martedì 26 gennaio 2010

Vendola: con me torna a vivere. una sinistra che sa emozionare


di CURZIO MALTESE


Il giorno dopo, il giorno del trionfo a reti quasi unificate, dai salotti di Bruno Vespa e Gad Lerner, la celebrazione più inattesa è arrivata al compagno Nichi da un vecchio nemico, l'ex fascistone Salvatore Tatarella, l'uomo più popolare della destra pugliese, fratello del mitico Pinuccio. All'aeroporto di Bari, dove Vendola è in partenza per Milano, Tatarella gli viene incontro: "Omaggi a sua eccellenza!". "Sua eccellenza sarà lei..." sorride Nichi. "Quant'è bravo 'sto ragazzo, che spinge i suoi avversari al suicidio" aggiunge Tatarella. E rivolto al cronista: "Ha vinto ieri e vincerà a marzo. Lo sa lui, lo so io, lo sapete pure voi". Poi s'accendono le telecamere e parte la dichiarazione ufficiale: "Rocco Palese è il miglior candidato possibile per smascherare i cinque anni d'inganno". Un vero Tatarella. Ma tutti sanno, Vendola, Tatarella che il vento ormai tira a favore del ciclone Nichi.

E' diventato di colpo un principe fortunato, Nichi Vendola. Una fortuna bipartisan. D'Alema l'ha trasformato in eroe, Berlusconi gli sceglie l'antagonista di minor carisma, Rocco Palese, ombra dell'oscuro Fitto. E perfino Casini gli regala la candidatura di Adriana Poli Bortone. E dire che Vendola ha sempre considerato un limite l'appartenenza a una generazione "sfigata" di neo cinquantenni, quelli che non avevano fatto il '68 e ora sono troppo vecchi per il famoso ricambio. E' del '58. Famiglia della piccola borghesia, classe destinata all'estinzione secondo il piccolo borghese Marx, "eterna" invece per Hans Magnus Enzensberger. "Padre partito fascista per la guerra e tornato comunista come tanti". L'hanno chiamato Nicola in onore al patrono di Bari e di tutte le Russie, ma Nichi per via di Nikita Kruscev, il profeta della destalinizzazione. "E tu hai dedalemizzato la Puglia!" gli hanno detto la notte della festa. Pronta replica: "Calmi, guagliò. Non è proprio il momento d'infierire".

Non ha infierito, infatti. Da quando è arrivato il pazzesco risultato del feudo di D'Alema, Gallipoli città (85 Vendola, 15 Boccia), lo sforzo del governatore è stato di ricucire. Con perle di diplomazia: "Ringrazio D'Alema d'aver indicato la soluzione democratica delle primarie". Roba da ridere per chi ha assistito alle telefonate furibonde ai delegati democratici per evitare le primarie "a tutti i costi", agli sms secchi a Michele Emiliano ("Ora è tutto nelle tue mani"), agli avvertimenti di Nicola Latorre agli aspiranti candidati.

Ma nel ciclone Vendola sarebbe sbagliato ridurre tutto al duello rusticano con D'Alema. La Puglia, con queste primarie, è diventato un vero laboratorio nazionale. "Non di nuove alleanze, ma di un modo nuovo di fare politica a sinistra". Non è una vanteria. Si sono viste cose davvero nuove attorno al fenomeno Vendola. Nessuno in Italia aveva mai usato così il web, l'invenzione fortunata della "videolettera". "Abbiamo pensato che la piazza virtuale di Internet e quella reale non fossero pianeti diversi, ma evocative l'una dell'altra. E ha funzionato nel riportare alla partecipazione soprattutto i giovani".

Scuola Obama, insomma. Ci si dava appuntamento in piazza via Internet. Lo chiamano il "Berlusconi rosso". "E io non mi offendo, perché sulla capacità di comunicare dal Cavaliere qualche lezione a sinistra la potremmo prendere. Ma certo sui contenuti, non c'è messaggio più lontano del nostro dal populismo della destra. Sull'immigrazione, l'ambiente, la conservazione dei beni comuni come l'acqua, la difesa dei lavoratori. La questione è che la sinistra deve riuscire a tradurre tutto questo in senso comune, attraverso anche le emozioni, perché no. E' rimasta a metà del guado fra la difesa d'ufficio, con toni vagamente sociologici, di un'identità sempre più genericamente progressista, oppure la suicida rincorsa alla destra sui temi della sicurezza".
Ecco un altro che vuole incarnare "la terza via", si dirà. "Ma una terza via fra la casta e il populismo bisognerà pur trovarla. Qui in Puglia nessuno ha identificato me con la nomenclatura di sinistra, anche dopo cinque anni di governo. Mentre, tanto più dopo lo spettacolo delle primarie, confrontato con i vertici romani per designare lo sfidante, è il centrodestra ad apparire come una banda di politicanti. Ci sarà un motivo".

"Dicono che io ho personalizzato la campagna fra me e D'Alema - continua il governatore - . Ma si tratterebbe sinceramente una misera vittoria. La questione è stata fra modi diversi di far politica a sinistra. Quello che ha prevalso in questi anni, incarnato non solo da Massimo, lo possiamo definire il fascino stringente della realpolitik. Che è stato la cifra dominante della nostra ultima esperienza di governo con Prodi, fallita non per Mastella o questo o quello, ma perché gli italiani si sono ribellati alla casta. E la destra è stata bravissima a far passare il messaggio che la casta era il centrosinistra. Io credo invece che si possa criticare il populismo dalla parte del popolo, riuscendo a evocare un senso comune alternativo a quello di Berlusconi. Ed è possibile su tutti gli argomenti dove oggi la sinistra perde".

L'immigrazione, per esempio, o la giustizia? "Ma si pensa che gli operai del Nord, negli anni '50 e '60, fossero contenti di veder arrivare milioni di meridionali? Eppure il sindacato, la sinistra hanno saputo lavorare al senso comune, comunicare l'importanza dell'accoglienza. Lo stesso vale per la giustizia. Io non sono giustizialista, ma neppure reclamo l'impunità se parte un avviso di garanzia. Mi rivolgo agli elettori, come ho fatto con la videolettera, con chiarezza e nulla da nascondere"

Alla fine la Puglia rimane laboratorio nazionale. Anche delle ambizioni di Vendola? "Questo si vedrà. Da oggi sono soltanto uno che deve vincere le elezioni di marzo, altrimenti, diciamo qui, sò mazzate. La vicenda pugliese è stata un'epifania, una storia che ne ha chiarite in maniera direi plastica tante altre precedenti. Spetta ai dirigenti del centrosinistra trarne le conseguenze".

(26 gennaio 2010)

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