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di Alessandro Calvi
Sostiene Paolo Bonaiuti che non arriverà nessun avviso di garanzia da Firenze e Palermo. «Non esiste», assicura, ma è davvero difficile fare previsioni su quello che potrebbe accadere dopo il 4 dicembre. Quello, per Silvio Berlusconi, tra le accuse dei pentiti, le inchieste sulle stragi del 1993 e lo stralcio del processo Mills, sembra sempre più il giorno del giudizio.
Quel giorno, infatti, Gaspare Spatuzza comparirà di fronte ai giudici di Palermo impegnati nel processo di appello a carico di Marcello Dell’Utri, senatore del Pdl e fondatore con Berlusconi di Forza Italia, condannato in primo grado a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Spatuzza è preceduto da verbali che non promettono nulla di buono per dell’Utri e per il Cavaliere. E il premier, in quello stesso venerdì 4 dicembre, era atteso a Milano per l’inizio del “suo” processo Mills. Deve rispondere di corruzione in atti giudiziari. «Non potrà essere in aula», ha fatto sapere l'avvocato Niccolò Ghedini. Legittimo impedimento, la causa. Ma ora non è Milano a fare paura.
L’attesa è tutta per il processo di Palermo. Se show down ci sarà, Bonaiuti potrebbe anche non avere torto: è difficile che sarà modello Napoli 1994. Però, se è presto per valutare le conseguenze giudiziarie di ciò che dirà Spatuzza, è anche vero che, secondo molti, l’aria che si respira inizia a ricordare da vicino quella dei primi anni Novanta, gli anni dei quali anche il pentito parlerà, quelli nei quali esplodevano le bombe a Roma, Milano e Firenze e, nel frattempo, Tangentopoli spazzava via una intera classe dirigente. L’Italia, allora, superava uno spartiacque del quale ancora non si percepiva fino in fondo l’importanza. Anche per questo, la testimonianza di Spatuzza - che arriva in un altro momento di crisi della Repubblica - è tanto attesa.
Sinora il pentito ha riempito pagine e pagine di verbali di fronte ai magistrati di Firenze che indagano sui fatti del 1993. «Ha impiegato quasi un anno, Gaspare Spatuzza, a fare il nome di Silvio Berlusconi collegandolo alle stragi di mafia del 1993, insieme a quello di Marcello Dell' Utri», scriveva giorni fa Giovanni Bianconi, ricostruendo sul Corriere della Sera il contenuto di quei verbali che sono stati trasmessi ai magistrati di Palermo. In questa sede, Spatuzza potrebbe ribadire quanto già dichiarato ai magistrati di Firenze. O potrebbe modificare qualcosa. E naturalmente questo cambierebbe - e di molto - il corso delle cose.
Luigi De Magistris, ex magistrato ora europarlamentare Idv, è molto prudente. Spiega che non è possibile fare previsioni. Ed è questo, va detto, quasi un leit motiv tra i giuristi. Sono troppe le variabili e «non conosciamo il materiale in mano ai magistrati» né le scelte verso le quali magistrati e difese si orienteranno. Però, se è vero che la credibilità di un pentito e i riscontri alle sue dichiarazioni sono gli elementi che consentono la trasformazione delle sue dichiarazioni in prove, è da ritenere che sarà questo il terreno sul quale le difese giocheranno le proprie carte.
Che Spatuzza sia ritenuto affidabile dai magistrati di Firenze lo testimonia la trasmissione degli atti ai colleghi di Palermo. Si tratta, ora, di capire se a quelle dichiarazioni esistano già dei riscontri. Gaetano Pecorella, deputato del Pdl e avvocato di Silvio Berlusconi in altri processi, spiega però che «per il premier le dichiarazioni di Spatuzza non hanno alcuna valenza processuale, essendo rese in un processo del quale questi non è parte. E non hanno alcuna valenza probatoria se non trovano i riscontri richiesti dal codice». E questa seconda osservazione vale, naturalmente, anche nel caso di Dell’Utri che, invece, di quel processo è parte. «Se quelle dichiarazioni - spiega ancora Pecorella - conterranno elementi nuovi, a meno che non vengano ritenute poco attendibili o di scarsa rilevanza probatoria, andranno verificate». Dunque, il tribunale potrebbe decidere di ascoltare altri testimoni. Insomma, un processo che stava per chiudersi potrebbe andare avanti ancora a lungo.
Quel giorno, infatti, Gaspare Spatuzza comparirà di fronte ai giudici di Palermo impegnati nel processo di appello a carico di Marcello Dell’Utri, senatore del Pdl e fondatore con Berlusconi di Forza Italia, condannato in primo grado a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Spatuzza è preceduto da verbali che non promettono nulla di buono per dell’Utri e per il Cavaliere. E il premier, in quello stesso venerdì 4 dicembre, era atteso a Milano per l’inizio del “suo” processo Mills. Deve rispondere di corruzione in atti giudiziari. «Non potrà essere in aula», ha fatto sapere l'avvocato Niccolò Ghedini. Legittimo impedimento, la causa. Ma ora non è Milano a fare paura.
L’attesa è tutta per il processo di Palermo. Se show down ci sarà, Bonaiuti potrebbe anche non avere torto: è difficile che sarà modello Napoli 1994. Però, se è presto per valutare le conseguenze giudiziarie di ciò che dirà Spatuzza, è anche vero che, secondo molti, l’aria che si respira inizia a ricordare da vicino quella dei primi anni Novanta, gli anni dei quali anche il pentito parlerà, quelli nei quali esplodevano le bombe a Roma, Milano e Firenze e, nel frattempo, Tangentopoli spazzava via una intera classe dirigente. L’Italia, allora, superava uno spartiacque del quale ancora non si percepiva fino in fondo l’importanza. Anche per questo, la testimonianza di Spatuzza - che arriva in un altro momento di crisi della Repubblica - è tanto attesa.
Sinora il pentito ha riempito pagine e pagine di verbali di fronte ai magistrati di Firenze che indagano sui fatti del 1993. «Ha impiegato quasi un anno, Gaspare Spatuzza, a fare il nome di Silvio Berlusconi collegandolo alle stragi di mafia del 1993, insieme a quello di Marcello Dell' Utri», scriveva giorni fa Giovanni Bianconi, ricostruendo sul Corriere della Sera il contenuto di quei verbali che sono stati trasmessi ai magistrati di Palermo. In questa sede, Spatuzza potrebbe ribadire quanto già dichiarato ai magistrati di Firenze. O potrebbe modificare qualcosa. E naturalmente questo cambierebbe - e di molto - il corso delle cose.
Luigi De Magistris, ex magistrato ora europarlamentare Idv, è molto prudente. Spiega che non è possibile fare previsioni. Ed è questo, va detto, quasi un leit motiv tra i giuristi. Sono troppe le variabili e «non conosciamo il materiale in mano ai magistrati» né le scelte verso le quali magistrati e difese si orienteranno. Però, se è vero che la credibilità di un pentito e i riscontri alle sue dichiarazioni sono gli elementi che consentono la trasformazione delle sue dichiarazioni in prove, è da ritenere che sarà questo il terreno sul quale le difese giocheranno le proprie carte.
Che Spatuzza sia ritenuto affidabile dai magistrati di Firenze lo testimonia la trasmissione degli atti ai colleghi di Palermo. Si tratta, ora, di capire se a quelle dichiarazioni esistano già dei riscontri. Gaetano Pecorella, deputato del Pdl e avvocato di Silvio Berlusconi in altri processi, spiega però che «per il premier le dichiarazioni di Spatuzza non hanno alcuna valenza processuale, essendo rese in un processo del quale questi non è parte. E non hanno alcuna valenza probatoria se non trovano i riscontri richiesti dal codice». E questa seconda osservazione vale, naturalmente, anche nel caso di Dell’Utri che, invece, di quel processo è parte. «Se quelle dichiarazioni - spiega ancora Pecorella - conterranno elementi nuovi, a meno che non vengano ritenute poco attendibili o di scarsa rilevanza probatoria, andranno verificate». Dunque, il tribunale potrebbe decidere di ascoltare altri testimoni. Insomma, un processo che stava per chiudersi potrebbe andare avanti ancora a lungo.
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