Dal G8 ai Mondiali di nuoto: Mr. Grandi Opere indagato per corruzione, 4 arresti.
Il Gip: appalti, norme colabrodo
di Giampiero Calapà
È scoppiata da Firenze la Bertolaso Connection: un “sistema gelatinoso” con cui venivano distribuiti appalti pubblici per opere relative a grandi eventi, come il G8 della Maddalena (poi trasferito a L’Aquila), i mondiali di nuoto a Roma e il completamento dell’aeroporto internazionale di Perugia per i 150 anni dell’Unità d’Italia. È il sistema per il quale i carabinieri del Ros di Roma hanno eseguito 4 arresti cautelari - coinvolto anche l’ex vice di Bertolaso alla Protezione civile - e 60 perquisizioni su ordine della Procura di Firenze. 40 sono gli indagati, tra cui lo stesso Bertolaso, con l’accusa di corruzione continuata in concorso, e il procuratore aggiunto di Roma Achille Toro. “Nulla di tutto ciò – ha detto a denti stretti il pm Luca Turco – sarebbe stato scoperto se non fosse stato possibile eseguire le intercettazioni telefoniche”. Gli arrestati, invece, sono l’ex vice Capo della Protezione civile Angelo Balducci (oggi presidente del consiglio superiore dei lavori pubblici); l’imprenditore romano Diego Anemone, Fabio De Santis - all’epoca dei fatti nel Dipartimento Sviluppo e Turismo della Presidenza del Consiglio e oggi provveditore alle opere pubbliche per la Toscana; Mauro Della Giovampaola, prima funzionario della Protezione civile, oggi responsabile del completamento dei Grandi Uffizi di Firenze.
Le indagini hanno scoperchiato un “sistema gelatinoso”, appunto, per il “totale ed incondizionato asservimento” degli arrestati, ancor più grave per “gli enormi poteri loro concessi e i rilevantissimi importi di denaro (centinaia di migliaia di euro, ndr) e risorse a carico della collettività”, si legge nell’ordinanza. Fatti gravissimi “proprio per la sistematicità delle condotte illecite” e “per le rilevantissime ripercussioni finanziarie ed economiche ai danni del bilancio dello Stato rese possibili, tra l’altro, da una normativa” che consente ampie deroghe in merito all’aggiudicazione di appalti pubblici “che presuppone in chi la deve gestire ancora di più un rispetto delle regole di trasparenza, fedeltà, imparzialità ed efficienza imposte da legge e Costituzione”. Il sistema non è battezzato “gelatinoso” dagli inquirenti, ma dagli stessi protagonisti “di tale inquietante vicenda di malaffare, che ben potrebbe esser ribattezzata storia di ordinaria corruzione”. Esattamente è l’architetto Paolo Desideri, a definire “gelatinoso” il sistema Bertolaso, durante una conversazione con l’architetto Marco Casamonti (coinvolto nell’inchiesta sull’area fiorentina di Castello e per questo intercettato dalla Procura di Firenze): “Il mio ragionamento – dice Desideri a Casamonti – è questo… loro evidentemente stanno immersi in un liquido gelatinoso che dici giustamente te… è limite dello scandalo… bene… però non è che possono pretendere che quando questo liquido gelatinoso emergono… e quindi il sistema di potere porta alla premialità per loro… e tutto questo va bene… quando non avviene… tutto questo va male”. Qualche volta capita che le cose non funzionino, ma Casamonti spiega perché: “Se vuoi sapere come la penso io… anche i ricorsi sono funzionali… l’impresa fa ricorso perché questa volta mi hai inculato e la prossima volta tu mi… e tutta una roba così… ”. Passaggi che, per la Procura di Firenze, fanno emergere “il modo di muoversi da parte dei funzionari del Dipartimento per lo Sviluppo e la Competitività del Turismo” della presidenza del Consiglio dei ministri. Una struttura di cui fanno parte tre degli arrestati (Balducci, De Santis e Della Giovampaola) più volte definita da parte di molti degli indagati in questi termini: cricca di banditi, banda di banditi, task force unita e compatta, squadra collaudatissima, combriccola, bulldozer, veri banditi, gente che ruba tutto il rubabile, persone da carcerare. Marco De Santis, fratello dell’arrestato Fabio, in una conversazione accusa il familiare di non impegnarsi a sufficienza per fargli ottenere un appalto: “Voi siete una banda di banditi e vi credete che gli altri sono tutti scemi… c’ho davanti gente che ruba tutto il rubabile… ma fatela finita… prima o poi uno scemo che vi crea dei problemi lo trovate… basta… te lo dico chiaro e tondo… io Diego e tutta la combriccola la mando carcerata”. Ora la Procura di Firenze passa la palla a quella di Roma, competente territoriale, ma essendoci tra gli indagati un magistrato romano almeno parte dell’inchiesta potrebbe finire a Perugia.
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