giovedì 21 gennaio 2010

Alfano ai magistrati: "Non faremo leggi punitive"


"Non abbiamo intenzione di fare regolamenti punitivi o che rendano negletta la giustizia. Crediamo nell'autonomia e l'indipendenza dei magistrati, che sono soggetti solo alla legge, ma alla legge sì, e la legge la fa il Parlamento". Lo ha detto il ministro della Giustizia Angelino Alfano, replicando nell'aula di Montecitorio nel corso del dibattito sulla sua relazione sullo stato della giustizia in Italia. E in un momento in cui la polemica resta altissima, dopo l'approvazione, ieri in Senato, delle norme sul processo breve.

Un ok commentato oggi, con durezza, da Giuseppe Cascini, segretario dell'Anm: "Questa è la resa dello Stato di fronte alla criminalità. Noi abbiamo il dovere di denunciare la gravità delle conseguenze di questa legge. Si stanno mettendo in discussione le fondamenta dello Stato democratico".

Nel suo intervento alla Camera, invece, il Guardasigilli ha spiegato che "i magistrati devono applicare la legge - ha spiegato il Guardasigilli - perché soggetti non al governo né al ministro, ma alle leggi del Parlamento, che esprime la sovranità popolare, la stessa in nome della quale i giudici emettono le sentenze. Non ci sono sovranità maggiori o minori". Poi, rispondendo a una domanda, ha detto di aver da poco bandito un concorso per 300 posti in magistratura: "Avevo già bandito un concorso per 500 posti in magistratura ma i candidati idonei sono stati meno della metà. E' colpa del governo o del ministro?".

Alfano ha anche annunciato un piano straordinario per la giustizia civile, in cui si registrano le lentezze più incredibili: "Vogliamo abbattere in mille giorni, ossia in 3 anni, gli oltre 5 milioni di processi civili pendenti". Il piano dovrebbe essere presentato in "tempi brevi" al Consiglio dei ministri. Conclusione: a suo giudizio, la sfida sulla riforma della giustizia è quella "tra chi vuole cambiare la giustizia e l'Italia in direzione migliorativa e chi, invece, vuole lasciare le cose così come sono".

E sempre oggi, il Consiglio superiore della magistratura ha annunciato che la Prima commissione valuterà se inserire anche le critiche fatte ieri dal premier alle toghe - che ha parlato dei pm di Milano come un "plotone di esecuzione" - nella pratica già aperta sui suoi attacchi alla categoria.

(21 gennaio 2010)


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