Hanno scoperchiato la nuova Tangentopoli: il premier vuole il bavaglio
di Sara Nicoli
È considerata una missione impossibile, ma il premier l’ha detto con chiarezza anche al ministro Alfano che gli ha fatto visita ieri a Palazzo Grazioli: “Questo massacro deve finire, troviamo il modo di fermare la valanga di fango che ci ha travolti”. Ed ecco, dunque, riemergere dalle nebbie della commissione Giustizia del Senato la legge blocca intercettazioni telefoniche (sia per la magistratura sia per i giornalisti), proprio quella che il premier volle fermamente varare all’indomani dell’ennesimo scandalo squadernato dalla stampa ai suoi danni e a quelli di Agostino Saccà, l’ex direttore di RaiFiction all’epoca molto attivo nel piazzare sui set della tv pubblica le amiche del Cavaliere.
Per un puro capriccio del destino, l’iter in commissione Giustizia del Senato della legge che Berlusconi volle mettere subito in ponte appena insediato il governo, sta ora per arrivare alla sua chiusura naturale nel ramo nobile del Parlamento; il prossimo 3 marzo scadranno i termini per la presentazione degli emendamenti e subito dopo la conferenza dei capigruppo deciderà quando farla arrivare in aula. E questo accadrà presto, molto presto.
“Visti i regolamenti parlamentari – rassicura, in qualche modo, il relatore Pdl del provvedimento, Roberto Centaro – la legge non potrà essere varata dal Senato prima delle elezioni Regionali. E comunque non mi sembra che si stia accelerando alcunché, l’iter fin qui seguito rientra pienamente nella norma”.
Infatti è il dopo che preoccupa. A differenza del legittimo impedimento, che diventerà legge definitivamente entro i primi di marzo, la questione del bavaglio alle intercettazioni è vista come un’urgenza diversa dal premier; l’importante, come ha detto anche ai suoi, a partire dagli avvocati Ghedini e Longo che seguono sempre da vicino le questioni calde, è che si agisca rapidamente, ma senza strappi. Per Berlusconi stavolta si tratterebbe di una questione “di civiltà, per evitare gogne mediatiche capaci di rovinare per sempre delle vite e delle carriere – questo il suo sfogo ieri con Alfano a Palazzo Grazioli – senza che ci sia nulla di penalmente rilevante”.
“La linea emersa è quella di non apportare modifiche al testo per accelerare i tempi di approvazione”, riferisce uno dei presenti all’incontro. È “molto probabile che il provvedimento resti quello”, ha confermato poi un altro ospite presente a Palazzo Grazioli. L’intenzione del governo sarebbe quindi quella di approvare la legge al Senato subito dopo le elezioni per poi arrivare a un via libera definitivo alla Camera entro i primi di settembre. Di pari passo, insomma, con la ripresa della discussione, sempre a Montecitorio, del processo breve.
Un autunno caldo, senza dubbio. Con un ddl sulle intercettazioni assolutamente blindato. “Per quanto ci riguarda – spiega Felice Casson, relatore di minoranza del provvedimento – abbiamo già presentato una serie importante di emendamenti e ci aspettiamo che siano adeguatamente discussi. Certo, se loro vogliono accelerare, con la maggioranza che hanno possono decidere quello che vogliono, ma faremo di tutto per evitare colpi di mano”.
Ma quando Berlusconi si mette in testa qualcosa, farlo tornare sui suoi passi è impossibile. Ecco che, quindi, ci si aspetta comunque una fuga in avanti. Sempre che alla Camera Gianfranco Fini sia d’accordo nel dare al provvedimento una corsia privilegiata. E, ad oggi, non sembra affatto così. Anzi.
Dice il finiano di ferro Fabio Granata: “È una questione certamente molto delicata, che non può inficiare le potenzialità investigative ma neppure essere in contrasto con la libertà di stampa. D’altra parte un equilibrio va trovato e so per certo che la presidente della commissione Giustizia della Camera, Giulia Bongiorno, che ha la nostra stessa sensibilità, ha pronta una serie di emendamenti per arrivare a una regolamentazione che non limiti soprattutto l’agire della magistratura per i reati connessi alla mafia, criminalità organizzata in genere e reati contro l’ambiente, come il traffico dei rifiuti. Fini predisporrà per la legge un iter che sia di garanzia per tutti”.
Alla Camera, insomma, par di capire che ci saranno sorprese. E che molte velleità di ridurre la legge blocca intercettazioni nell’ennesima legge “tana libera tutti”, come l’ha chiamata lo stesso Granata, resteranno frustrate.
Intanto, mette le mani avanti l’Amn: “La macchina giudiziaria deve essere messa in grado di operare con strumenti, quali le intercettazioni, e con più mezzi e risorse”. Perché , come ha sottolineato il pm di Firenze, Luca Turco, un’inchiesta come quella sulla Protezione civile “senza intercettazioni non sarebbe neanche nata”.
Ci ha pensato senz’altro anche Berlusconi. Tant’è che sta correndo subito ai ripari.
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