L’elogio dell’«inciucio», la “ provocazione” di Massimo D’Alema, agita il Pd e non solo. Alleati reali e potenziali, ma anche i finiani dell’altro schieramento, si affrettano a cavalcare la sortita, ognuno a modo proprio. E il Pd deve ribadire la propria «posizione inequivocabile»: sì alle riforme, no a leggi ad personam, e dunque no ad accordi sulla giustizia per salvare Berlusconi dai suoi processi. Pier Luigi Bersani affida al Tg1 della sera il suo pensiero: «Abbiamo una linea che terremo ferma: siamo contro leggi fatte per una persona sola e a favore di un confronto parlamentare su leggi per tutti i cittadini». L’obiettivo sono le riforme istituzionali, ma soprattutto «una sessione parlamentare ad hoc sui temi sociali, per noi prioritari». Quanto all’ipotesi di allargare la coalizione: «Voglio dare al Pd il profilo di un’alternativa a Berlusconi. Per batterlo bisogna costruire un’altra proposta. Io lavorerò per accorciare le distanze con le altre forze dell’opposizione, loro si assumano la stessa responsabilità». Su D’Alema lascia rispondere il suo capo segreteria politica Filippo Penati: «Non si strumentalizzi un evidente paradosso». Idem sentire con Andrea Orlando, neo responsabile Giustizia di Largo del Nazareno: «Basta discutere, così si accreditano cose che non esistono». Il tema però è elettrico. Alle riforme, da coltivare attraverso una maggioranza il più ampia possibile, si intreccia la giustizia. Pier Ferdinando Casini ne approfitta per rilanciare la sua proposta di legittimo impedimento che - sostiene - tutelerebbe il premier senza scardinare un numero impressionante di processi italiani: «Ha ragione D’Alema. La politica è sede di qualche compromesso. A volte il meglio è nemico del bene».
E FARE FUTURO «SDOGANA» L’INCIUCIO Anche Ffwebmagazine, la rivista online della fondazione Fare Futuro che fa capo a Gianfranco Fini e che con il think tank dalemiano Italiani Europei ha organizzato due convegni ad Asolo proprio sulle riforme, sdogana l’inciucio: «Difenderlo non è una bestemmia. Non è un termine simpatico, ma ha fatto bene Massimo D`Alema a scommettere su una parola “infame” e “inservibile” per spiazzare chi rema contro ogni possibilità di dialogo». Benvenga, insomma, la “parolaccia” se vuol dire «non urlare, cercare soluzioni condivise, non salire sulle barricate, confrontarsi senza bava alla bocca, sognare una stagione di riforme, sedersi attorno a un tavolo». Plauso alle parole dell’ex ministro degli Esteri prodiano dalle file del PdL. Per Bondi «sfonda una porta aperta». Per Matteoli, lui e Casini segnano «una svolta importante».
FERRERO choc: «COME MARCINELLE» Ma l’apologia dell’«inciucio a fin di bene», a partire dal Concordato tra Stato e Chiesa, prevedibilmente non piace ad Antonio Di Pietro: «Mettere sullo stesso piano l'accordo Stato-Chiesa e il salvacondotto giudiziario che Berlusconi pretende per i suoi reati è un'offesa alla storia repubblicana, un oltraggio alla Costituzione e un peccato per i credenti. Nel primo caso era un accordo di alto livello tra Stati sovrani, nel secondo caso sono gli interessi personali e giudiziari del premier. Ma D'Alema lo sa meglio di me...». Scettico il prodiano Franco Monaco: «In passato c’erano De Gasperi e Togliatti, ora c’è Ghedini...» Eloquente il capogruppo di IdV a Montecitorio Donadi: «Berlusconi è come un sequestratore che ha preso in ostaggio le istituzioni e come riscatto vuole una legge ad personam». Fuochi d’artificio dal segretario rifondarolo Paolo Ferrero che suscita le ire del PdL: «L'idea di fare le riforme costituzionali con Berlusconi è come dare un asilo nido in gestione al cosiddetto mostro di Marcinelle».
19 dicembre 2009
1 commento:
Non ci credo, non comanda lui ma D'Alema.
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