venerdì 22 gennaio 2010

Il mondo che piace ai liberisti


di Giorgio Bocca


La corsa a consumare di più e a lavorare di meno, l'aumento demografico e il matricidio della terra che stiamo compiendo, imporranno, non per saggezza ma per necessità, il liberalsocialismo
Chi vincerà fra liberalismo e comunismo? Vincerà, si spera, il liberalsocialismo della sopravvivenza. Per l'avvento del buon senso e della saggezza? No, per necessità, per l'istinto fondamentale della sopravvivenza, perché andando avanti come andiamo arriveremo alla fine della specie umana.

Un socialismo obbligato e obbligatorio meglio comunque che l'estinzione? A lume di logica sì. E anche di matematica, perché due più due faranno quattro anche nel nostro prossimo avvenire, nonostante le menzogne della pubblicità e le megalomanie dei demagoghi. Niente profezie, ma previsioni elementari per evidenti, visibilissime ragioni.

Primo: il cosiddetto progresso, la corsa umana a consumare di più e a lavorare di meno ha assunto una velocità e un ritmo sempre più divoranti. Ci abbiamo messo decine, centinaia di millenni ma adesso ci siamo: l'informatica, il computer in tutte le case e in tutti gli uffici ci ha fatto passare dai mutamenti lenti della produzione, dai salassi delle epidemie e delle guerre a una corsa continua senza misura e senza meta.

Il saluto normale degli uomini, il buon giorno, buona salute, è mutato in quello di buon lavoro. Lo usiamo compiaciuti senza accorgerci che è un mutamento radicale del modo di essere umano: il lavoro punizione divina per il peccato originale, il lavoro imposto dal creatore all'uomo con il sudore della sua fronte che da condanna si trasforma in modello. Per giunta in un lavoro quasi sempre umiliante e alienante, il lavoro della catena fordista, il cui fondatore così diceva: "Operai, non vi si chiede di pensare, ci sono persone pagate per questo". Per la stragrande maggioranza un lavoro meno faticoso che in passato, ma così alienante che lo si compensa con il consumismo universale o con lo scoppio delle carceri, la crescita continua di quanti magari delinquendo, al lavoro stupido non ci stanno.

Secondo: l'assurdo aumento demografico, il fallimento del comandamento divino crescete e moltiplicatevi che le chiese continuano a predicare, dicendo che ci sarà cibo e tetto per tutti. Non è vero già oggi: nel mondo milioni di persone muoiono di fame e di freddo. Per rispondere al crescente numero di bocche affamate il progresso senza limite e ragione sta compiendo un matricidio, sta uccidendo la madre terra. Non sappiamo se l'effetto serra sia veramente prodotto dall'aumento di anidride carbonica che produciamo con le fabbriche e l'allevamento, ma sappiamo di certo, basta guardarci intorno, che stiamo divorando il territorio, cementificandolo, asfaltandolo al punto che il bel paese in cui siamo nati è diventato irriconoscibile nel giro di pochi decenni, basta percorrerlo dal Brennero a Capo Passero per constatare che campi e città sono ormai invisibili dietro le pareti antirumore, i cartelloni pubblicitari e la selva dei tralicci elettrici o televisivi. Che cosa è la delocalizzazione tanto lodata dai liberisti? È la progressiva occupazione e distruzione dei territori ancora intatti.

Nella corsa dissennata al progresso autodistruttivo le ideologie che si sono affrontate e combattute nel Novecento si sono dissolte: Berlusconi vale Putin, Sarkozy vale Lukashenko, tutti fanno a gara a chi divora di più e più in fretta i beni della terra. Un socialismo obbligato e obbligatorio è nel nostro prossimo futuro? Quanto prossimo non lo sappiamo, ma inevitabile di certo. Speriamo con un minimo di libertà e di diritti umani. È per questo che i 'piccoli Cesari' che ci ritroviamo sono ridicoli prima che nocivi.

(21 gennaio 2010)

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