Lunedì Le Monde pubblicherà un appello di Antoine Gallimard, direttore della casa di famiglia: dal 1911 ad oggi editrice di Proust, Faulkner, Camus, Sartre, Tabucchi, i grandi romanzi del Novecento. Titolo della lettera “Per Antonio Tabucchi”, messaggio di solidarietà al narratore italiano chiamato in giudizio dal presidente del Senato Renato Schifani: chiede un milione e 250 mila euro per un commento scritto da Tabucchi sull’Unità di Padellaro, maggio 2008.
Qual è l’offesa? Lo scrittore riprendeva dalla stampa e dagli ascolti tv la biografia che precede la grande politica dell’avvocato siciliano. Collabora ed è consigliere di società più tardi smascherate per le radici mafiose. Ma Schifani si era allontanato da tempo: insomma, nessuna colpa. “Indagato e assolto”, scriveva un anno fa Tabucchi, confermandone l’estraneità. E il presidente resta testimone lontano dai sospetti dei giudici.
Eppure la denuncia.
Eppure la denuncia.
Strana perché colpisce solo Tabucchi e non la casa editrice che ha ospitato il commento, come impone la normativa europea.
Strana perché arriva con mesi di ritardo.
Strana perché i giornali francesi ne hanno dato notizia in febbraio mentre gli italiani fanno finta di niente.
“In Francia non succede perché si difende la libertà di guardare e mette in guardia sulle opacità, le menzogne e le imposture dei poteri – protesta Gallimard –. Davanti alle persecuzioni alla stampa di opposizione e a questo processo ad uno scrittore europeo, non possiamo restare indifferenti e passivi assistendo all’offensiva del governo italiano contro la libertà di giudizio, di critica e di interpretazione”.
Gallimard invita gli intellettuali ad unirsi alla protesta. Ed è una valanga.
Le Monde è costretto a rimandarne la pubblicazione: serve un’intera pagina dopo le prime adesioni: premi Nobel (Pamuk e altri), scrittori americani (Philip Roth), il regista Costa Gravas, Mario Soares, già presidente del Portogallo, Camilleri, Dacia Maraini, Claudio Magris e intellettuali e poeti francesi.
Le Monde è costretto a rimandarne la pubblicazione: serve un’intera pagina dopo le prime adesioni: premi Nobel (Pamuk e altri), scrittori americani (Philip Roth), il regista Costa Gravas, Mario Soares, già presidente del Portogallo, Camilleri, Dacia Maraini, Claudio Magris e intellettuali e poeti francesi.
“Vi invitiamo ad unirvi alla nostra testimonianza e alla nostra protesta”. Parole che a Parigi suonano come ammonimento per le istituzioni romane.
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