«Se parli poco, senti poco, vedi poco forse vivi, se parli troppo, invece, finisci come Brenda». È già buio a via Due Ponti 180, quando F., capelli lunghi, volto bello e brasiliano, scandisce la sua legge, mentre aspetta che finisca la giornata insieme a quel che resta della comunità trans travolta dalla morte di Brenda. «Appena le telecamere se ne vanno, salgo su, faccio la valigia e vado via da Roma, non voglio più restare qui», racconta F., che da sei mesi vive sullo stesso pianerottolo di Brenda. La sua porta dista sette passi da quella che i vigili del fuoco hanno buttato giù per recuperare il corpo del trans che “custodiva” i segreti di Marrazzo e di chissà quali altri vip. Ma la paura di finire così, F., che non vuole si scriva il suo nome, questa mattina l’ha toccata con mano. «Vedi come mi hanno conciato?», dice abbassando gli occhiali da sole sull’occhio tumefatto. Ieri mattina, mentre tornava a casa, un uomo l’ha inseguita su per le scale. «Era bruno, italiano, la faccia butterata, voleva la mia chiave di casa ». Per strappargliela le ha dato un pugno, lei si è difesa, ha urlato, i vicini sono intervenuti e lui è scappato. Sotto c’era un amico con una «station wagon grigia» ad aspettarlo.
La cosa strana è che F. quell’uomo e quella macchina li aveva già notati qualche ora prima, all’alba, mentre tornava dalla notte di lavoro. «Si è avvicinato, chiedendomi quanto volevo, battendo sulla macchina. Ma sembrava se ne fosse andato. Poi alle 9 quando sono scesa a parcheggiare era ancora lì e mi ha aggredito». I carabinieri, chiamati dalla vicina, confermano in parte il racconto ma dicono che non c’era più nessuno quando sono intervenuti. F. era già lontana, rifugiata da un’amica. E loro sono andati via prima che tornasse. «Ma quasi tutte le notti veniamo chiamati perché un trans viene aggredito da un cliente», minimizzano, rimandando a una routine che stride con il giallo di queste ore. F. d’altra parte spiega che non ha intenzione di sporgere denuncia: «Meglio andarsene per un po’...». «Qui nessuna si sente più sicura», le fanno eco le amiche di Brenda, che in queste ore convivono con l’incubo dei romeni e di una «banda» su una auto grigio-azzurra, forse una Golf, che si è aggirata nei giorni successivi per il quartiere. Da quando Brenda è morta a via Due Ponti 180 tutto può essere il contrario di tutto. Specie la notte, quando «le telecamere se ne vanno e anche quel lampione si spegne», dice Veronica, forse l’ultima ad aver parlato con Brenda la notte in cui è morta. Da allora via Due Ponti si è trasformata in una specie di set a cielo aperto - «anche in Brasile sanno tutto, vedono in tv le nostre case, la strada dove lavoriamo...» - in cui, come in un film di Almodovar, la disperazione confina con la farsa. E niente torna.
Le chiavi di Brenda. Ce ne erano un paio appese alla parete. Ma le copie sono sparite: «Un paio le aveva perse il giorno dell’aggressione dei romeni », racconta Veronica, a cui era destinato anche il misterioso pc: «Non so se è quello che hanno trovato, quello di Brenda era grigio». E il mistero forse è iniziato anche prima della morte del trans. Quando Jennifer, la fidanzata di Cafasso, che di Brenda era molto amico, sconvolta, si è andata a rifugiare in un appartamento non lontano da via Due Ponti. È stata lei a dare la notizia alla comunità trans. E a Brenda. Che sarebbe morta due mesi dopo.
24 novembre 2009
3 commenti:
Nessuno ha mai consigiato loro di stare lontano dai "potenti" italiani? Qui ormai è peggio che in Sud America, c'è poco da rallegrarsi nell' avere per "amico" un polito o un prelato, contro i quali non ce l'hanno fatta Uomini del calibro di Papa Luciani e di Aldo Moro, figuriamoci loro quanto possono. Povera gente povera!
Temo che si tratti di persone allo sbando, che vivono una vita (involontariamente, credo) pericolosa, sopratutto quando incappano e inciampano in consorterie pericolose.
Proprio mentre esplodeva il caso Marrazzo un trans, fiutata l'aria, scappò lontano da Roma. Ricordo che fu intervistato e lo disse chiaramente che si era sentito in pericolo.
O.T.: immagino che avrai notato che non uso più le maiuscole e il grassetto. Ho cambiato occhiali e ci sto più attento a non commettere errori di ortografia, che odio.
Si, ho notato, pensavo al Tuo solito lavoro con word.. ma sono contenta se con i nuovi occhiali hai risolto. :)
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