Alla fine l’operazione allargamento è andata in porto. Aniello Di Nardo dell’Idv e Simona Vicari del Pdl sono stati eletti segretari d’aula del Senato. Non che Palazzo Madama ne fosse sprovvisto. In carica di segretari ce ne erano già dieci, due in più rispetto alla precedente legislatura. Ma la decisione di portarli a dodici – modificando il regolamento del Senato con una norma transitoria– era stata bipartisan, o se si preferisce inciucista. Obiettivo: dare un membro del consiglio di presidenza – in cui secondo lo stesso regolamento devono essere rappresentati tutti i gruppi parlamentari - anche all’Idv, silurata dal voto segreto a inizio mandato, a vantaggio della Svp- gruppo misto Helga Thaler Aussserhofer.
Una ferita che si poteva risolvere con le dimissioni della altoatesina o di uno dei segretari del Pd, Amati, Baio, Stradiotto e Mongiello.
Ma nessuno ha fatto il bel gesto. E nessuno ha pensato di “suggerirlo”. Così è passata la linea dell’aggiungi un posto al tavolo del consiglio di presidenza, anzi dell’aggiungine due visto che per mantenere la proporzione tra maggioranza e opposizione è stato necessario prevedere un segretario in più anche per il Pdl. Il che non è solo una questione di prestigio, di indennità (tremila e quattrocento euro mensili in più), dei benefit come la segreteria (dotata di un budget di oltre diecimila euro) o della possibilità di utilizzare le auto blu del Senato.
I segretari d’aula leggono i verbali dell’Assemblea, ma soprattutto fanno parte, con presidente, vicepresidenti, questori e segretario generale, del consiglio di presidenza. Che è un organo di oscuro significato per i non addetti ai palazzi, ma di concretissimo potere.
E’ il consiglio infatti che dà il primo via libera al ricco bilancio del Senato (l’approvazione finale spetta all’Aula), è il consiglio che decide sulle gare d’appalto, dai restauri, ai ristoranti, alle forniture.
E’ il consiglio che stabilisce le carriere interne e che nomina le commissioni d’esame per l’assunzione del personale. Decisioni delicate, prese sempre in un clima ovattato, condivise senza strepiti, in un modo che più inciucista non si può. Sullo svolgimento delle riunioni vige un silenzio discreto, quasi un mistero, trovarne traccia è impresa ardua.
E forse è anche qui la ragione dell’esclusione iniziale per l’Idv:” Pd e Pdl ci fecero fuori anche dalla presidenza della commissione di vigilanza Rai – spiega il capogruppo dell’Italia dei valori Felice Belisario - perché sapevano che non avremmo fatto le belle statuine”.
E forse è anche qui la ragione dell’esclusione iniziale per l’Idv:” Pd e Pdl ci fecero fuori anche dalla presidenza della commissione di vigilanza Rai – spiega il capogruppo dell’Italia dei valori Felice Belisario - perché sapevano che non avremmo fatto le belle statuine”.
Ora è pace fatta, l’Idv ha il suo segretario.
“L’hanno dovuto fare perché era una violazione del regolamento e saremmo arrivati anche ad occupare l’aula per protesta – assicura Belisario – ma non si illudano, vogliamo capire se le leggi sono rispettate e come si spendono i soldi”.
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