Giovanni Floris ha la suina e dunque ieri, come ha spiegato in un comunicato, niente Ballarò: “Meglio seguire le indicazioni del ministero ed evitare di distribuire virus qua e là. Basta che ora non mi chiedano di sostituire Topo Gigio!”.
Le pazze risate.
Peccato, “la puntata sarebbe stata dedicata alla giustizia”: infatti l’ospite principale era “il ministro della Pubblica istruzione Mariastella Gelmini”. Che, non capendo nulla di giustizia né d’istruzione, può parlare di entrambe con la stessa enciclopedica incompetenza. Si porta su tutto.
Vespa in compenso gode di ottima salute: l’altroieri per parlare di giustizia aveva Nicola Cosentino che, se non fosse in Parlamento e a Porta a Porta, sarebbe in galera per camorra.
Era con lui Cicchitto, eccezionalmente in borghese, cioè senza cappuccio.
Nick e Cick finalmente insieme, a grande richiesta.
L’intenzione dell’insetto era delle migliori: assolvere Nick, “povero disgraziato” e “povero cristo”.
Eppure tutto, in studio, cospirava contro il sant’uomo. A partire dalla redazione che, dal maggiordomo ai giornalisti, deve proprio non poterne più del conduttore. Infatti ha confezionato vari servizi con le terrificanti accuse dei camorristi pentiti al viceministro non pentito.
Mai sentito nulla di più preciso, circostanziato, credibile.
Manca solo il numero esatto dei peli nel naso del viceministro.
Un altro servizio avrebbe dovuto provare la “giustizia a orologeria” contro Berlusconi, invece dimostrava l’esatto contrario, citando l’appello di Borrelli nel dicembre ’93: “Chi ha scheletri nell’armadio non si candidi: si faccia da parte prima che arriviamo noi”.
La prova provata che le inchieste sul Cavaliere erano iniziate prima, e non dopo la discesa in campo nel ‘94.
Fra le vittime della giustizia a orologeria venivano poi citati Mastella e Del Turco, che lungi dall’essere stati assolti, sono ora imputati, uno per concussione l’altro per corruzione.
Alle accuse degli amici degli amici, Cosentino replicava con una faccia davvero eloquente e con argomenti decisivi, del tipo: “La Procura non mi ha voluto interrogare” (non sa che gli interrogatori non li fissa l’indagato e, se un magistrato sta per arrestare un presunto camorrista, difficilmente lo convoca prima per avvertirlo).
Non bastando gli autogol di Nick ‘o Mericano, ecco l’autodifesa di Mario Landolfi: “Il Vassallo che mi accusa è un noto cocainomane”.
E’ lo stesso Vassallo che, interpretato da Toni Servillo in “Gomorra”, ha avvelenato il Casertano interrando rifiuti tossici grazie a politici come questi.
Ora, può darsi che sia un tossico: ma peggio ci sentiamo, visto che frequentava loro e organizzava cene elettorali per farli eleggere.
Ma ecco il boccoluto Cick correre in soccorso dell’amico Nick in difficoltà. Con l’aria furbetta di Lupo de’ Lupis, il muratorino di Gelli estrae di tasca la pistola fumante, la prova regina dell’innocenza di Cosentino: la locandina di un convegno, forse un fondo di magazzino di Pio Pompa. E, con la faccia da “ora vi sistemo io”, scandisce: “Il pm Narducci che chiede l’arresto di Cosentino ha partecipato a un convegno dei Ds con Travaglio!”.
Come direbbe Peppino De Filippo, “e ho detto tutto”.
Il caso è chiuso: il pm ha fatto un dibattito con me, ergo Nick è innocente. Infatti, finalmente sollevato, denuncia: “Il giornale di Travaglio preannunciò il mio arresto una settimana prima”.
Per la verità Il Fatto ha ricordato la richiesta d’arresto pendente da 9 mesi e già uscita sulla Stampa.
E al convegno, organizzato due anni fa dai Ds di Bojano (Molise) su “La scomparsa dell’informazione da Vallettopoli a Calciopoli”, sia Narducci sia io criticammo il centrosinistra per la scalata di Consorte&D’Alema e la legge-bavaglio Mastella.
Ora però, per favorire Nick e Cick, vorrei fare una confessione: quel giorno del 2007 il pm, che mai avevo visto prima, mi corse incontro e, prim’ancora di salutarmi, mi preannunciò l’arresto di Cosentino entro il 2009.
E io, astuto come una volpe, zitto per due anni. E’ così che si fanno gli scoop.
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