Nino Di Matteo, titolare delle indagini sulla trattativa e pm nel processo Cuffaro, nel suo intervento al convegno “incriminato” ha definito sorprendenti le dichiarazioni di autorevoli esponenti istituzionali secondo cui indagare su certi fatti costituisce uno spreco di risorse, aggiungendo che è un dovere imprescindibile accertare se lo Stato e la mafia - due entità che devono sempre restare contrapposte - in alcuni momenti storici abbiano dialogato e stretto patti. Parole seguite all’intervento di Fini: ricordare Borsellino è un vuoto esercizio retorico se non si parte da una considerazione: essere grati alla magistratura e a ciò che oggi sta facendo per continuare la sua opera. Al convegno seduto accanto a Fini c’era il procuratore capo di Pescara, Nicola Trifuoggi, con cui il presidente della Camera ha scambiato le battute finite nel fuorionda.
Una conversazione tra amici è divenuta di dominio pubblico. Sorpreso? Amareggiato?
“In verità era la prima volta che incontravo il Presidente Fini. Non siamo amici? - precisa il Procuratore che con gentilezza parla per ristabilire la verità dei fatti e non apparire come il depositario di un disegno politico-. Prima del dibattito abbiamo avuto una piacevole conversazione sullo stato della criminalità e della corruzione nella pubblica amministrazione, e gli ho spiegato che esisteva un premio intitolato a mia figlia, morta due anni fa di cancro. Poi mi sono trovato seduto al suo fianco e Fini ha fatto delle considerazioni rispetto a ciò che ascoltavamo. Sono sorpreso che siano state captate dai microfoni, parlava così a voce bassa che a malapena riuscivo a sentirlo. Si è trattato di una conversazione riservata che correttezza e anche codice penale avrebbero imposto che restasse tale e non perché Fini mi abbia fatto alcuna confidenza. Dal video invece viene fuori un ragionamento, mentre erano riflessioni a ciò che dicevano i relatori - soprattutto il collega di Palermo - che Fini ha particolarmente apprezzato”.
Augurandosi che le indagini sulle stragi vadano a buon fine...
“Sì. Ho condiviso la necessità che si faccia chiarezza perché il Paese non può più convivere con questi dubbi”.
Nel video trasmesso non c’è, ma Fini ha anche detto: “Se fosse per me non farei votare le regioni del sud”?
“Di fronte al quadro che emergeva dagli interventi si è trattato di una battuta quasi scontata. Se è per questo ha anche aggiunto che occorre rifiutare i voti appoggiati dalle organizzazioni criminali? Si può, forse, non condividere che la politica debba rifiutare i voti mafiosi?”
Una conversazione tra amici è divenuta di dominio pubblico. Sorpreso? Amareggiato?
“In verità era la prima volta che incontravo il Presidente Fini. Non siamo amici? - precisa il Procuratore che con gentilezza parla per ristabilire la verità dei fatti e non apparire come il depositario di un disegno politico-. Prima del dibattito abbiamo avuto una piacevole conversazione sullo stato della criminalità e della corruzione nella pubblica amministrazione, e gli ho spiegato che esisteva un premio intitolato a mia figlia, morta due anni fa di cancro. Poi mi sono trovato seduto al suo fianco e Fini ha fatto delle considerazioni rispetto a ciò che ascoltavamo. Sono sorpreso che siano state captate dai microfoni, parlava così a voce bassa che a malapena riuscivo a sentirlo. Si è trattato di una conversazione riservata che correttezza e anche codice penale avrebbero imposto che restasse tale e non perché Fini mi abbia fatto alcuna confidenza. Dal video invece viene fuori un ragionamento, mentre erano riflessioni a ciò che dicevano i relatori - soprattutto il collega di Palermo - che Fini ha particolarmente apprezzato”.
Augurandosi che le indagini sulle stragi vadano a buon fine...
“Sì. Ho condiviso la necessità che si faccia chiarezza perché il Paese non può più convivere con questi dubbi”.
Nel video trasmesso non c’è, ma Fini ha anche detto: “Se fosse per me non farei votare le regioni del sud”?
“Di fronte al quadro che emergeva dagli interventi si è trattato di una battuta quasi scontata. Se è per questo ha anche aggiunto che occorre rifiutare i voti appoggiati dalle organizzazioni criminali? Si può, forse, non condividere che la politica debba rifiutare i voti mafiosi?”
Al termine del convegno, ci racconta una ragazza delle associazioni antimafia, Fini è andato a stringere la mano a Di Matteo invitandolo a continuare con la tenacia e la determinazione di un vero pm.
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