venerdì 20 novembre 2009

TARAK BEN AMMAR, IL PONTIERE D’ECCEZIONE


di Sara Nicoli


Bisognava vederli, gomito contro gomito, l’uno – il presidente della Camera, Gianfranco Fini –che parla e dice “il mio caro amico Tarak” e l’altro – proprio lui, il potentissimo Tarak Ben Ammar – che sorride e annuisce compiaciuto. Una foto scattata in un giorno di ordinario furore politico dentro la maggioranza, che racconta molte cose. Soprattutto una. Berlusconi ha mandato in campo uno dei suoi assi migliori, Tarak Ben Ammar, per fare da pontiere con Fini e favorire la riconciliazione all’interno del Pdl. Senza successo, ma ci ha provato.
Di Tarak, il Cavaliere si fida ciecamente. Al punto da affidargli la tessitura di rapporti internazionali con paesi come Iran, Iraq, Algeria e in generale il Maghreb dove l’Italia e, in modo particolare l’Eni, sono riusciti a ottenere commesse straordinarie sul fronte petrolifero totalmente precluse ad altri paesi, in modo particolare la Francia. Che “a differenza dell’Italia – sostiene da sempre Tarak – non ha mai chiesto scusa per il suo passato colonialista mentre io ho convinto Gheddafi che l’Italia faceva sul serio e adesso noi ci siamo, facciamo affari, e gli altri no”.
Pontiere politico, dunque, ma anche ministro degli esteri ombra questo imprenditore italo francese che il Cavaliere conobbe nell’83 a casa Craxi sulle coste tunisine; c’era anche Confalonieri e Tarak portò a cena un sacco di belle figliole diventando eroe della serata.
Oggi, quest’uomo gestisce un patrimonio economico enorme, è proprietario del più grande network televisivo per i paesi islamici (Nessma tv) e siede nel consiglio d’amministrazione di Telecom. Ma anche in quello di Mediobanca. E da quella sedia tiene sotto controllo parecchie cose, principalmente il mondo dell’editoria italiano. Ben Ammar, insomma, incarna uno dei poteri forti di questo paese, il suo.
Tarak ha dunque tentato di portare a casa un piatto ricchissimo per il Pdl: la riconciliazione con il cofondatore. Facendosi testimonial della politica sull’immigrazione firmata Fini, sotto lo sguardo attento di Italo Bocchino, un altro guastatore di grosso calibro per Berlusconi, Tarak ha garantito alla terza carica dello Stato che ci sono i presupposti per ricucire l’alleanza. Ci sono le riforme da fare, soprattutto quella della giustizia, e Tarak, secondo fonti vicine al presidente della Camera, avrebbe sottolineato a Fini che i tempi sarebbero maturi per un incontro che sancisca la ritrovata armonia. Almeno così auspica Berlusconi.
Fini ha alzato le spalle.
A quanto si apprende, Tarak non avrebbe registrato aperture significative da parte del presidente della Camera che ormai considera Berlusconi un uomo che “non ragiona” e “destabilizzato” dalle vicende giudiziarie e personali. Insomma, il rapporto tra Fini e Berlusconi è ormai compromesso. E più i falchi del Pdl gli daranno del traditore, più lui andrà per la sua strada, soprattutto sul biotestamento e il taglio delle tasse.
Il “pontiere” Tarak, insomma, stavolta non ce l’ha fatta. Berlusconi l’ha presa malissimo. Ed è tornato a pensare intensamente alle elezioni anticipate.

2 commenti:

Francy274 ha detto...

Tarak presentato da Craxi, un nome una garanzia, ci ha messo proprio in buone mani quel "fascita" .
Dopo tutto questo tempo un uomo a destra doveva pur saltare fuori, i miei complimenti a Fini.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

FINI E BERLUSCONO NON HANNO MAI FATTO BUON SANGUE.
TARAK BEN AMMAR E' ANDATO A SONDARE LA POSSIBILITA' DI UNA RICONCILIAZIONE CON BERLUSCONI, MA HA FALLITO.
BERLUSCONI SI E' INCAZZATO ALLA GRANDE.