: "Frena Trinchetto, frena!"
Bada bene, tu non le stai sparando grosse, anzi, però c'è troppo entusiasmo nel tuo commento, che mi piace molto e condivido, con cautela.
Credo che ormai siamo allo snodo finale della parabola berlusconiana, che farà tramontare la sua stella maligna.
Lo dico perchè il PdL ha da temere una ben più pericolosa fronda di quella leghista: quella degli aennini vicini a Fini, i quali ormai dicono apertamente che se saranno costretti, uscirano dal PdL.
Unisci questo malumore ormai manifesto alla sponda, consolidata, che Fini dà al Capo dello Stato (e viceversa) e traine le conseguenze, ma con cautela, perchè il Caimano potrebbe, come nel film di Nanni Moretti, mandare a fuoco la casa della Giustizia (il Tribunale che lo aveva condannato), sfasciando del tutto il tessuto istituzionale italiano: un pericolo gravissimo per tutti.
In altri tempi il Gran Consiglio del Fascio si riunì con l'ordine del giorno Grandi, ma oggi siamo nel terzo millennio.
Ok, freno! Ma devi pur ammettere che questa manifestazione dei sindaci leghisti è un di più a tutto ciò che hai specificato su Fini e Napolitano.
Si, è vero, siamo nel terzomillennio ma ciò che mi preoccupa è proprio ciò che ipotizzi sullo sfascio della Giustiza e se aggiungi la probabile cacciata dall'Europa che si profila all'orizzonte, allora la vedo nera per l'Italia.
Ammissione scontata, solo che i leghisti se gli dai il federalismo fiscale li acquieti, Fini no, non lo controlli.
Posta un commento