sabato 20 febbraio 2010

COSENTINO SE NE ANDREBBE, IL CAV. LO FERMA


di Vincenzo Iurillo

Silvio Berlusconi respinge le dimissioni di Nicola Cosentino al termine di un faccia a faccia di più di un quarto d’ora, in una convulsa giornata che ha fatto emergere tutte le crepe dell’accordo Pdl-Udc in Campania. Ieri pomeriggio il deputato di Casal di Principe ha annunciato dimissioni “irrevocabili” da coordinatore campano del Pdl e, soprattutto, da sottosegretario all’Economia con delega al Cipe.

Due le probabili motivazioni sullo sfondo. La netta contrarietà di Cosentino all’intesa coi centristi in Regione Campania per sostenere il socialista Stefano Caldoro, firmata al prezzo della cessione della presidenza della provincia di Caserta, il cuore della forza politico-elettorale del sottosegretario, all’Udc Mimì Zinzi.

“Non c’è nessuna sfiducia nei tuoi confronti’ ha detto il premier a Cosentino “la questione è solo politica, è un accordo che non si può cambiare”.

Seconda probabile motivazione: la raffica di dichiarazioni di Berlusconi sulla necessità di ripulire la politica da imputati e inquisiti e l’annuncio che oggi in Cdm verrà presentato un ddl anti-corruzione. Dati che probabilmente non hanno fatto piacere a un parlamentare con una ordinanza di arresto sul groppone per presunte collusioni con la camorra casertana. Fino a quattro mesi fa Cosentino pareva destinato a conquistare senza intoppi la presidenza della Regione Campania e a diventare uno dei cinque o sei politici più influenti del Pdl nazionale. Ieri per qualche ora è tornato un semplice peone della Camera.

La scarna dichiarazione di Cosentino sulla necessità di “liberare il campo da ogni strumentalizzazione in vista della campagna elettorale” lascia aperte una ridda di interpretazioni sulle motivazioni del gesto. Cosentino non ha digerito i termini dell’accordo Pdl-Udc, preso da Silvio Berlusconi e Lorenzo Cesa sulla sua testa: era nettamente sfavorevole e fino all’ultimo minuto ha rivendicato la poltrona per i suoi uomini del Pdl casertano, in testa il senatore Pasquale Giuliano. L’investitura di Zinzi al posto di Giuliano è stata vissuta da Cosentino come un’umiliazione di fronte al suo bacino elettorale. L’altro ieri Cosentino ha incontrato Berlusconi a Palazzo Grazioli. Gli ha ricordato il sofferto passo indietro nella corsa a Governatore. E nel disperato tentativo di convincerlo a cambiare idea ha messo sul piatto le dimissioni in caso di mancato accoglimento della sua linea politica. Ma ieri, di fronte a Gianfranco Fini che gli chiedeva di ‘depotenziare’ il nemico Cosentino, Berlusconi ha scaricato il suo uomo in Campania dando disco verde al pacchetto Pdl-Udc-Zinzi. Di qui le dimissioni, peraltro respinte quasi subito da un Berlusconi che non può permettersi il lusso di rinunciare a Cosentino in campagna elettorale. Dimissioni che arrivano in un momento delicato, con il Pd Vincenzo De Luca dato in rimonta in Campania, mentre prosegue lo stillicidio delle rivelazioni dell’inchiesta di Firenze sugli appalti della Protezione Civile. Il nome di Nicola Cosentino – che non è indagato - compare nelle carte perché ricorre con frequenza in molte conversazioni tra il funzionario del Ministero delle Infrastrutture Antonio Di Nardo (indagato) e il pidiellino Luigi Cesaro, coordinatore napoletano del Pdl politicamente molto vicino a Cosentino, dal giugno 2009 presidente della Provincia di Napoli. Cosentino da pochi mesi aveva assunto la delega al Cipe, snodo fondamentale per la distribuzione dei finanziamenti delle grandi opere. E chissà se il capogruppo del Pd alla Camera, Dario Franceschini, si riferisse proprio all’inchiesta di Firenze quando, intervenendo in aula sulle dimissioni misteriose del sottosegretario, ha affermato: “Qualche tempo fa il Pd ha presentato una mozione di sfiducia contro Cosentino che fu respinta. Vorremmo sapere quali fatti nuovi hanno ora motivato le sue dimissioni”.

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