sabato 13 febbraio 2010

ABUSO D’UFFICIO: IL PM CHIEDE UN ANNO E SEI MESI PER LOIERO


Domani le primarie in Calabria.

Sul Pd si abbatte l’ennesima grana giudiziaria, nell’ambito dell’inchiesta Why Not

di Antonio Massari

A ventiquattr’ore dalle primarie, in Calabria, scoppia la grana “Loiero”. L’eredità giudiziaria lasciata da Luigi De Magistris – all’epoca pm dell'inchiesta “Why Not”, oggi europarlamentare indipendente in quota IdV – s’abbatte sul presidente della Regione, per il quale, il pm Luigi Facciolla, ha chiesto la condanna a un anno e sei mesi di reclusione per due distinte ipotesi di abuso d’ufficio. Una richiesta, quella avanzata dalla procura, che influirà sulla competizione interna al centrosinistra che, domani, dovrà scegliere, con le primarie il prossimo candidato alla poltrona di governatore. La corsa – tutta interna al Pd – vede competere tre candidati: oltre Loiero, Giuseppe Bova e Brunello Censore. Il vincitore sfiderà Giuseppe Scopelliti (Pdl) e Filippo Callipo (indipendente con il sostegno dell'Idv). Quest'ultimo è stato appoggiato fortemente proprio da Luigi De Magistris. E la tegola giudiziaria s'abbatte sull'intero Pd. Le richieste del pm Facciolla, infatti, riguardano anche il capogruppo del Pd alla Regione, Nicola Adamo, per il quale ha chiesto il rinvio a giudizio, sempre per Why Not, ma in un altro procedimento, poiché Adamo, a differenza di Loiero, non ha chiesto il rito abbreviato. L'unica nota positiva, per il governatore uscente, è la richiesta di assoluzione, avanzata sempre da Facciolla, per il reato più grave: la corruzione sull'appoggio elettorale ricevuto, nelle scorse elezioni, quelle tenutesi nel 2005.

“Di quella montagna di accuse – commenta Loiero – nell'ipotesi del pg è rimasto solo l'abuso d'ufficio, perchè non potevo non sapere quel che altri facevano". "Aspetto con fiducia il verdetto del giudice terzo – conclude – che spero, non tardi, vorrà riconoscere la mia estraneità in tutta questa storia. Sarò io stesso, allora, a ricordare all'opinione pubblica calabrese e nazionale come, e a quale scopo, sono finito in questa vicenda nella quale, ripeto, sono totalmente estraneo”. L'accusa, in totale, per i 40 imputati con il rito abbreviato, ha chiesto ventuno condanne e diciannove assoluzioni.

Tra le richieste di condanna, anche quella per l'ex presidente della regione Calabria, Giuseppe Chiaravalloti, all'epoca candidato di (Fi), oggi vicepresidente dell'Autorità Garante per la Privacy. Per Chiaravalloti è stata chiesta la condanna a due anni e due mesi di reclusione. Per l'imputato principale, Antonio Saladino, imprenditore lametino, ex leader della Compagnia delle Opere in Calabria, è stata chiesta invece la pena più alta: quattro anni e mezzo. Il processo riguarda i presunti illeciti nella gestione dei fondi pubblici in Calabria. L’inchiesta “Why not” fu avviata nel 2006 da De Magistris, al quale fu avocata, dalla Procura generale di Catanzaro. Un'inchiesta che ha suscitato notevoli polemiche, anche per il coinvolgimento dell’ex ministro della Giustizia, Clemente Mastella, prima indagato e poi archiviato nell’aprile del 2008. Altro personaggio eccellente, finito nelle maglie dell'indagine, fu l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi, per il quale, tre mesi fa, il gip ha disposto l’archiviazione. Secondo i magistrati sarebbe stato proprio Saladino, il “deus ex machina” della presunta associazione a delinquere. In Calabria sarebbe stato creato un vero e proprio “sistema”, che coinvolgeva politici di tutti gli schieramenti, che avrebbe frodato i finanziamenti pubblici, spesso dirottandoli verso società riconducibili, anche a Saladino, in cambio di consenso elettorale. Nel mirino dell'inchiesta il sistema dell’assegnazione di posti di lavoro.

Per il presidente Loiero, dichiara il pm Facciolla, “non c’è alcuna prova del concorso nell’attività corruttiva”, ma tra gli imputati troviamo anche suo fratello Tommaso, per il quale, l'accusa chiede otto mesi di reclusione per un altro reato: abuso d'ufficio per un progetto relativo al censimento del patrimonio immobiliare della regione. Resta da vedere, domani, quanto conteranno le richieste della magistratura, nella scelta del candidato governatore, ricordando che Loiero, pochi mesi fa, aveva dichiarato che, se fosse stato rinviato a giudizio, non si sarebbe ricandidato. Dal rito abbreviato, scelto da Loiero, la richiesta di rinvio a giudizio, non è contemplata. E la regione non s'è costituita parte civile.

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