Arrivo a Trenzano che fa buio. Fuori dal municipio quattro tizi col bavero alzato, uno con la sciarpa verde della Lega. Tira un vento gelido ma attorno alla piazzetta del comune c’è un po’ di movimento, quello solito dei sabati sera che iniziano. Porte aperte, la gente entra nella sala del consiglio. “Guarda, la tele!”, c’è un bambino con la sua mamma, buona visione vorrei dirgli poi mi mordo la lingua. La visione sono sei consiglieri della maggioranza da una parte, quattro dell’opposizione di fronte, il sindaco Andrea Bianchi al centro con a fianco una moretta espressiva come una Polly da bambine, frangetta tirata da una parte e foulard verde al collo. Stasera si vota la mozione che vieta l’apertura di moschee e centri islamici in paese; Bianchi ha già spianato la strada con un’ordinanza che obbliga chi frequenta centri culturali a usare l’italiano. Così i musulmani non potranno né pregare né sermonare tutti assieme nel garage che hanno affittato da un leghista della zona, Scarpini. Lui, ex assessore della giunta, adesso se ne sta seduto nei banchi dell’opposizione, ma in disparte. Ha il dente avvelenato, si capisce da come affila la penna sul foglio bianco.
“Visto l’oggettivo rifiuto dei musulmani di integrarsi nella nostra società e visto che le moschee si rivelano spesso centri per pericolosi terroristi…” attacca il consigliere leghista. Un lembo del fazzoletto padano gli penzola sul foglio, legge a cantilena, incespica spesso, l’italiano della mozione gli dà il fiatone. Accanto a lui siede il geometra Flaminio Beltrami, classe 1972, un marcantonio di uno e novanta, gel e camicia nera con aquila imperiale.
La telecamera presente in sala trasforma la cerimonia stanca del consiglio del sabato in una sfida elettrica, finale. E quando il leghista pentito Scarpini prende la parola, il clima è da bella ciao: “Sindaco, lei è un fascista razzista nazista!” esplode puntando il dito verso Bianchi. La platea ghigna, il bambino sbarra gli occhioni e fissa la faccia inespressiva della mamma. Bianchi ha l’aria mite, un po’ nerd calvo, non ce lo vedi proprio a metter su barricate. Però, spiegherà dopo che Scarpini lo ha coperto di insulti, “anche se sono un liberale e non mi piace impedire a uno di parlare la sua lingua, meglio rinunciare a un po’ di libertà che alla sicurezza”. La sicurezza. Il panico che ti prende quando incroci nel buio questi marocchini di paese. Così il sindaco orsacchiotto è diventato un samurai della purezza linguistica, un pasdaran padano. Forse Bianchi vuole emulare il suo collega Franco Claretti, sindaco di Coccaglio, che ha chiamato “White Christmas” l’operazione di controllo degli immigrati residenti. Oppure il mitico Manenti, ex sindaco di Rovato condannato in primo grado a sei anni per violenza sessuale su una prostituta romena, che vietò ai non credenti di avvicinarsi a meno di quindici metri dalle chiese. “Così tenevo lontani i vu’ cumprà” mi racconta gasato dal ricordo. Sempre lui autorizzò poi garitte, bunker e cavalli di frisia nelle villette dei rovatesi senza che venissero computate nella volumetria catastale. E qui il genio diabolico dell’amministratore leghista viene fuori in tutta la sua contorta lucidità: “Così i miei concittadini si sentivano più sicuri e allo stesso tempo potevano ampliare la casa senza chiedere il permesso” mi bisbiglia con l’occhio furbo. Il fulcro della filosofia manentiana in fondo è una disarmante praticità: fuori proclami anti islam, dentro tavernette a sbafo.
E anche se a parole questi fantasiosi amministratori del bresciano descrivono i loro comuni come dei sobborghi di Chicago ai tempi di Al Capone, a girarli di notte i bei paesini lindi sono un mortorio, un tripudio di pensionati a nanna. Nei vicoli di Rovato il sabato sera, per dire, è grassa se incroci un cane, altro che bande di spacciatori di Tangeri. I marocchini. Li ho visti bene in faccia, i pericolosi marocchini di Trenzano. All’ingresso del municipio sono arrivati con la Costituzione italiana scritta a biro su un foglio stropicciato: “Articolo 8, tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge”. Se mi togli la lingua meglio che mi ammazzi, mi dice uno di loro. In realtà dice “ammassi” con la “s” di un bresciano, e mi fa sorridere sentire lui e tutti gli altri con quel misto di lombardo e maghrebino che fa tanto Belleville. Invece siamo fra Brescia e la Franciacorta, posti dove “Mustafa va bene soltanto dal lunedì al venerdì, quando c’è da tirar su case in fretta e a nero”, spiega Zahara. Ha 37 anni, è di Casablanca, ha un marito obbediente e tre bambini nati qui. “Il grande, Mohammed, fa atletica e sogna di diventare come Guerrouj”, dice mentre gira il ragù. Guerrouj è il dio berbero del mezzofondo, uno che ce l’ha fatta davvero. E lei? “Ho un’impresa di pulizie, ho le mie operaie, tutte musulmane come me. Ma se qui un’immigrata va in giro con una Nissan da trentamila euro la guardano male. Ti vogliono sempre sotto, con la mano tesa a chiedere l’elemosina”. Lei parla e il marito accende il fuoco nel camino. A occhio, sotto per ora ci sta lui. “Io mi occupo dell’amministrazione, lui pulisce con gli operai” sogghigna Zahara l’emancipata con l’hijab che le incornicia il viso. E domani? “I miei figli studieranno, non come me e mio padre vu’ cumprà. Loro faranno l’università e diventeranno professori. O parlamentari”. Una pausa poi ti guarda con un lampo di concitazione: “Fossi italiano mi preoccuperei di questo clima d’odio che ci divide: noi siamo qui e diventeremo presto classe dirigente”.
Bisognerebbe spiegarlo al geometra Beltrami, il consigliere della Pdl in camicia nera e aquilotto imperiale. Approvata la mozione contro la moschea, si è infilato in un crocchio leghista dove fanno la pelle al pentito Scarpini, reo di aver tradito la crociata anti Maometto. Dicono che l’abbia fatto solo per via di quel garage affittato ai marocchini. Conflitto d’interessi, malignano, si è venduto per le palanche. Ma lui si inalbera: “Anche se ho la tessera della Lega sono un uomo libero!”, mentre il Beltrami ha lo sguardo da lupo. Posso chiederle perché ha votato sì alla mozione contro la moschea?” domando al consigliere della maggioranza. Non mi fa neppure finire che mi sono beccato un “baciami il culo” e “ti sputo addosso”. C’è una telecamera accesa ma a lui non importa nulla: il linguaggio colorito piacerà ai compaesani in trincea. Non si vergogna Beltrami di essere un pubblico ufficiale, un rappresentante del popolo. Tutti formalismi, come quelli che si seguono in comune prima di votare contro i “negher”. “Hai visto chi ci rappresenta?” sospira Mohammed accanto a me. E’ quello che si è portato dietro l’articolo 8 della Carta scritto a penna. Poveraccio, non ha capito che con l’aria che tira qui a Trenzano, alla Costituzione italiana ci crede soltanto lui.
La telecamera presente in sala trasforma la cerimonia stanca del consiglio del sabato in una sfida elettrica, finale. E quando il leghista pentito Scarpini prende la parola, il clima è da bella ciao: “Sindaco, lei è un fascista razzista nazista!” esplode puntando il dito verso Bianchi. La platea ghigna, il bambino sbarra gli occhioni e fissa la faccia inespressiva della mamma. Bianchi ha l’aria mite, un po’ nerd calvo, non ce lo vedi proprio a metter su barricate. Però, spiegherà dopo che Scarpini lo ha coperto di insulti, “anche se sono un liberale e non mi piace impedire a uno di parlare la sua lingua, meglio rinunciare a un po’ di libertà che alla sicurezza”. La sicurezza. Il panico che ti prende quando incroci nel buio questi marocchini di paese. Così il sindaco orsacchiotto è diventato un samurai della purezza linguistica, un pasdaran padano. Forse Bianchi vuole emulare il suo collega Franco Claretti, sindaco di Coccaglio, che ha chiamato “White Christmas” l’operazione di controllo degli immigrati residenti. Oppure il mitico Manenti, ex sindaco di Rovato condannato in primo grado a sei anni per violenza sessuale su una prostituta romena, che vietò ai non credenti di avvicinarsi a meno di quindici metri dalle chiese. “Così tenevo lontani i vu’ cumprà” mi racconta gasato dal ricordo. Sempre lui autorizzò poi garitte, bunker e cavalli di frisia nelle villette dei rovatesi senza che venissero computate nella volumetria catastale. E qui il genio diabolico dell’amministratore leghista viene fuori in tutta la sua contorta lucidità: “Così i miei concittadini si sentivano più sicuri e allo stesso tempo potevano ampliare la casa senza chiedere il permesso” mi bisbiglia con l’occhio furbo. Il fulcro della filosofia manentiana in fondo è una disarmante praticità: fuori proclami anti islam, dentro tavernette a sbafo.
E anche se a parole questi fantasiosi amministratori del bresciano descrivono i loro comuni come dei sobborghi di Chicago ai tempi di Al Capone, a girarli di notte i bei paesini lindi sono un mortorio, un tripudio di pensionati a nanna. Nei vicoli di Rovato il sabato sera, per dire, è grassa se incroci un cane, altro che bande di spacciatori di Tangeri. I marocchini. Li ho visti bene in faccia, i pericolosi marocchini di Trenzano. All’ingresso del municipio sono arrivati con la Costituzione italiana scritta a biro su un foglio stropicciato: “Articolo 8, tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge”. Se mi togli la lingua meglio che mi ammazzi, mi dice uno di loro. In realtà dice “ammassi” con la “s” di un bresciano, e mi fa sorridere sentire lui e tutti gli altri con quel misto di lombardo e maghrebino che fa tanto Belleville. Invece siamo fra Brescia e la Franciacorta, posti dove “Mustafa va bene soltanto dal lunedì al venerdì, quando c’è da tirar su case in fretta e a nero”, spiega Zahara. Ha 37 anni, è di Casablanca, ha un marito obbediente e tre bambini nati qui. “Il grande, Mohammed, fa atletica e sogna di diventare come Guerrouj”, dice mentre gira il ragù. Guerrouj è il dio berbero del mezzofondo, uno che ce l’ha fatta davvero. E lei? “Ho un’impresa di pulizie, ho le mie operaie, tutte musulmane come me. Ma se qui un’immigrata va in giro con una Nissan da trentamila euro la guardano male. Ti vogliono sempre sotto, con la mano tesa a chiedere l’elemosina”. Lei parla e il marito accende il fuoco nel camino. A occhio, sotto per ora ci sta lui. “Io mi occupo dell’amministrazione, lui pulisce con gli operai” sogghigna Zahara l’emancipata con l’hijab che le incornicia il viso. E domani? “I miei figli studieranno, non come me e mio padre vu’ cumprà. Loro faranno l’università e diventeranno professori. O parlamentari”. Una pausa poi ti guarda con un lampo di concitazione: “Fossi italiano mi preoccuperei di questo clima d’odio che ci divide: noi siamo qui e diventeremo presto classe dirigente”.
Bisognerebbe spiegarlo al geometra Beltrami, il consigliere della Pdl in camicia nera e aquilotto imperiale. Approvata la mozione contro la moschea, si è infilato in un crocchio leghista dove fanno la pelle al pentito Scarpini, reo di aver tradito la crociata anti Maometto. Dicono che l’abbia fatto solo per via di quel garage affittato ai marocchini. Conflitto d’interessi, malignano, si è venduto per le palanche. Ma lui si inalbera: “Anche se ho la tessera della Lega sono un uomo libero!”, mentre il Beltrami ha lo sguardo da lupo. Posso chiederle perché ha votato sì alla mozione contro la moschea?” domando al consigliere della maggioranza. Non mi fa neppure finire che mi sono beccato un “baciami il culo” e “ti sputo addosso”. C’è una telecamera accesa ma a lui non importa nulla: il linguaggio colorito piacerà ai compaesani in trincea. Non si vergogna Beltrami di essere un pubblico ufficiale, un rappresentante del popolo. Tutti formalismi, come quelli che si seguono in comune prima di votare contro i “negher”. “Hai visto chi ci rappresenta?” sospira Mohammed accanto a me. E’ quello che si è portato dietro l’articolo 8 della Carta scritto a penna. Poveraccio, non ha capito che con l’aria che tira qui a Trenzano, alla Costituzione italiana ci crede soltanto lui.
2 commenti:
Mi verrebbe da dire, altro che il Comune di Fondi con infiltrazioni camorristiche!
E cmq il KU KLUX KLAN esiste già e si chiama LEGA+PDL!
A beneficio di chi volesse dire due parole all'amministrazione del Comune di Trenzano, che si è distinta nel proibire la libera professione del culto ai concittadini di religiosa musulmana, ecco una traccia dell'email che ho appena indirizzato allo stesso, con i relativi destinatari edi loro indirizzi email.
----- Original Message -----
From: Claudio Solarino (RIHOIR - Posta Elettronica Certificata)
To: sindaco@pec.comune.trenzano.bs.it ; silviamanenti@comune.trenzano.bs.it ; gianmariofusardi@comune.trenzano.bs.it ; dariocortellini@comune.trenzano.bs.it ; aldorossi@comune.trenzano.bs.it ; lorenzoscarpini@comune.trenzano.bs.it
Sent: Sunday, December 20, 2009 3:26 PM
Subject: Complimenti e auguri di Buon Natale
Spett. le Comune di Trenzano,
Sindaco,
Vicesindaco,
Assessori tutti,
Consiglieri tutti (con particolare riguardo al Sig. Flaminio Beltrami),
desideravo far mettere ufficialmente agli atti della Vs. amministrazione i miei auguri di Buon Natale, per quanto il servizio che ho avuto modo di osservare giovedì scorso ad 'annozero' abbia provocato in me un grave turbamento di ordine costituzionale per causa Vostra.
Consiglio ripasso veloce artt. 8 e 19 Cost.
Sia chiaro che non è in alcun modo in facoltà di alcun amministratore derogare o più in generale disporre di diritti costituzionali per mere ragioni di opportunità o di merito.
Biasimo scelta deliberata del Consiglio comunale di aver varcato tale linea inviolabile di legalità.
Reputo infine inqualificabile l'atteggiamento - futile ed abietto sul piano penale e totalmente assente di motivazioni sul piano amministrativo - posto in essere dal consigliere Beltrami che disonora i suoi elettori e peggiora, se possibile, le responsabilità di codesta Amministrazione comunale; e ne auspico il più rapido allontanamento dalla politica. Ciò non significa necessariamente attendere le prossime elezioni (prendere le distanze ed emarginare certi esempi in certi casi è un dovere civico improcrastinabile).
Distinti saluti,
cs
Claudio Solarino
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