sabato 23 gennaio 2010

CRAXI, SANTO O LADRO?



Furio Colombo


Ma Craxi era un santo o un ladro? Era un grande statista a cui abbiamo negato il dovuto riconoscimento o un imputato che si è reso latitante ai suoi processi?
Nicola
ORA CHE è iniziato e appare inarrestabile il processo di santificazione, è un po’ tardi per discuterne. La scelta, ai più alti livelli, sembra molto simile a quella fatta per spingere avanti la santificazione di Pio XII. Va bene, deve essersi detto Ratzinger: non avrà detto una parola in pubblico per condannare le leggi razziali, non si sarà mosso di traverso per impedire la deportazione degli ebrei romani la notte del 16 ottobre 1943. Ma dentro di sé era un uomo disposto alla solidarietà, uno che ha dato una mano in segreto e non era affatto filo-nazista. I disturbatori di questa interpretazione (il bene non dipende dalle opere), non prevarranno, ti dice una salda pattuglia di teologi. Allo stesso modo sempre più deputati e senatori e giornalisti (insomma il sistema di “Porta a Porta”) sembrano persuasi che la grandezza di un politico non dipende dall’osservanza delle leggi e dalla ferma decisione di accettare i processi. Per poter celebrare il politico, che certo ha avuto un peso nella vita pubblica italiana, bisogna declassare le iniziative giudiziarie, dichiararle ostacoli deliberatamente buttati sul camino della grande politica per bloccare o deviarne il percorso. In questo modo i processi sono un incidente non casuale ai quali è giusto e ragionevole ribellarsi. Mettiamo il tutto sul conto di un grande complotto detto “giustizialista” per cancellare con le sentenze il voto popolare. E passiamo alla celebrazione politica. A questo punto, spostando il luogo e il tempo ma non il senso della questione, chiamo a testimoniare il fantasma del molto indagato presidente americano Richard Milhouse Nixon. E’ stato un presidente importante nella storia degli Stati Uniti? Qualsiasi politologo americano, di una parte politica e dell’altra direbbe di sì. Basti ricordare la fine della guerra nel Vietnam e l’apertura con la Cina. E’ un presidente da celebrare con cerimonie, discorsi e uso del suo nome per strade, piazze, aule universitarie, busti nell’atrio? Negli Usa non verrebbe in mente a nessuno. Soprattutto non verrebbe in mente ai repubblicani, che vogliono tenersi a distanza dal ricordo delle gravi imputazioni che sono state mosse. Nixon è stato certamente vittima di una giustizia implacabile (ricordate il giudice italo-americano Sirica che, giorno dopo giorno, ha arrestato tutti i collaboratori e consiglieri di Nixon, incluso il suo avvocato John Dean?). Quella giustizia, costringendo Nixon alle dimissioni, ha certo cambiato il corso della Storia e della politica. Ricordo che a questa obiezione il giudice Sirica ha risposto: “Non è la giustizia che cambia il corso della politica. Soni i reati”. Gli americani, politici e non politici, non hanno mai più sollevato la questione
Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano 00193 Roma, via Orazio n. 10 lettere@ilfattoquotidiano.it  

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