sabato 5 dicembre 2009

Fini disinnesca la bomba Spatuzza


“SENZA RISCONTRI, LE SUE SONO SOLO PAROLE”
di Sara Nicoli


“Senza riscontri, quelle di Spatuzza sono solo parole". Lo dice Gianfranco Fini. Ed è il segnale, atteso fin da ieri, che il nuovo patto tra lui e Berlusconi sta per essere siglato. La riflessione è stata breve, in fondo, ma ha portato consiglio: “Se si va a votare perdiamo tutti”. Eccolo il collante che, alla fine, sta favorendo la tregua: la paura del voto. Malgrado i proclami e le tentazioni di arrivare al colpo di spugna elettorale proprio per scrollarsi di dosso i “traditori”, per il Capo il ricorso alle elezioni anticipate rappresenta davvero un salto nel buio. Gli ultimi sondaggi parlano di un Pdl in forte contrazione in alcune regioni del nord dove si voterà a marzo (una è il Veneto), ma soprattutto la popolarità del premier ha subito un tracollo nelle ultime tre settimane a causa proprio – secondo i suoi sondaggisti – della litigiosità emersa nel Pdl e il pericolo di un’imminente rottura.
Meglio rinsaldare le fila, dunque, anche se si tratta palesemente di una ricucitura destinata a saltare alla minima turbolenza. Che potrebbe essere anche il voto sulla cittadinanza agli immigrati, ma intanto si naviga a vista.
Fini venderà a caro prezzo la decisione di non strappare.
Lunedì prossimo si riunirà ufficiosamente con i suoi fedelissimi per stilare un “elenchino della spesa” contenente tutte le richieste da presentare a Berlusconi in cambio di “una nuova ripartenza dell’alleanza e del Pdl” come auspicato da Fabrizio Cicchitto, uno dei principali e operosi pontieri tra i due co-fondatori del partito.
Saranno i punti che costituiranno una sorta di “patto del Panettone”, un modo anche ironico per sottolineare “che nel partito – dice un fedelissimo di Fini – tutti hanno voglia di mangiarlo e non di andare a casa”. Alla base dell'accordo, dove secondo Bocchino si dovrà "rinegoziare il patto di nascita del Pdl" ci dovrà essere la presa d’atto di Berlusconi che “le idee di Fini – dice la direttrice del Secolo, Flavia Perina – non sono le sue ma quelle del Ppe, a cui tutti facciamo riferimento e se si espellono le idee di Fini si rischia di scivolare non tanto nel pensiero unico ma verso il pensiero vuoto, un sistema di potere senza visione né disegno dove il pluralismo di opinioni si traduce nel reato di lesa maestà; tutto questo è molto stupido e in politica è un peccato davvero molto grave”.
Insomma, Fini vuole essere riconosciuto a pieno titolo co-fondatore del partito, vuole che al suo think tank FareFuturo sia data piena legittimità di alimentare la crescita “di una nuova destra capace di parlare – dice ancora la Perina – alla classe media di questo paese, oggi disorientata, nel nome del senso dello Stato, del rispetto delle istituzioni e delle divisioni del potere”.
Per rendere tutto questo qualcosa più di un bel mucchio di parole, Fini pretenderà da Berlusconi un allargamento dell’attuale coordinamento del Pdl; accanto agli attuali Bondi, Verdini e La Russa dovrà entrare anche un suo devoto, o Italo Bocchino (che andrebbe bene anche a Berlusconi) o Fabio Granata (che, invece, a Berlusconi non va bene per niente).
In ultimo, uno scambio; il via libera, senza scosse, al legittimo impedimento in cambio dell’appoggio sulla cittadinanza agli immigrati. Presupposti che hanno fatto dire ai più vicini a un Berlusconi in evidente difficoltà che l’accordo si può fare.
E’ probabile che Fini e Berlusconi si vedano già mercoledì prossimo, alla vigilia del delicato voto alla Camera su Cosentino su cui è stato già operato un forte pressing (via Bocchino e Granata) per evitare colpi di testa.
Per mangiare il panettone, par di capire, anche il Cavaliere è disposto a scendere a patti.
Ma non è detto che reggano fino alla Befana.

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