"Adesso basta distinguo. Si torna e si fa sul serio. Nella maggioranza non voglio sbavature, sulla giustizia si marcia compatti. E Bersani non può certo pretendere di dettare condizioni". Il presidente del Consiglio Berlusconi rientra ad Arcore in elicottero dopo la vacanza lampo nella residenza di Marina a Saint Paul de Vance, Costa Azzurra. E in cima ai pensieri e ai colloqui coi suoi c'è già l'agenda e un filo di apprensione in vista dell'altro rientro, quello vero, la settimana prossima a Roma.
Lo start è bruciante. Lunedì il vertice sulla giustizia col Guardasigilli Alfano e poi subito in aula al Senato col processo breve e alla Camera con il legittimo impedimento. Norme decisive per scongiurare il traguardo del processo Mills in primavera. La tensione tornata alta con Gianfranco Fini e i parlamentari a lui più vicini rischia di complicare i piani del Cavaliere. Che invece, non a caso, sta cercando in tutti i modi di tenere aperto il confronto con l'opposizione sul capitolo delle riforme, giusto per evitare barricate sul fronte giustizia. Va da sé che la chiusura di ieri del numero uno del Partito democratico sulle norme processuali sia stata accolta ad Arcore come un pessimo segnale: "Così rischia di saltare tutto il confronto sulle riforme, come sospetto da sempre Bersani avrà grosse difficoltà a smarcarsi dalle frange più estreme del giustizialismo, anche dentro il suo partito".
Intanto, c'è da tenere compatta la trincea del Pdl. Ecco perché domenica scorsa, 3 gennaio, Silvio Berlusconi ancora in ritiro a Villa San Martino non si è lasciato sfuggire l'occasione del cinquantottesimo compleanno del presidente della Camera per una telefonata di auguri. Con Gianfranco Fini, in queste settimane, il clima è tornato pessimo. Tra i due, una chiacchierata di pochi minuti che è stata definita "cordiale, amichevole", con appuntamento finale alla prossima settimana a Roma. Certo, l'indomani, il lunedì, tutto sarebbe poi precipitato ulteriormente con l'ennesimo affondo con cui Vittorio Feltri sul Giornale ha accusato Fini con titoli cubitali di essere "come Di Pietro". Proprio per non peggiorare la situazione, raccontano che il Cavaliere abbia frenato sulla nomina di Daniela Santanché a sottosegretario al Welfare. Designazione già in cantiere per il primo consiglio dei ministri di mercoledì prossimo nonostante il veto opposto da tutta l'area finiana, ma ora tornata nel limbo per ragioni di opportunità.
Il fatto è che proprio da quell'area del Pdl giungono altri segnali di fumo poco rassicuranti per Berlusconi. "L'unico linguaggio che il premier comprende ormai è quello delle leggi sulla giustizia - spiega la strategia un finiano di stretta osservanza - Dunque, se non accetterà di dialogare alla pari con Fini, da cofondatore, gli faremo capire che il nostro sostegno è tutt'altro che scontato. Il ddl sulla cittadinanza non è nel programma? Bene, neanche il legittimo impedimento che arriverà alla Camera lo è". Come se non bastasse, l'inquilino di Montecitorio continua a tessere la sua trama. Ieri, pranzo e lungo faccia a faccia con il leader dell'Udc Casini, alla presenza di Cesa e della Polverini, per siglare e blindare l'accordo per le regionali nel Lazio. Ma la sintonia tra i due è proiettata oltre il 28 marzo, un pensiero rivolto al futuro, a quel "partito della nazione" ventilato dai finiani e che non dispiace affatto al leader centrista.
Il presidente del Consiglio dovrà fare i conti con tutto questo e tanto altro, al rientro. Non ultima, la riforma del fisco. Dopo che due giorni fa alcune agenzie di stampa avevano attribuito a Berlusconi l'annuncio di un ipotetico taglio delle tasse nel 2010, è intercorsa una telefonata nient'affatto serena col ministro delle "forbici", Giulio Tremonti. I due si rivedranno presto, forse anche oggi. Nessun taglio possibile alle tasse, come ha chiarito il ministro, ma il premier torna a chiedere che un segnale sul fisco venga lanciato agli elettori, prima delle regionali.
(08 gennaio 2010)
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