Si riapre il duello tra il ministero della Giustizia e l'Associazione Nazionale Magistrati, dopo le prime stime diffuse dal ministro Alfano sull'incidenza del decreto Gasparri. Secondo Alfano, il decreto legge sul processo breve farà cadere in prescrizione solo l'1 per cento dei procedimenti pendenti: una piccola percentuale, che non giustifica i toni "catasfrofici" utilizzati da alcuni soggetti "autorevoli". Immediata è stata la reazione dell'Anm, che ha manifestato il proprio scetticismo verso le stime avanzate dal Guardasigilli: "si tratta di prospettive troppo rosee, la realtà non è questa". E ancora, nelle parole del presidente Palamara: "Il ddl non è certo un contributo alla sicurezza: è un incentivo per chi commette reati".
La stime di Alfano. Secondo le prime stime del ministro della Giustizia Angelino Alfano, il decreto legge sul processo breve influirà su circa l'1 per cento dei processi pendenti. "Senza pretese di definitività, si può stimare cha nella forma ad oggi presentata al Senato, il ddl provocherà la prescrizione di circa l'1 per cento del totale dei processi pendenti oggi in Italia, senza calcolare naturalmente l'incidenza delle assoluzioni", ha affermato il ministro nel corso del "question time" alla Camera.
Previsioni "catastrofiche". Alfano si è detto "sorpreso" per il carattere eccessivamente negativo di molte previsioni, alcune delle quali avanzate da "fonti autorevoli". "Sorprende non poco - ha dichiarato - che siano state formulate previsioni catastrofiche". Per le stime del ministero, "si può desumere un impatto molto meno traumatico di quanto da più parti, in modo enfatico e intempestivo, è stato prospettato".
Replica dell'Anm. Non si è fatta attendere la replica dell'Associazione Nazionale Magistrati, che ha espresso dubbi sulle stime avanzate dal ministero. "Non credo che la realtà corrisponda alla rosea prospettiva di via Arenula", ha dichiarato il presidente dell'Anm, Luca Palamara. Che ha aggiunto: "E in ogni caso, decine di migliaia di vittime del reato private di giustizia non sono un dato di cui poter essere soddisfatti".
Secondo l'Anm, il dato diffuso oggi da Alfano è quanto meno affrettato. "Mi pare difficile che gli effetti di un intervento così complesso possano essere già quantificati in termini statistici", ha commentato il segretario dell'Anm, Giuseppe Cascini. "Non conosciamo i criteri statistici utilizzati dal ministero per giungere a questa conclusione (l'1 per cento dei processi destinato alla prescrizione), nè il tipo di rilevamento effettuato", ha precisato. "Allo stato attuale - ha concluso il segretario del sindacato delle toghe - ci risulta che il Csm abbia avviato un'indagine conoscitiva, e anche l'Anm sta cercando di raccogliere i dati per valutare l'impatto delle norme proposte".
Alfano: aperti a suggerimenti. Alfano si è poi detto aperto a spunti e suggerimenti: "Tutti gli spunti che perverranno in Parlamento per migliorare il testo saranno accolti", ha aggiunto. Per poi precisare subito dopo: "Come governo, tuttavia, riteniamo che 6 anni per un processo penale più le indagini, cioè circa 8 anni, sia un tempo sufficiente per tenere un cittadino sotto la giurisdizione dello Stato".
Verifiche in fase preliminare. Le verifiche sul numero dei procedimenti che cadrebbero in prescrizione con il ddl Gasparri sono ben lungi dall'essere completate. Il guardasigilli ha infatti ricordato che i dati non possono essere definitivi e che la Direzione generale di statistica del ministero sta lavorando per approfondire la questione sulla base di un campione "in piena e fattiva collaborazione con il Csm". La natura complessa della materia ha fatto sì che la valutazione degli effetti sia "ancora in fase preliminare" da parte degli uffici del Senato, dell'Istat e del Csm, ha concluso Alfano.
La reazione di Di Pietro. Durissimo il commento di Antonio Di Pietro, che invita Alfano a "fare il ministro della Giustizia, non l'avvocato di Berlusconi". "In un paese civile, in uno stato di Diritto, il ministro Alfano non può permettersi di mentire - afferma il leader dell'Italia dei Valori - Dire parole come queste è un vero e proprio peccato mortale". Secondo Di Pietro, infatti, quanto detto oggi dal Guardasigilli è falso "sia in termini quantitativi che in termini qualitativi". "Il problema - sostiene Di Pietro - non è quanti processi andrebbero estinti, ma quali andrebbero prescritti. Guarda caso - aggiunge - sono i processi riguardanti i colletti bianchi, gli evasori fiscali e i corruttori. E poi, se pure fosse vero che solo l'un per cento andrebbe prescritto, ciò smentirebbe la necessità di questa legge, che servirebbe solo a pochissimi, anzi ad uno solo: Silvio Berlusconi".
(19 novembre 2009)
La stime di Alfano. Secondo le prime stime del ministro della Giustizia Angelino Alfano, il decreto legge sul processo breve influirà su circa l'1 per cento dei processi pendenti. "Senza pretese di definitività, si può stimare cha nella forma ad oggi presentata al Senato, il ddl provocherà la prescrizione di circa l'1 per cento del totale dei processi pendenti oggi in Italia, senza calcolare naturalmente l'incidenza delle assoluzioni", ha affermato il ministro nel corso del "question time" alla Camera.
Previsioni "catastrofiche". Alfano si è detto "sorpreso" per il carattere eccessivamente negativo di molte previsioni, alcune delle quali avanzate da "fonti autorevoli". "Sorprende non poco - ha dichiarato - che siano state formulate previsioni catastrofiche". Per le stime del ministero, "si può desumere un impatto molto meno traumatico di quanto da più parti, in modo enfatico e intempestivo, è stato prospettato".
Replica dell'Anm. Non si è fatta attendere la replica dell'Associazione Nazionale Magistrati, che ha espresso dubbi sulle stime avanzate dal ministero. "Non credo che la realtà corrisponda alla rosea prospettiva di via Arenula", ha dichiarato il presidente dell'Anm, Luca Palamara. Che ha aggiunto: "E in ogni caso, decine di migliaia di vittime del reato private di giustizia non sono un dato di cui poter essere soddisfatti".
Secondo l'Anm, il dato diffuso oggi da Alfano è quanto meno affrettato. "Mi pare difficile che gli effetti di un intervento così complesso possano essere già quantificati in termini statistici", ha commentato il segretario dell'Anm, Giuseppe Cascini. "Non conosciamo i criteri statistici utilizzati dal ministero per giungere a questa conclusione (l'1 per cento dei processi destinato alla prescrizione), nè il tipo di rilevamento effettuato", ha precisato. "Allo stato attuale - ha concluso il segretario del sindacato delle toghe - ci risulta che il Csm abbia avviato un'indagine conoscitiva, e anche l'Anm sta cercando di raccogliere i dati per valutare l'impatto delle norme proposte".
Alfano: aperti a suggerimenti. Alfano si è poi detto aperto a spunti e suggerimenti: "Tutti gli spunti che perverranno in Parlamento per migliorare il testo saranno accolti", ha aggiunto. Per poi precisare subito dopo: "Come governo, tuttavia, riteniamo che 6 anni per un processo penale più le indagini, cioè circa 8 anni, sia un tempo sufficiente per tenere un cittadino sotto la giurisdizione dello Stato".
Verifiche in fase preliminare. Le verifiche sul numero dei procedimenti che cadrebbero in prescrizione con il ddl Gasparri sono ben lungi dall'essere completate. Il guardasigilli ha infatti ricordato che i dati non possono essere definitivi e che la Direzione generale di statistica del ministero sta lavorando per approfondire la questione sulla base di un campione "in piena e fattiva collaborazione con il Csm". La natura complessa della materia ha fatto sì che la valutazione degli effetti sia "ancora in fase preliminare" da parte degli uffici del Senato, dell'Istat e del Csm, ha concluso Alfano.
La reazione di Di Pietro. Durissimo il commento di Antonio Di Pietro, che invita Alfano a "fare il ministro della Giustizia, non l'avvocato di Berlusconi". "In un paese civile, in uno stato di Diritto, il ministro Alfano non può permettersi di mentire - afferma il leader dell'Italia dei Valori - Dire parole come queste è un vero e proprio peccato mortale". Secondo Di Pietro, infatti, quanto detto oggi dal Guardasigilli è falso "sia in termini quantitativi che in termini qualitativi". "Il problema - sostiene Di Pietro - non è quanti processi andrebbero estinti, ma quali andrebbero prescritti. Guarda caso - aggiunge - sono i processi riguardanti i colletti bianchi, gli evasori fiscali e i corruttori. E poi, se pure fosse vero che solo l'un per cento andrebbe prescritto, ciò smentirebbe la necessità di questa legge, che servirebbe solo a pochissimi, anzi ad uno solo: Silvio Berlusconi".
(19 novembre 2009)
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