Maggioranza al lavoro per mettere nero su bianco il ddl sul 'processo breve' dopo l'incontro di ieri tra Berlusconi e Fini. "Il ddl sulla giustizia inizierà oggi il suo percorso in Senato", ha annunciato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti. "So che ci hanno lavorato stanotte", ha poi aggiunto. I tempi, però, sembrano slittare almeno fino a domani.
La conferma, indiretta, arriva dal presidente del Senato, Renato Schifani: "Il ddl? Non l'hanno ancora nemmeno presentato. Avremo tempo e occasione per parlarne", ha detto a margine dell'effettuazione del test antidroga.
"Di certo io non ci ho lavorato tutta la notte", ha fatto sapere il presidente della commissione Giustizia del Senato, Filippo Berselli del Pdl. "Mi risulta che sarà presentato in Senato - ha detto - ma io il testo non l'ho letto e non so nulla. Attendo che venga depositato". Intanto nel pomeriggio il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha ricevuto a Palazzo Grazioli il ministro della giustizia, Angelino Alfano.
Continua il lavoro dei tecnici del Pdl, i componenti dell'ufficio legislativo e, a quanto pare, anche il consulente giuridico del premier Niccolò Ghedini (che fa la spola tra palazzo Grazioli e le Camere) sono impegnati negli uffici del presidente dei senatori del Partito delle libertà Maurizio Gasparri, che dovrebbe essere primo firmatario del testo.
Secondo Bonaiuti "l'incontro di ieri tra Berlusconi e Fini è andato bene, il nostro problema è sempre quello: che se non c'è dibattito all'interno del Pdl, viene definito come una sede senza confronto, mentre se c'è un minimo di dibattito tutti dicono che è rissa. Invece, non è così".
Al momento il nodo su cui si sono bloccati gli sherpa che stanno lavorando al testo i lavori è la norma transitoria che dovrebbe consentire l'applicazione delle nuove norme ai processi in corso. Un busillis di non facile soluzione. Per non allargare troppo la platea dei ricorrenti alla nuova prescrizione processuale (la linea sostenuta dal presidente della Camera Fini), va stabilito che la nuova normativa possa essere estesa soltanto agli incensurati e soltanto per i processi in primo grado. Ma così facendo, analizza una fonte del Pdl esperta in diritto, chiunque si trovasse in appello, magari da sei anni, potrebbe sollevare la questione di costituzionalità di fronte alla Consulta per disparità di trattamento rispetto ad altri in giudizio, vanificando gli sforzi per avere la legge in tempo record.
L'opposizione. Intanto dall'opposizione tutti prendono le distanze. "Si può rimproverare tutto al Pdl salvo che non dicano con chiarezza che queste leggi servono per Berlusconi, se no non ci sarebbe ragione che venissero fatte in questi momenti", ha detto il leader dell'Udc Casini. "Non si può - ha aggiunto - per ammazzare un processo, ammazzarne centomila. Esiste la maggioranza dei cittadini italiani che viene vessata dai ritardi della giustizia. Non accettiamo che lo Stato sia forte con i deboli e debole con i forti".
"E' evidente che dopo la Cerami, la Cirielli, il lodo Schifani e il lodo Alfano, si cerca di introdurre l'ennesima norma per consentire al premier di farla franca". Ne è convinto il Presidente del Gruppo Italia dei Valori al Senato, Felice Belisario, secondo il quale "il centrodestra se ne frega dei problemi veri della giustizia".
"Se si vogliono accorciare i processi si lavori su i processi, sulle strutture, sulle regole di procedura ma non si metta un limite di 6 anni che per tutta una serie di reati è troppo breve", ha dichiarato la capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro, intervenendo a La telefonata su Canale5. "E' un ragionamento complesso di sistema che non va affrontato con scappatoie. Noi siamo disponibilissimi a rimettere in moto la macchina della giustizia per avere una giustizia rapida ed efficiente". Ma ultimamente, ha sottolineato la Finocchiaro, "o si lavora per salvaguardare gli interessi di uno solo oppure si lavora con un attacco all'indipendenza della magistratura che ultimamente noi riteniamo non accettabile in una democrazia moderna".
(11 novembre 2009)
La conferma, indiretta, arriva dal presidente del Senato, Renato Schifani: "Il ddl? Non l'hanno ancora nemmeno presentato. Avremo tempo e occasione per parlarne", ha detto a margine dell'effettuazione del test antidroga.
"Di certo io non ci ho lavorato tutta la notte", ha fatto sapere il presidente della commissione Giustizia del Senato, Filippo Berselli del Pdl. "Mi risulta che sarà presentato in Senato - ha detto - ma io il testo non l'ho letto e non so nulla. Attendo che venga depositato". Intanto nel pomeriggio il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha ricevuto a Palazzo Grazioli il ministro della giustizia, Angelino Alfano.
Continua il lavoro dei tecnici del Pdl, i componenti dell'ufficio legislativo e, a quanto pare, anche il consulente giuridico del premier Niccolò Ghedini (che fa la spola tra palazzo Grazioli e le Camere) sono impegnati negli uffici del presidente dei senatori del Partito delle libertà Maurizio Gasparri, che dovrebbe essere primo firmatario del testo.
Secondo Bonaiuti "l'incontro di ieri tra Berlusconi e Fini è andato bene, il nostro problema è sempre quello: che se non c'è dibattito all'interno del Pdl, viene definito come una sede senza confronto, mentre se c'è un minimo di dibattito tutti dicono che è rissa. Invece, non è così".
Al momento il nodo su cui si sono bloccati gli sherpa che stanno lavorando al testo i lavori è la norma transitoria che dovrebbe consentire l'applicazione delle nuove norme ai processi in corso. Un busillis di non facile soluzione. Per non allargare troppo la platea dei ricorrenti alla nuova prescrizione processuale (la linea sostenuta dal presidente della Camera Fini), va stabilito che la nuova normativa possa essere estesa soltanto agli incensurati e soltanto per i processi in primo grado. Ma così facendo, analizza una fonte del Pdl esperta in diritto, chiunque si trovasse in appello, magari da sei anni, potrebbe sollevare la questione di costituzionalità di fronte alla Consulta per disparità di trattamento rispetto ad altri in giudizio, vanificando gli sforzi per avere la legge in tempo record.
L'opposizione. Intanto dall'opposizione tutti prendono le distanze. "Si può rimproverare tutto al Pdl salvo che non dicano con chiarezza che queste leggi servono per Berlusconi, se no non ci sarebbe ragione che venissero fatte in questi momenti", ha detto il leader dell'Udc Casini. "Non si può - ha aggiunto - per ammazzare un processo, ammazzarne centomila. Esiste la maggioranza dei cittadini italiani che viene vessata dai ritardi della giustizia. Non accettiamo che lo Stato sia forte con i deboli e debole con i forti".
"E' evidente che dopo la Cerami, la Cirielli, il lodo Schifani e il lodo Alfano, si cerca di introdurre l'ennesima norma per consentire al premier di farla franca". Ne è convinto il Presidente del Gruppo Italia dei Valori al Senato, Felice Belisario, secondo il quale "il centrodestra se ne frega dei problemi veri della giustizia".
"Se si vogliono accorciare i processi si lavori su i processi, sulle strutture, sulle regole di procedura ma non si metta un limite di 6 anni che per tutta una serie di reati è troppo breve", ha dichiarato la capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro, intervenendo a La telefonata su Canale5. "E' un ragionamento complesso di sistema che non va affrontato con scappatoie. Noi siamo disponibilissimi a rimettere in moto la macchina della giustizia per avere una giustizia rapida ed efficiente". Ma ultimamente, ha sottolineato la Finocchiaro, "o si lavora per salvaguardare gli interessi di uno solo oppure si lavora con un attacco all'indipendenza della magistratura che ultimamente noi riteniamo non accettabile in una democrazia moderna".
(11 novembre 2009)
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