giovedì 10 dicembre 2009

GLI “AIUTINI” PER SILVIO


Intercettazioni, documenti e dichiarazioni false: tutte portano “acqua” dalla stessa parte
di Leo Sisti


Quante volte? Sì, quante volte, dagli anni di Mani Pulite in avanti, Silvio Berlusconi ha ricevuto dei “regali”, come quello sul quale sta indagando la Procura di Milano e nel quale è coinvolta la Research control system, la società incaricata di gestire le intercettazioni richieste da magistrati di tutta Italia? Eccone un’antologia ragionata, sulla base dei documenti giudiziari del passato. Un blocchetto di assist che avrebbero potuto spianare la strada di Berlusconi nel mantenere il potere o nel toglierlo da impicci e impacci processuali.
D’Adamo. “Siamo nelle sue mani!”. L’ingegner Antonio D’Adamo, costruttore di Milano, si sente così implorare, da Silvio Berlusconi, quando viene intercettato, nel settembre ‘95, nell’ambito dell’inchiesta su Antonio Di Pietro, successivamente imputato a Brescia per corruzione (e poi assolto), grazie ai suoi rapporti, appunto con l’ingegner D’Adamo. Berlusconi vuole sfruttare l’amicizia di D’Adamo con Di Pietro per guadagnarlo alla sua causa contro il simbolo di Mani pulite. E sa come fare. La società di D’Adamo, molto esposta in Libia, è in grave crisi finanziaria e potrebbe saltare. Occorrono miliardi dalle banche. E il Cavaliere assicura il suo intervento presso istituti di credito che aprono i cordoni della borsa a D’Adamo. Ma tutto questo non basterà. Al processo D’Adamo non riuscirà a sostanziare la sua posizione anti Di Pietro. E la congiura di Berlusconi fallirà.
Mills. “Ho cominciato ad avere rapporti con la Fininvest spa nei primi anni ’80. La prima persona che ho contattato fu l’avvocato Massimo Maria Berruti, che chiedeva informazioni e consulenze”. Con queste parole l’avvocato inglese David Mills rievoca, come testimone, la natura delle sue relazioni d’affari con Berlusconi e la Fininvest. E’ l’interrogatorio davanti ai magistrati di Milano che in seguito lo indagheranno per corruzione, fino alla sentenza, confermata di recente in appello, a quatto anni sei mesi. Avrebbe “aiutato”, in cambio di 600 mila dollari, con dichiarazioni false, Berlusconi in due casi giudiziari: per le tangenti alla Guardia di Finanza e per All Iberian. E se il professionista di Londra è il corrotto, Berlusconi è il corruttore e, quindi, è imputato al processo omonimo che in questi giorni il presidente del consiglio tenta in tutti i modi di evitare, con nuove leggi ad personam. L’avvocato Mills parla di Berruti, guarda caso l’ex ufficiale delle Fiamme Gialle, autore di una famosa ispezione, nella seconda metà degli anni ‘70, all’allora Edilnord di Berlusconi. Quello stesso Berruti passato, ancora guarda caso, al gruppo del Biscione, come avvocato, dopo rapide dimissioni dal corpo della GdF. Mills apre così il libro dei suoi ricordi: “Berruti mi spiegò che (alla Finivest, ndr) volevano utilizzare l’Inghilterra come luogo di transito dei diritti cinematografici”. Ecco, l’antefatto del processo per l’acquisto, da parte di Fininvest, di film a prezzi gonfiati, preso le case di Hollywood, scatta da qui. Con Berlusconi ancora imputato. Così Consulta decretò, annullando il lodo Alfano.
Sismi. E’ il 5 luglio 2006 quando agenti della Digos, sventolando un ordine di perquisizione della Procura di Milano, entrano negli uffici del Sismi, il servizio segreto militare, a Roma. Frugando qua là, in cerca di materiale legato al sequestro dell’imam egiziano Abu Omar del 2003, si imbattono in Pio Pompa, stretto collaboratore del generale Niccolò Pollari, capo del Sismi dal 2001 per volere del premier Berlusconi. Ed ecco spuntare, in mezzo a migliaia di documenti, un appunto anonimo, esplosivo, di 23 pagine datato 24 agosto 2001. E’ la traduzione di un piano d’azione strategico, che ricalca il programma, poi seguito dal governo Berlusconi, in materia di giustizia, sicurezza e libertà.
Vi vengono descritti, sotto i titoli “Area di sensibilità”, “Area di Supporto” e “Sicurezza del Palazzo”, tanti bei “suggerimenti”, volti a proteggere il gabinetto Berlusconi e a coltivare le “fonti”, vale a dire tutte le notizie carpite da spie presso tribunali e ministero di Giustizia. Con un obiettivo: mettere, nero su bianco, l’elenco dei nemici, da “dissuadere”, perfino con ”provvedimenti” e “misure traumatiche”.
Si tratta di politici, giornalisti, intellettuali e magistrati, tutti facilmente riconoscibili (spesso a fianco, viene citata la città di provenienza).
Tra i politici: Massimo Brutti, Elio Veltri, Vincenzo Visco.
Tra gli intellettuali: Paolo Flores D’Arcais.
Tra i magistrati: Gerardo D’Ambrosio, Gherardo Colombo, Piercamillo Davigo, Fabio De Pasquale, Felice Casson, Paolo e Libero Mancuso, Francesco Saverio Borrelli, Ilda Boccassini, Edmondo Bruti Liberati, e lo spagnolo Baltasar Garzon.

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