martedì 8 dicembre 2009

Ribaltone in Sicilia


di Alessia Bivona

Parliamoci chiaro: io ci sto andando col Pd. Insieme nel governo no, ma su un appoggio esterno, sono d’accordissimo. E loro pure». Dopo aver spaccato il Pdl in Sicilia e aver fatto esplodere due crisi in Regione in meno di sei mesi, Gianfranco Micciché apre al Pd. «Io con loro ho contatti già da qualche tempo. Ma se si vuole far qualcosa per la Sicilia, non può farla solo Micciché». Contiamo i voti: 15 i ribelli che lo hanno seguito. E poi? «E poi ci vuole mezzo Pd: 15 dei 29 sono sufficienti. Poi c’è l’Mpa del governatore Lombardo. E siamo al 50% dei consensi siciliani. Cioè il 5% nazionale: una forza politica a tutti gli effetti, quasi quanto la Lega».

Quindi si procede?
Ma non posso essere il solo ad avere il coraggio di fare le cose. Io ho rotto in due il Pdl. Ne ho fondato un altro. Ormai non so più come dire che sono autonomo rispetto a Berlusconi. Che ho spaccato il partito, che mi sono platealmente e irreversibilmente dissociato dalla linea del coordinatore regionale del Pdl, Giuseppe Castiglione, e dietro di lui da Alfano e da Schifani. Che devo fare di più?

Il Pd è d’accordo a un appoggio esterno?
Pezzi del Pd, assolutamente. Pezzi da novanta.

Chi ha incontrato?
Cazzi miei.

Ma così è troppo facile…
Ho incontrato chi governa effettivamente il partito in Sicilia. All’incontro c’era pure Michele Cimino, assessore regionale del governo Lombardo. Può bastare?

Ma non è un po’ blasfema questa riedizione del milazzismo cinquant’anni dopo?
E perché? I partiti della coalizione originaria sono tutti fuori dal governo oggi. Quando è stato eletto Lombardo, in Sicilia era appoggiato da tutto il Pdl e dall’Udc. Oggi nella coalizione di governo non ci sono più i partiti della maggioranza di due anni fa. E non ci sono neppure i partiti nazionali del centrodestra.

Insomma quale dovrebbe essere l’ostacolo? Micciché, Lombardo e una parte del Pd. È fatta?
Ripeto: io ci sto andando. Appoggio esterno e tutti d’accordo.

Parliamo d’altro. Spatuzza.
Non mi è nuovo questo nome.

Lei ha fondato il partito in Sicilia, proprio in quella stagione di cui per ora parla Spatuzza. Che ne pensa?
Penso che i difensori di Amanda e Raffaele abbiano sbagliato la loro strategia. I due ragazzi dovevano pentirsi subito, inventare che dietro l’omicidio Kercher c’era una trama di Berlusconi e oggi sarebbero liberi, e godrebbero pure di un vitalizio.

E gli avvocati di Dell’Utri?
Io a Marcello lo dico per scherzo: vai a pentirti e ci cunti chiddu chi vuoi (e gli racconti quello che vuoi, ndr). Così almeno ti diverti.

E volendo dirla sul serio.
Mi chiedo se sia possibile che un Paese si regga sulle dichiarazioni di un criminale che ha sciolto nell’acido un bambino di undici anni. Dichiarazioni senza alcun riscontro.

Ma un dato è certo, la mafia ha sempre votato.
Io sono l’unico italiano che può sapere se nei primi anni Novanta è stato mandato in Sicilia per favorire l’attività criminale o per evitarla.

Appunto, dovrebbe saperne qualcosa.
Io chiudevo i club che non mi convincevano ed evitavo le candidature, al punto che passavo per arrogante, però chiunque mi riconosce che ho costruito una rete antimafia. Poi non siamo perfetti e le reti possono avere qualche buco. Ma una volta uno mi disse che ero riuscito in un’opera pazzesca: creare un partito di centro in Sicilia senza la mafia. Io non ho mai ricevuto una pressione.

Scusi, ma è difficile crederlo.
Quello che dico a te l’ho detto a Ingroia e Scarpinato in tribunale e nessuno al mondo meglio di loro lo sa. Perché il mio telefono è stato sempre intercettato. La verità è tutti sapevano che non mi dovevano rompere i coglioni. Al processo Dell’Utri ho dichiarato che in undici anni di coordinamento del partito in Sicilia ho ricevuto una sola telefonata da Marcello: quando la Regione tagliò il budget dell’Inda, l’Istituto nzionale del dramma antico, lui mi chiese di ribellarmi perché lo considerò uno schiaffo alla cultura.

D’accordo, ma alle politiche del 2001 lei ha ottenuto un 61 a 0. La mafia rimase a casa?
E quando Orlando ottenne il plebiscito? Questi risultati schiaccianti sono trascinati da un sogno. E poi, io non ho chiesto i voti alla mafia. Ma come faccio a sapere se tra i miei consensi non ci siano pure le preferenze di Cosa Nostra?

Il complotto c’è?
Non penso ad un complotto, né credo che la mafia voglia far cadere il governo. Però non mi sento di escludere che Spatuzza voglia rifarsi un’immagine, non più killer, bensì per salvatore della patria. E non escludo che sia pagato, magari dai magistrati. O da terzi.

Torniamo ai servizi?
Quando avevo vent’anni ed ero in Lotta Continua pensavo a grandi entità che tramavano per destabilizzare i governi. Pensavo a un mondo in mano alla Cia, al Kgb. Ma ritenevo che questo mondo fosse finito trent’anni fa.

8 dicembre 2009

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Il PD dovrebbe allaersi co questo soggettino col naso incipriato?