L'arresto di Di Girolamo al vaglio del Senato
Primi interrogatori di garanzia nel carcere romano di Regina Coeli per gli imputati arrestati nell'inchiesta sul maxi-riciclaggio per circa due miliardi di euro che ruota intorno a operazioni eseguite da Fastweb e Telecom Italia Sparkle e che ha portato a 52 ordinanze di custodia cautelare in carcere e quattro ai domiciliari. Tra gli indagati il fondatore di Fastweb, Silvio Scaglia, che si trova all'estero, e Nicola Di Girolamo (Pdl) del quale si sospetta che l'elezione sia avvenuta grazie all'intervento della criminalità organizzata. Il senatore nega di aver mai avuto rapporti con la malavita organizzata ma l'Espresso ha trovato le immagini in cui si intrattiene amichevolmente con un boss della 'ndrangheta, Franco Pugliese.
IMMAGINI Le foto che smentiscono Di Girolamo
A tenere gli interrogatori è il gip Aldo Morgigni, lo stesso che ha firmato i provvedimenti restrittivi, alla presenza del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, titolare degli accertamenti insieme con il sostituto Francesca Passaniti. Nell'inchiesta, culminata nella richiesta di commissariamento delle due società Tlc, sono coinvolti anche l'attuale amministratore delegato di Fastweb Stefano Parisi e Riccardo Ruggiero, presidente del Cda di Telecom Sparkle e Stefano Mazzitelli, già ad della società controllata da Telecom.
Gip: Di Girolamo a capo di associazione a delinquere. "Il senatore Di Girolamo risulta essere promotore e capo di una associazione per delinquere che ha commesso delitti di eccezionale gravità e ha cagionato all'erario un danno stimabile in oltre 370 milioni di euro" si legge nella richiesta di arresto del Gip, Aldo Morgigni, per quanto riguarda il senatore Nicola Di Girolamo. Il flusso di denaro - scrive il Gip - fatto transitare su conti correnti italiani ed esteri è pari a 2,222 miliardi di euro. E a Palazzo Madama si è riunita la giunta per le autorizzazioni a procedere che dovrà visionare la richiesta dei pm e decidere se dare la possibilità ai magistrati di arrestare Di Girolamo. L'evento è rarissimo, in genere
Gip contesta modo in cui Di Girolamo venne eletto senatore. "Mokbel, Colosimo e Pugliese quali ideatori e Macori e Gabriele quali esecutori materiali - scrive ancora il Gip - appositamente recatisi in Germania, hanno reperito i certificati elettorali presso elettori italiani immigrati e residenti in Germania e hanno abusivamente riempito le relative schede elettorali con il nome di Di Girolamo Nicola Paolo". Per il Gip, Di Girolamo "unitamente al Mokbel e al Colosimo, si è recato in Calabria presso Franco Pugliese, legato alla cosca 'ndranghetista degli Arena, allo scopo di ottenere un appoggio politico, in particolare presso gli emigrati calabresi in Germania, alla sua elezione a senatore nella circoscrizione Europa. La candidatura di Di Girlamo - scrive ancora il Gip - era "assolutamente strumentale agli interessi del sodalizio".
Gip, contati Mokbel con politici nazionali. Gennaro Mokbel ebbe contatti "con primari esponenti della scena politica nazionale" per trovare "un posto" alla candidatura di Nicola Di Girolamo nel Pdl, si legge nella richiesta di arresto del Gip, Aldo Morgigni, per il senatore. Dalle conversazioni intercettate e dai contatti che Mokbel ebbe, emerge che l'unico "posto disponibile" per Di Girolamo fu nelle liste per il Senato circoscrizione italiani residenti all'estero.
Di Girolamo: "I fatti riferiti non mi appartengono". "C'è una tempesta sulla mia persona ma io non conosco le carte, le accuse che mi vengono contestate. Ho letto solo quello che mi avete comunicato voi ieri sera e che ho letto stamani sui giornali". Nicola Di Girolamo risponde così ai giornalisti convocati in un albergo romano. "Ho il massimo rispetto per i magistrati ma non conosco le carte. Tutti i fatti contestatemi, secondo quanto riferiscono i giornali, non mi appartengono" ha ribadito il senatore. "Non ho mai avuto contatti né con la mafia né con la 'ndrangheta né con la camorra. Sono stato una sola volta ospite in Calabria di un collega per una colazione elettorale e ci sono tornato, successivamente, per ringraziare dopo l'elezione. Da parte mia c'è l'esigenza di conoscere le carte per rispondere punto per punto nella sede propria e uniformarmi anche con quella che sarà l'indicazione del gruppo".
Scaglia: "Roba da matti, già interrogato un anno fa". "E' roba da matti. Non capisco cosa sta succedendo" così Silvio Scaglia, raggiunto dal Corriere della Sera, commenta il mandato di arresto nei suoi confronti nell'inchiesta sul riciclaggio di denaro sporco della procura antimafia di Roma. L'ex amministratore delegato di Fastweb dice di essere a conoscenza del mandato ma di "non sapere perché. Sono già stato interrogato sulla stessa materia all'inizio dell'inchiesta. Mi sembra davvero roba da matti". In ogni caso Scaglia, che afferma di non conoscere il senatore del Pdl Nicola Di Girolamo ("Di Girolamo, e chi è?"), conferma di aver chiesto ai suoi avvocati "di concordare immediatamente il modo più opportuno per essere interrogato dai magistrati".
Nelle carte spunta nome di Andrini: "Mi autosospendo". L'inchiesta sul maxi riciclaggio si arricchisce di nomi importanti del mondo politico romano: accanto al nome di Gennaro Mokbel, nel provvedimento di custodia cautelare gli inquirenti hanno citato anche Stefano Andrini, attuale ad di Ama Servizi, l'azienda che nella capitale si occupa della nettezza urbana. Andrini, secondo quanto scritto dai magistrati della procura di Roma, ha fatto parte della truffa che ha portato alla richiesta di arresto del senatore Nicola Paolo Di Girolamo. "Ho deciso di autosospendermi dal ruolo di amministratore delegato di Ama-servizi ambientali per senso di responsabilità istituzionale nei confronti dell'azienda e del Comune di Roma, e per evitare che la mia vicenda venga strumentalizzata per motivi politici. Intendo ribadire, tuttavia, la mia totale estraneità alla vicenda Di Girolamo tanto che, a quanto ho appreso, non risulto neppure iscritto nel registro degli indagati" ha detto in una nota Stefano Andrini.
Swisscom cerca soluzioni rapide sulle accuse Fastweb. Swisscom cerca una risoluzione rapida delle accuse che sono state rivolte alla sua controllata italiana Fastweb, si legge in un comunicato diffuso stamattina dal gruppo svizzero di comunicazioni, in cui si ricorda che "Swisscom ha preso atto delle indagini e delle accuse formulate dalle autorità italiane. Al momento dell'acquisizione di Fastweb nel 2007, Swisscom era a conoscenza dell'indagine per evasione fiscale che si era verificata fra il 2003 e il 2006". In particolare, prosegue ancora la nota, "Swisscom sta attualmente conducendo un'indagine approfondita in merito alle possibili implicazioni collegate agli ultimi sviluppi. Swisscom e Fastweb hanno offerto la loro piena collaborazione agli inquirenti".
(24 febbraio 2010)
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