Lunedì scorso da Gad Lerner, a “L’infedele”, su La7, si parlava di Berlusconi, la piazza, la mafia, il “No B. Day”, il potere, i giudici. C’erano i blogger organizzatori della manifestazione di sabato prossimo a Roma, c’era Angelo Panebianco, c’era Angelo Mellone di Fare-Futuro, c’era Luca Sofri, ma c’era soprattutto l’onorevole Giorgio Clelio Stracquadanio, un berlusconiano, così tale da aver chiamato il suo blog il predellino.it , citazione berlusconiana, di quando Berlusconi appunto, come già Mussolini sull’autoblindo di Salò, sempre lì a Milano, davanti al “Lirico” parlò per galvanizzare i suoi uomini, Brigate nere, Gnr e “Muti”.
Berlusconi, molti anni dopo, fece invece la stessa cosa a piazza San Babila, non sarà stato lo stesso punto del Duce, ma il simbolico c’è comunque, e non in senso della linea di successione politico-culturale, semmai degli irriducibili che in entrambi i casi pendono dalle tue labbra, ti amano, e molto, ti pretendono sempre più spietato.
Molto amato era M. molto amato è B. Stracquadanio ne è la carta di tornasole, nel senso che l’uomo è così berlusconiano da non essere sfiorato dal sospetto che si possa rispondere a una domanda, posta da mini-Sofri su una possibile “contiguità” fra i poteri (in senso molto ampio) e mafia. Fortuna, che Rosy Bindi, presidente Pd, a un certo punto ha ricordato che il suo partito di provenienza, la Dc, anche in fatto di collusione in certuni casi era riuscito a brillare. Fortuna. Ora nessuno pensi, Stracquadanio compreso, che queste considerazioni abbiano una pretesa apodittica, ossia B. fa schifo punto. No, proverei semmai a ragionare, proverei prima a raggiungere una discussione condivisa, e soprattutto, magari, toccare il cuore di Stracquadanio, di quelli che la pensano, berlusconiani tutti di un pezzo, come lui. Proviamoci almeno. Ci può perfino sorgere il dubbio, ascoltandolo, d’avere intuito vette, cime Coppi inarrivabili, di subalternità psicologica, se non di servilismo, parole che la corte riserva al sovrano, al nababbo? Possiamo, lì da Lerner (anche lui a tratti strabiliato da così tanta generosità verso B.) avere avuto la percezione della dissoluzione d’ogni giusta proporzione? Il popolo, i semplici, in questi casi hanno sempre pronta una risposta: ma se uno ti fa stare bene, ti dà i soldi, ti trova un lavoro, ti fa onorevole, no, perché mai dovresti trovare il pelo nell’uovo? In questo genere di casi, sul predellino ci sali anche tu, magari un po’ più indietro rispetto al benefattore, e prendi ad applaudire per galvanizzare il resto della piazza, quella di un ventilato “Sì B. Day”, tutti con Silvio. Dinanzi a una pioggia di benefit non c’è nulla di male. E cosa penserà Stracquadanio dell’idea di un assessore del Pdl che ha proposto di intitolare una strada di Roma alla mamma di B, in quanto, e qui si torna a M, progenitrice di un futuro grande leader? E che vorrà mai dire “istituzionalizzare il carisma”, anche in questo caso il copyright è di Stracquadanio, che ne pronuncia la possibilità concreta, se non proprio con un decreto legge piuttosto con un nuovo applauso, ricorrendo a un tono di voce pieno, carico, davvero corposo, “B. come il generale De Gaulle”, suggerisce il nostro. E Stracquadanio invece?
www.teledurruti.it
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