di Davide Milosa
Versamenti in contanti per migliaia di euro. Le verifiche sulle prime carte sequestrate al consigliere comunale del Pdl Camillo Milko Pennisi, arrestato giovedì a Milano mentre ritirava una tangente da 5.000 euro dall’imprenditore Mario Basso, iniziano a dare i primi interessanti frutti.
In sostanza questo denaro rappresenterebbe la prova che la mazzetta per l’ex presidente della Commissione urbanistica fosse un’abitudine ben oliata. Ipotesi definita “molto concreta” dagli investigatori e sostenuta dalle parole dello stesso imprenditore concusso al quale Pennisi disse che per affari molto grossi se ne occupavano altri.
Il consistente flusso di denaro è stato individuato setacciando i conti correnti di Pennisi che, subito interrogato, si è limitato a dire che quei soldi gli sono stati dati dal padre. Scenario che i magistrati ritengono molto poco credibile.
Certo è che Pennisi, dopo tre giorni di carcere, non sembra intenzionato a collaborare. Fino ad ora ha ammesso, ed era impossibile non farlo vista la prova schiacciante del video, i 10.000 euro presi da Basso. Un fatto per il quale Pennisi sembra non darsi pace. “Non avevo capito cosa stavo facendo”. Dopodiché con rabbia: “La mia carriera politica è finita”. Lui ci pensa ormai da tre giorni. Tanti sono quelli che ha passato a San Vittore. E tutto per una mazzetta, intascata sullo stile di quella Tangentopoli che Pennisi, da membro di Gioventù liberale, ha combattuto. Tanto da fondare l’associazione Cittadini per la democrazia liberale. “Volevamo partecipare attivamente al processo di cambiamento di quegli anni”, scrive nel suo sito. All’epoca, lui è un rampante laureato in giurisprudenza fresco di master in Publitalia. Pennisi approda alla politica da berlusconiano laico (posizione che mantiene oggi sposando la corrente del presidente della Provincia Guido Podestà) e si guadagna un posto da titolare nella squadra dei giovani di Forza italia che nel 1997 entrano in Consiglio comunale. La sua storia a palazzo Marino dura 13 anni; una storia senza clamori, quasi silenziosa. Poi nel novembre scorso la speranza di diventare assessore all’Ambiente. Nulla da fare,
Di più ha fatto il filosofo del Pdl e amico di Pennisi, Paolo Del Debbio per il quale “rispetto a tangentopoli non è cambiato nulla”. A questo punto, le indagini si concentreranno sulle decine di pratiche edilizie che negli ultimi quattro anni sono passate per gli uffici della Commissione. Occhi puntati anche sulla Fondazione Stelline di cui Pennisi è consigliere. Infine, oggi sarà interrogato dal gip Simone Luerti.
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