"Guagliò, calmi, che la capa gira!". È diventato lo slogan amaro nei quartier generali del Pd. La "capagira" significa il misto di stordimento, rabbia e impotenza col quale oggi il partitone s'avvia a una sconfitta annunciata contro il guerrigliero Nichi Vendola. "Uno che era finito sei mesi fa e noi siamo stati capaci di trasformare in Che Guevara" dicono i vecchi militanti. Soffiano mazzate di vento gelido sul lungomare di Bari e perfino quelle tirano per Vendola. Domenica la gente non andrà in gita e più gente va a votare le primarie, tanto più sale il vantaggio del governatore sullo sfidante. La domanda della gente pugliese non è se vincerà "Nichi o Boccia", dove già la scelta di nome o cognome segna una distanza. Piuttosto "di quanto vincerà Nichi". Se con il dieci, il venti o il trenta per cento. È raro in effetti assistere a una vigilia tanto univoca. Non solo nei sondaggi, per quel che valgono.
Ma nei discorsi, negli umori, nei segni sparsi per le strade. Almeno a Bari e dintorni, dove si gioca, cifre alla mano, la metà della partita. Basta confrontare la mestizia delle sedi del Pd con l'allegra sarabanda giovanile di Fabrica, il quartier generale di Vendola. Confrontare i muti e radi manifesti di Boccia con gli squillanti e felicemente populisti del Comandante Nichi, "Solo con(tro) tutti". Misurare con lo sguardo i luoghi della contesa. Mentre i dirigenti del partitone viaggiano per salette da convegno, sezioni desertiche e studi televisivi, Vendola attraversa bagni di folla e prenota per il gran finale di oggi Piazza Prefettura, roba da ventimila persone, che soltanto il Berlusconi dei tempi d'oro è riuscito a riempire con un comizio. L'altro giorno è arrivato finalmente a Bari il segretario Pier Luigi Bersani per sostenere la candidatura di Boccia e l'evento non è riuscito a colmare le trecento poltrone di una sala della Fiera.
"Uno spettacolo avvilente e preoccupante" ammette il senatore dalemiano Nicola Latorre. "Non c'era uno della minoranza del partito. Tutti a sostenere l'Opa ostile di Vendola sul Pd". Lo sfascio del partitone in questa guerra insensata è del resto facilissimo da misurare. Nelle due ore trascorse a Fabrica ho assistito al pellegrinaggio di una decina di consiglieri comunali del Pd e all'arrivo di una comitiva di giovani di Molfetta decisa a organizzare una serata "pro Vendola". "Siete di Sinistra e Libertà?" "Macché, siamo del Pd!".
"Per quale motivo, di preciso, avete deciso di suicidarvi?" ha risposto lo scrittore e senatore Pd Gianrico Carofiglio ai messi di Bersani e D'Alema che gli avevano chiesto se "almeno lui" se la sentisse di pronunciarsi per il candidato ufficiale. Dopo che decine di artisti, intellettuali, scienziati e premi Nobel, da Margherita Hack a Dario Fo, avevano aderito agli appelli di Vendola. Dalla parte di Boccia, a sorpresa, è arrivato un solo testimonial e piuttosto bizzarro: Franco Califano. Ma sì, il mitico. Sempre stato "nero". "Ma che te devo di'? Francesco è n' amico. E poi 'sto Vendola che fa la vittima m'ha veramente rotto li...". Così oggi Francesco Boccia, che sembra molto più solo contro tutti, si è consolato sfrecciando fra Foggia e Bisceglie su un'Alfa con al fianco "Er Califfo". "Alla faccia della sinistra da bere, meglio il Califfo" dice lo sfidante. "Prima o poi gli elettori capiranno che quella di Vendola è una truffa, retorica allo stato brado".
Prima di domani però pare difficile. Quanto all'altro califfo, Massimo D'Alema, ha deciso di rinviare la nomina romana al Copasir a martedì e di rimanere sulla barca del suo candidato fino all'ultima ora utile. Soltanto che la barca continua a prendere acqua e il ventennale califfato di D'Alema in Puglia rischia di chiudersi.
Chi l'ha fatto fare a D'Alema, a Bersani e al Pd tutto di ficcarsi nella trappolona pugliese? Alessandro Piva, regista barese che di "capagira" se ne intende, ha la sua teoria: "Vendola è un Berlusconi rosso e li ha fregati con lo stesso metodo che il Cavaliere usa da anni. E' bravo a far la vittima, quello contro il sistema, quello che si è fatto da solo. E' più moderno, è un comunicatore, si rivolge direttamente al popolo ed è capace di emozionare. Con lui gli avvisi di garanzia funzionano alla rovescia. È un combattente e ha dimostrato di avere nove vite come i gatti. È come Berlusconi".
Almeno un po' deve essere vero, se il "Berlusconi rosso" non s'offende al paragone, sembra anzi quasi compiaciuto. Ma sugli errori degli ex compagni del Pci, Nichi Vendola ha anche un'altra spiegazione: "Hanno un rapporto nevrotico con la modernità e non hanno mai davvero chiuso i conti col passato. Ma di tutta la grande narrazione politica comunista, quelli come D'Alema e Bersani hanno conservato un solo tratto, il fascino supremo del comando. L'illusione di poter imporre alla base qualsiasi scelta, per quanto impopolare, in nome del fine superiore del partito. Soltanto che questo fine superiore non esiste più. E alla lunga, senza un'utopia, una trascendenza, la gente prima o poi si stufa di obbedire".
L'impressione è che il "poi" sia arrivato di colpo, oggi, qui, in Puglia. Dove il Pd di Bersani rischia di correre incontro a una crisi dura, non soltanto locale, ma nazionale. Per la tigna dalemiana, per incapacità di fiutare il vento, per il "rapporto nevrotico con la modernità", và a sapere. In ogni caso, a quarantotto ore dal voto delle primarie, perfino nel fronte fedele al candidato ufficiale, si discuteva soltanto di come rimediare alla sconfitta. Come rimettere insieme, da lunedì, i cocci di un'alleanza devastata dal palio delle sinistre. Michele Emiliano, il sindaco di Bari che appoggia Boccia, ma non perde mezza occasione di fare l'elogio di "Nichi", si ritaglia fin da subito il ruolo di grande mediatore per il dopo disastro: "Comunque vada a finire, le primarie del Pd hanno cancellato dalla scena politica il centrodestra e segnalato la ricchezza del centrosinistra agli elettori pugliesi. Boccia e Vendola sono due facce di una bella politica, destinate a collaborare da lunedì se il centrosinistra vuole davvero vincere. Ed è già troppo tardi. Perché se Francesco Boccia fosse stato in questi anni il vice presidente della Puglia e l'assessore al bilancio, come in molti avevamo suggerito a Nichi, oggi la Regione non avrebbe buchi, ma risorse da destinare allo sviluppo". Su una linea pragmatica è Alessandro Laterza, editore e presidente degli industriali pugliesi, che finora si è tenuto lontano dalla rissa: "Aspetto che finisca la disfida per tornare a parlare dei fatti. Per esempio dei tre miliardi di fondi europei che finora non siamo stati in grado di ottenere per la Puglia e che potrebbero cambiare la faccia all'economia della regione.
La sconfitta del Pd è annunciata, ma la catastrofe si può ancora evitare. Soprattutto se la vittoria di Vendola non sarà schiacciante, come dicono i sondaggi e il popolo del blog. Perché altrimenti il vento si porta via tutti i personaggi. Magari al suono di una musica da circo, come nel finale di Otto e Mezzo di Fellini, che ieri mezza Bari bene è corsa ad applaudire al Petruzzelli, nella versione holliwoodiana di "Nine". Per distrarsi col festival del cinema dal festival della politica, per sorridere alla fine di un'altra giornata amara.
(23 gennaio 2010)
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