sabato 23 gennaio 2010

PROSSIMO OBIETTIVO: LACCI E LEGACCI ALLA MAGISTRATURA



di Sara Nicoli


Il processo breve distruggerà la giustizia, ma questo governo ha in serbo di volare più in alto
. Con una proposta di legge costituzionale nuova di zecca, l’ultima della serie negli interventi contro lo Stato di diritto, la prodigiosa Jole Santelli, ex sottosegretaria alla giustizia e oggi vice presidente della commissione Affari costituzionali di Montecitorio, punta direttamente al cuore del problema: distruggere la magistratura, rendendo impossibile lo svolgimento dell’azione penale e civile e sottoponendo tutti i giudici, di ogni ordine e grado, a tagliole disciplinari per limitare al massimo i tentativi di andare oltre l’ordinaria amministrazione.

Perla del provvedimento, rubricato alla Camera sotto la voce “Modifiche al titolo IV della Costituzione concenente la magistratura e l’esercizio della giurisdizione”, il taglio del legame tra politzia e giudici.

Le forze dell’ordine non saranno più alle dipendenze del pm bensì a quelle del governo attraverso il ministero della Giustizia. Al pm, dunque, verrà sottratta l’arma principale della professione, l’iniziativa delle ricerca di notizie di reato. E per di più, in barba a quanto stabilito dall’art. 112 della Costituzione sull’obbligatorietà dell’azione penale, in caso di notizie di reato, il Parlamento delegherà il governo a stabilire una sorta di listino di priorità dei reati da perseguire a cui il pubblico ministero dovrà attenersi scrupolosamente. Insomma, se il governo dovesse stabilire che prima della persecuzione del reato di corruzione bisogna investigare sui furti d’auto, il giudice non potrà far altro che chiudere gli occhi e andare oltre. In nome delle priorità.

Siamo all’apoteosi delle leggi ad personam. In questo caso “ad castam”.

Quella dei politici contro quella dei giudici. Forse è proprio in questo articolato che si nasconde l’offensiva finale. Basti pensare che la proposta Santelli è stata scritta da avvocati (la stessa Santelli lo è) che, grazie a questo testo, mirano a vedere costituzionalizzata la loro figura professionale al pari di quella giudici; da semplici liberi professionisti, gli avvocati si trasformeranno in elementi “essenziali” nello svolgimento “di ogni procedimento giudiziario”. C’è solo da immaginare quanto questa promozione istituzionale potrà gravare sui cittadini sotto forma di levitazione di parcelle.

È bene dire subito che, sul fronte dell’eccesso di zelo, la Santelli è arrivata seconda. Un simile disegno di legge era già stato depositato al Senato circa un mese fa, primo firmatario Marcello Pera, e conteneva - come quello Santelli - anche norme sulla separazione delle carriere, la previsione di due distinti consigli superiori della magistratura (giudicante e requirente) e limiti ai mezzi di impugnazione delle sentenze. La Santelli, però, è andata oltre, aggiungendo la famigerata norma sul ritorno della polizia giudiziaria sotto il controllo del governo e l’istituzione di un’ Alta Corte, ovvero di un terzo organo per le sanzioni ai giudici e ai pm.
E chiosando che contro i provvedimenti disciplinari sarebbe ammesso soltando il ricorso alle sezioni riunite della Cassazione per “violazione di legge”. In pratica, quest' Alta Corte, nella mente della deputata Pdl, dovrebbe essere un altro piccolo Csm, composto da nove membri che durano in carica nove anni e sono per un terzo nominati dal Presidente della Repubblica e per due terzi eletti dal Parlamento. E per non negarsi davvero nulla, ecco, infine, il disegno del nuovo Csm: diviso in due (uno requirente e l’altro giudicante) con funzioni uguali (amministrative come assunzioni trasferimenti e promozioni) in virtù della divisione delle carriere. Insomma, sempre peggio. A parte le parole di Fini. Che ieri, sul processo breve, ha annunciato che “c’è tempo per fare alcune modifiche”. Sul tema della giustizia è tornato anche il Guardasigilli Angelino Alfano, ribadendo tuttavia che processo breve e legittimo impedimento sono due provvedimenti «che rispondono a ragioni differenti e che andranno avanti insieme".

Sempre netto, infine, Di Pietro. "Il nostro auspicio è che, una volta approvato, il presidente Napolitano non lo firmi».

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