Bruno Vespa dedica a Veronica Lario 25 pagine su 518, ventiquattro delle quali nel primo capitolo, non a caso intitolato La grande tempesta. Da Veronica infatti tutto comincia e si dipana tra il 28 aprile ("Ciarpame senza pudore", dichiarazione all'Ansa dopo aver letto su Repubblica la cronaca di Conchita Sannino sulla festa per Noemi a Casoria) al 3 maggio, quando la signora annuncia il divorzio e a Repubblica dice: "La strada del mio matrimonio è segnata, non posso stare con un uomo che frequenta le minorenni". Nessuna novità, se non una: il motivo per cui la sera di martedì 28 aprile la mail della Lario arrivata alle 20.15 sul computer dell'allora direttore dell'Ansa Giampiero Gramaglia deve attendere più di due ore, fino alle 22.31, prima di essere messa in rete.
Sono due ore di grandissima tensione. Gramaglia capisce che ha una bomba politica tra le mani e impiega quel tempo per censurare la moglie del premier e avvisare Berlusconi, che si trova a Varsavia, della bufera che lo sta per investire. Nel pomeriggio di quel giorno, secondo la ricostruzione di Vespa, l'Ansa manda a Veronica tre domande scritte. La prima sul ruolo delle donne in politica, la seconda sull'uso di candidate avvenenti per attirare voti, la terza sul fatto che lei, quando incontrò Silvio, era un'attrice. Veronica a questa non risponde, in compenso si fa da sola una quarta domanda (la presenza di Berlusconi al diciottesimo compleanno di Noemi) e la risposta è devastante. C'è soprattutto una frase terribile, un giudizio sul marito che suona come un epitaffio morale. Gramaglia cerca Bonaiuti a Varsavia, gli legge le dichiarazioni della Lario. Il premier non può abbandonare la cena ufficiale fino al dolce, lo ingolla frettolosamente, prende il cellulare dal suo portavoce che lo avverte: "Veronica è imbufalita". Dall'altra parte c'è Gramaglia.
Scrive Vespa: "Il direttore dell'Ansa gli lesse il testo integrale, inclusa la frase incriminata, e lo avvertì che, quando la signora lo avesse richiamato, le avrebbe chiesto di toglierla. Berlusconi restò interdetto. Disse che si trattava di una questione privata e dunque non capiva perché l'Ansa avrebbe dovuto diffondere una cosa del genere. Lasciò intendere che avrebbe contattato la moglie per un chiarimento, ma poi rinunciò". A questo punto a Gramaglia resta da affrontare la moglie del premier. Questo il resoconto del colloquio telefonico fatto da Vespa. "Signora, la frase è un po' troppo sopra le righe. Mi permette di tagliarla?". "Direttore, ho i miei buoni motivi per averla scritta. Comunque, si regoli come meglio crede. L'importanza è che la sostanza di quel che penso esca immutata".
Vespa non rivela quale fosse la frase tagliata e Gramaglia, sentito da Repubblica ieri sera, dice: "Ritengo sia sbagliato e ingiusto parlare di censura. Abbiamo fatto il nostro mestiere. Quell'espressione era troppo forte, passibile di querela. Decisi di toglierla solo dopo aver parlato con la signora e avere avuto il suo sì". Ma perché prima avvisò Berlusconi? "Giudicai la situazione delicata, forte e importante anche sul piano politico. Mi sembrò giusto avvertire il presidente del Consiglio".
(6 novembre 2009)
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