Il Fatto Quotidiano è nato contro il bavaglio. Era l’8 luglio dell’anno scorso e all’Alpheus di Roma accorremmo in migliaia. Per festeggiare l’arrivo di un giornale totalmente libero. E dire di no alla legge Berlusconi escogitata per impedire o gravemente limitare l’uso delle intercettazioni nelle indagini giudiziarie.
Per un po’ non se ne parlò più. C’era altro da far digerire al paese (dallo scudo fiscale per gli evasori al processo breve ad personas). Ma adesso le norme porkata sono di nuovo all’esame del Parlamento.
Lui vuole che siano approvate senza indugio. Ha parlato di una “vergogna da cambiare subito”.
Dal suo punto di vista, è del tutto comprensibile. Grazie alle telefonate intercettate dai Ros dei carabinieri oggi tutti conoscono gli affari sporchi realizzati dalla “cricca” di politici (di governo e di opposizione) e costruttori sulla torta delle Grandi Opere e forse anche sulla pelle dei terremotati de L’Aquila.
Una straordinaria abbuffata di denaro pubblico (di cui Guido Bertolaso giura di non avere saputo mai nulla), con il contributo fattivo di parenti, amici, amici degli amici e delle immancabili escort, che adesso è sotto gli occhi di tutti. Ovvio che il premier sia furibondo e voglia impedire altre “vergogne” del genere. E pazienza se una volta legate le mani alla magistratura corrotti e corruttori (reati cresciuti del 229 per cento secondo
Sappiano loro signori che per impedire questa nuova infamia siamo disposti a organizzare dieci, cento Alpheus. Sappiano che saremo molto più incazzati.
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