«Senza la modifica alla legge elettorale regionale non si può fare nulla: nessuno può costringermi a candidarmi». Così il sindaco di Bari e presidente dell'assemblea regionale del Pd, Michele Emiliano, spiega la decisione di ritirare la sua disponibilità a tenere le primarie del centrosinistra per decidere il candidato presidente alla Regione Puglia per le regionali del 2010. «Ho cercato innanzitutto, nella lettera inviata al segretario regionale del mio partito - aggiunge Emiliano - di ripristinare la verità, perché in questi giorni io sono stato interpretato come una persona che si auto-promuoveva. Invece mi è sembrato giusto spiegare che tutto quello che ho fatto mi è stato chiesto dal mio partito per ragioni che io ritengo giustificate». «Certo - sottolinea Emiliano - per Bari una mia eventuale presidenza della Regione Puglia sarebbe stata una occasione storica. Ma non stiamo in borsa o progettando un affare. Ci sono delle regole istituzionali che non possono essere superate in nessuna parte d'Italia, non si può interrompere una amministrazione senza almeno un anno di preavviso. Ciò posto ho detto al segretario che data l'indisponibilità alla legge 'salva Bari' (vale a dire una modifica alla legge elettorale in vigore che gli impone le dimissioni da sindaco per candidarsi alla Regione, ndr), io devo difendere Bari. Anche contro gli interessi del mio partito».
LA LETTERA - Una spiegazione, quella di Emiliano, arrivata dopo la diffusione della lettera scritta al segretario regionale del Pd, Sergio Blasi. Nella missiva il primo cittadino di Bari ripercorre i passaggi che lo hanno portato alla ribalta come candidato alternativo al presidente uscente Nichi Vendola e torna ad attaccare quest’ultimo, perché «oggi ritiene che la sua candidatura sia più importante» dell'alleanza con l’Udc. Emiliano precisa di essere stato candidato da Blasi «in totale solitudine e senza consultarmi e ciononostante - aggiunge - non ho potuto rifiutarmi ancora perché altrimenti, per ragioni opposte e contrarie a quelle del presidente della Regione, avrei definitivamente assunto su di me la responsabilità di avere distrutto la coalizione che può farci vincere le elezioni». Emiliano descrive a questo punto uno scenario per lui inaccettabile: «Potrei andare avanti - scrive - dimettermi da sindaco, come correttamente mi chiede Fitto, gestire durante le primarie la violenta reazione di tutte le centinaia di eletti che perderebbero il posto e che certamente, destra e sinistra, non voterebbero per me alle primarie, fare le primarie anomale con il presidente uscente, e poi cominciare la campagna elettorale, sperando che i sostenitori più accesi del mio antagonista abbiano accettato veramente il risultato delle primarie e sperando che nel frattempo Io sud, Udc ed Idv non si siano stancati di noi e del nostro dramma». «Io non sono - rivendica Emiliano - un politicante senza mestiere incapace di capire che non sono più in grado di rappresentare il progetto politico necessario alla costruzione del bene comune. Io sono un magistrato, un sindaco, il Presidente del mio partito, sono una persona seria ed in queste qualità io ti dico che a questo punto, al Tuo posto, andrei dal presidente uscente e gli direi che vista la situazione di disfacimento nella quale ci troviamo lasci a lui la decisione. O si fa da parte e ci lascia indicare il candidato con maggiori possibilità di vittoria oppure assuma la guida del centrosinistra o di quel che ne rimane, e cominci la campagna elettorale subito, senza ulteriori perdite di tempo».
LETTA - Intanto, Enrico Letta, vicesegretario del Pd, ribadisce la chiusura del suo partito al governatore uscente Nichi Vendola: «Per vincere bisogna allargare all'Udc e all'Idv - spiega - ebbene entrambi i partiti dicono no a Vendola». Quanto al sindaco di Bari Michele Emiliano, finora l'uomo indicato dai democratici in alternativa a Vendola, per Letta è un «candidato più forte e aggregante di Nichi», tuttavia «deve essere chiaro: il Pd non è il centrodestra e di leggi "ad personam", di cambiamenti di norme elettorali a due mesi dal voto non ne facciamo. Dopodiché, si vada al più presto alle primarie».
31 dicembre 2009
LA LETTERA - Una spiegazione, quella di Emiliano, arrivata dopo la diffusione della lettera scritta al segretario regionale del Pd, Sergio Blasi. Nella missiva il primo cittadino di Bari ripercorre i passaggi che lo hanno portato alla ribalta come candidato alternativo al presidente uscente Nichi Vendola e torna ad attaccare quest’ultimo, perché «oggi ritiene che la sua candidatura sia più importante» dell'alleanza con l’Udc. Emiliano precisa di essere stato candidato da Blasi «in totale solitudine e senza consultarmi e ciononostante - aggiunge - non ho potuto rifiutarmi ancora perché altrimenti, per ragioni opposte e contrarie a quelle del presidente della Regione, avrei definitivamente assunto su di me la responsabilità di avere distrutto la coalizione che può farci vincere le elezioni». Emiliano descrive a questo punto uno scenario per lui inaccettabile: «Potrei andare avanti - scrive - dimettermi da sindaco, come correttamente mi chiede Fitto, gestire durante le primarie la violenta reazione di tutte le centinaia di eletti che perderebbero il posto e che certamente, destra e sinistra, non voterebbero per me alle primarie, fare le primarie anomale con il presidente uscente, e poi cominciare la campagna elettorale, sperando che i sostenitori più accesi del mio antagonista abbiano accettato veramente il risultato delle primarie e sperando che nel frattempo Io sud, Udc ed Idv non si siano stancati di noi e del nostro dramma». «Io non sono - rivendica Emiliano - un politicante senza mestiere incapace di capire che non sono più in grado di rappresentare il progetto politico necessario alla costruzione del bene comune. Io sono un magistrato, un sindaco, il Presidente del mio partito, sono una persona seria ed in queste qualità io ti dico che a questo punto, al Tuo posto, andrei dal presidente uscente e gli direi che vista la situazione di disfacimento nella quale ci troviamo lasci a lui la decisione. O si fa da parte e ci lascia indicare il candidato con maggiori possibilità di vittoria oppure assuma la guida del centrosinistra o di quel che ne rimane, e cominci la campagna elettorale subito, senza ulteriori perdite di tempo».
LETTA - Intanto, Enrico Letta, vicesegretario del Pd, ribadisce la chiusura del suo partito al governatore uscente Nichi Vendola: «Per vincere bisogna allargare all'Udc e all'Idv - spiega - ebbene entrambi i partiti dicono no a Vendola». Quanto al sindaco di Bari Michele Emiliano, finora l'uomo indicato dai democratici in alternativa a Vendola, per Letta è un «candidato più forte e aggregante di Nichi», tuttavia «deve essere chiaro: il Pd non è il centrodestra e di leggi "ad personam", di cambiamenti di norme elettorali a due mesi dal voto non ne facciamo. Dopodiché, si vada al più presto alle primarie».
31 dicembre 2009
1 commento:
Dove mette le mani Max ...
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