sabato 19 dicembre 2009

Apologia dell’inciucio


di Stefano Feltri


Quando, due giorni fa, Massimo D’Alema ha ventilato l’ipotesi di “una leggina” che risolvesse i problemi giudiziari di Silvio Berlusconi, subito si è gridato all’inciucio. E ieri, quasi a voler eliminare ogni ambiguità, D’Alema si è prodotto in una pubblica apologia dell’inciucismo.
Il primo e il più nobile degli inciuci, secondo D’Alema, è stato l’articolo 7 della Costituzione, sulla sovranità e l’indipendenza di Stato e Chiesa e sui Patti Lateranensi che regolano il loro rapporto. Il padre nobile degli inciucisti sarebbe quindi Palmiro Togliatti che si è rifiutato di fare la rivoluzione, come gli rimproverò Adriano Sofri alla vigilia della fondazione di Lotta continua, sostiene D’Alema.
Un giorno dopo l’invito dell’ufficio di presidenza del Pdl che ha invitato a un “dialogo costruttivo “patto democratico” con le opposizioni, D’Alema risponde: “Quegli inciuci sono stati molto importanti per costruire la convivenza in Italia. Oggi è più complicato e invece sarebbero utili”.
Da destra osservano con interesse, auspicando (come fanno Daniele Capezzone e Sandro Bondi) che i legami con l’Italia dei valori di Antonio Di Pietro vengano recisi. Non tutti, però, sono d’accordo nel Partito democratico con le posizioni dalemiane.
Lanfranco Tenaglia, che fu ministro ombra della Giustizia di Walter Veltroni, dice che ogni cambiamento di linea politica sulla giustizia deve essere discusso nel partito e non annunciato a mezzo stampa.
Un inciucio, anche questo ispirato da D’Alema, è già in corso. Quello con l’Udc di Pier Ferdinando Casini, alleato privilegiato del Pd nella tattica dalemiana in vista delle regionali della primavera.
Dalla Puglia all’Emilia Romagna alla Liguria si intensificano i legami tra Pd e i suoi alleati, nel tentativo di creare un vasto schieramento che possa tenere dentro anche l’Idv. Il prezzo da pagare sembra però essere la scelta di un candidato governatore di provenienza Udc.

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