giovedì 18 febbraio 2010

Dalle scalate bancarie alla clinica Santa Rita, tutto quello che non avremmo saputo


Vi ricordate dei “furbetti del quartierino”? Del progetto di scalate bancarie, e del Corriere della Sera, da parte di Ricucci, Fiorani, Consorte & company? Non avremmo saputo nulla se ci fosse stata la legge sulle intercettazioni approvata dalla Camera. E probabilmente Bankitalia non la guiderebbe Draghi, ma ancora Antonio Fazio.

Non conosceremmo almeno una gran parte dei responsabili della strage di Capaci se non ci fosse stata l’intercettazione sull’“attentatuni”.

Senza intercettazioni non ci sarebbe stato il processo per concorso esterno in associazione mafiosa a Dell’Utri.

Il senatore Cuffaro non sarebbe stato costretto a dimettersi da governatore della Sicilia e noi non sapremmo che – secondo una sentenza d’appello – ha favorito Cosa Nostra.

Con questa legge avremmo ignorato il primario della clinica Santa Rita, Brega Massone e gli altri medici senza scrupoli che hanno menomato pazienti con interventi utili solo per gonfiare i loro portafogli.

Non pervenuta anche l’inchiesta sugli spioni Telecom.

E certamente non sarebbe stata possibile l’indagine sulla Protezione civile, sugli appalti pilotati da mazzette e da donne usate, e che si sono fatte usare, come tangenti.

Dunque il disegno di legge, passato a giugno alla Camera con i voti della maggioranza e 20 franchi tiratori dell’opposizione, se approvato definitivamente dal Senato, pregiudicherà la possibilità di accertare gravi reati, compresi mafia e terrorismo.

E metterà il bavaglio all’informazione. Prevede che le intercettazioni dovranno essere autorizzate dal Tribunale, con un aggravio enorme di lavoro, e potranno essere eseguite quando vi siano “evidenti indizi di colpevolezza”, e non più “gravi indizi di reato”. Come dire che si può intercettare se c’è già un presunto colpevole e non per scoprire chi sia, che è lo scopo delle intercettazioni. Potranno durare al massimo un mese. In casi specifici ci può essere una proroga, per un totale di due mesi.

La disciplina per reati come mafia e terrorismo è diversa, ma i magistrati più impegnati contro la criminalità organizzata denunciano che in molti casi le inchieste per “416 bis” nascono da altre ipotesi di reato. E comunque un pm per mafia può intercettare se vi sono “sufficienti indizi di reato”, per un tempo irrisorio, 40 giorni. Per le proroghe ci vuole l’autorizzazione del Tribunale, entro i termini di durata massima delle indagini preliminari.

E veniamo ai giornalisti. Chi pubblicherà il contenuto o il riassunto di intercettazioni per le quali è stata ordinata la distruzione, o di persone estranee all’indagine, sarà punito con la reclusione da sei mesi a tre anni. La pena minima si può commutare in pena pecuniaria.

Vietata la pubblicazione, anche parziale, degli atti e delle intercettazioni anche se non più coperti dal segreto istruttorio, fino alla conclusione delle indagini preliminari o fino al termine dell’udienza preliminare. Gli editori che violeranno il divieto saranno puniti con multe fino a 465 mila euro. Per i giornalisti arresto fino a 30 giorni o ammenda fino a 5 mila euro che arriva a 10 mila, se si tratta di intercettazioni.

A. Masc.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Luigi scusa se non ti scrivo mail ma ho problemi con il server...ricevo ma non partono.
Ho messo al mio blog la pubblicità del tuo libro e Stefano il mio compagno che lavora presso Comune ha messo la stampa della locandina tuo libro alla bacheca dello stesso.
Inoltre segnalerò alla direttrice della biblioteca l'acquisto del tuo libro.
Siamo contenti che il tuo sogno si sia avverato.
Un grosso saluto
Mariarita

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Grazie.