domenica 20 dicembre 2009

Pd spaccato sugli inciuci di D'Alema. Franceschini: "Non fanno mai bene"


Il "passo dell’alpino", con il quale Pier Luigi Bersani pensa di costruire l’alternativa a Berlusconi, rischia di essere rallentato. E non dalla maggioranza ma, in un copione che tende a ripetersi nel Pd, dagli scontri interni. Contro l'"inciucio", evocato ieri da Massimo D’Alema, si compatta la minoranza, capitanata da Dario Franceschini e Walter Veltroni. E, come già avvenuto sul legittimo impedimento, tocca al segretario sgombrare il campo dagli equivoci: «Il Pd è contro ogni legge ad personam e favorevole alle riforme per i cittadini», chiarisce Bersani chiedendo uno stop a strumentalizzazioni che danneggiano solo il Pd.

Bersani è chiamato di nuovo a fare il «pompiere» in casa propria e nei confronti degli alleati. La battuta di Massimo D’Alema su «inciuci che anche oggi servirebbero al paese» viene derubricata, tra i fedelissimi del segretario, come «un evidente paradosso». Ma tanto basta a scatenare l’affondo del leader Idv Antonio Di Pietro: «Mettere sullo stesso piano l’accordo Stato-Chiesa e il salvacondotto giudiziario che Berlusconi pretende è un oltraggio alla Costituzione», attacca l’ex pm. Ma se non stupisce la levata di scudi dell’alleato nella logica della concorrenza, irrita che proprio nel Pd si alimenti una questione che, sostiene il responsabile Giustizia Andrea Orlando, «non esiste». Ed invece il tema è uno dei piatti forti della prima assemblea di Area Democratica.

Franceschini, a conclusione dell’evento di "Area Democratica", ci tiene a dire che l’area «non è all’opposizione nel Pd ma al servizio del partito», però le critiche sono dure. «Di inciuci che hanno fatto bene - ha detto il capogruppo del Pd alla Camera - non ne ho mai visto uno». Poi è passato all’attualità per ribadire che gli inciuci non funzionano nè ieri nè oggi: «Va bene un’alleanza con l’Udc, ma sarebbe invece sbagliato cercare di far nascere in laboratorio un nuovo partito di centro al quale appaltare la ricerca del consenso nell’area moderata e di centrodestra». Sotto i colpi dell’ex leader democratico sono finiti anche i sospetti di un accordo con Berlusconi per salvarlo dai suoi problemi giudiziari in cambio di un confronto sulle riforme: «c’è qualcosa che non funziona. Le riforme si fanno in Parlamento alla luce del sole. Il Pdl ci vuole trascinare in un tranello per allontanare i riflettori dai problemi del paese mai affrontati e per avere un vantaggio nella campagna elettorale per le regionali».

Walter Veltroni, allibito dal fatto che il dalemiano Nicola Latorre sostenga che Berlusconi deve governare per tutta la legislatura, si lascia andare ad uno sconsolato: «Purtroppo se ne vedono di tutti i colori...». E si becca la smentita immediata del vicecapogruppo al Senato: «Mai detto quella frase, Veltroni ascolti il sonoro. Ancora oggi al posto di contrastare il governo, si continuano ad attaccare gli esponenti del proprio partito». È proprio lo spettro del "logoramento" della leadership a preoccupare i piani alti del Pd. Perchè la linea dei democratici per Bersani è «chiara e inequivocabile» ed è quella condivisa da tutto il partito: il Pd è pronto a confrontarsi in Parlamento per riforme vere, a partire da quelle sulla crisi economica, ma non è disposto a qualsiasi tipo di legge mirata a risolvere i problemi giudiziari del premier. Il resto sono solo strumentalizzazioni o polemiche inutili che però rischiano di dare ancora una volta l’impressione di un Pd spaccato al proprio interno.

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