giovedì 11 febbraio 2010

Il ministero parallelo a immunità garantita



PROTEZIONE CIVILE SPA: EMERGENZE E FONDI COPERTI

di Sandra Amurri

Per un premier del fare “come non importa” ci vuole un uomo che agisce, compone grandi eventi, ricostruisce città rase al suolo libero da quei fastidiosi lacci e lacciuoli imposti dalla legge. E Bertolaso è l’uomo giusto. Quando c’è un’emergenza – e se non c’è la si crea – ecco arrivare Bertolaso. Lo “sceriffo” della Protezione civile alla fine del 2009 aveva deciso di restituire il distintivo per andare in pensione. Un annuncio improvviso quanto poco convincente che lasciava intuire qualche promessa mancata. Tant’è che da lì a poco Gianni Letta fa approvare in Consiglio dei ministri il decreto partorito da Bertolaso che sancisce la privatizzazione della Protezione civile trasformandola in una società disciplinata dal diritto privato. E come d’incanto il pensionamento scompare. Una decisione che toglie di mezzo un altro inciampo democratico – il Parlamento – e come in una tragedia greca trasforma Bertolaso in deus ex machina. Una divinità che risolve tutte le situazioni senza via d’uscita per i poveri mortali costretti a vivere nel recinto della trasparenza pubblica che obbliga a dare conto di appalti di forniture di consulenze di progetti dei resoconti. Un macchina che gestisce appalti e crea consensi tra gli imprenditori. È lui l’uomo più potente, prima di ogni ministro: può aprire e chiudere come e quando vuole senza controlli e autorizzazioni la cassaforte. Basta un evento, l’importante è che sia grande, un terremoto, una frana – e quelle non mancano mai in assenza di prevenzione e un decreto che ne stabilisca l’emergenza pubblica a gestione privata. E l’uomo perde la testa. Ad Haiti vede le telecamere di Lucia Annunziata e parla a ruota libera contro il governo Usa. Nasce un caso diplomatico, con la Hillary Clinton su tutte le furie. Poi Bertolaso rimette la testa sul collo ed è costretto a ingoiare una ad una le parole pronunciate in diretta tv come vuole Berlusconi. Passano pochi giorni e arriva il riconoscimento per l’indigestione: il premier lo “investe” come ministro dei Beni culturali gentilmente ceduti da Bondi. Il potere come una barca con il vento in poppa schizza via. Ma il vento cambia spazzando via in un istante tutto quello che aveva portato lasciando a terra quattro arresti e un avviso di garanzia per Bertolaso che rassegna le dimissioni, prevedibilmente respinte da B. che certo non si piega alla magistratura. Tanto che come svela il capogruppo Pd alla Camera Dario Franceschini nel testo che privatizza la Protezione civile è contenuto un comma che “fa impallidire ogni tentativo precedente di lodo: dall’entrata in vigore del decreto fino al 2011 non possono essere intraprese azioni giudiziarie o arbitrali a carico delle strutture commissariali e le pendenti devono essere sospese”. Come dire: l’esperienza docet. E il fatto che sia indagato per fuga di notizie il procuratore aggiunto di Roma Toro potrebbe offrire un’ulteriore spiegazione. L’avviso di garanzia per corruzione rende meno campati per aria tutti quei sospetti di poca trasparenza anche nella gestione della ricostruzione de L’Aquila oltre che del G8. Una chiave di lettura per comprendere “come” sia stata percorsa la strada dell’emergenza che tutto giustifica anche l’affidamento degli appalti a trattativa privata dei subappalti senza alcun controllo. Bertolaso ordina, ministri e amministratori eseguono senza battere ciglio. E come d’incanto fioriscono rotonde, strade, case, quartieri e aiuole. Non si dice no a chi vanta consensi e sostegno dalla Chiesa e da destra a sinistra passando per Andreotti che da presidente del Consiglio lo ha tenuto a battesimo quando era un giovane medico. Bertolaso inizia ad essere Bertolaso sotto l’ala di Rutelli sindaco di Roma che lo nomina vicecommissario del Giubileo a cui segue il G8 che doveva tenersi a La Maddalena. Fa orecchie da mercante alle critiche che gli piovono addosso. Una sola volta reagisce – come ricorda Fabrizio Gatti – quando un consigliere Pdl de La Maddalena gli chiede conto dei metodi di affidamento delle gare d’appalto: “È pregato di misurare le parole... posso fare degli esposti alle autorità competenti, per le affermazioni ingiuriose nei confronti di un rappresentante del governo”. Una non risposta a una domanda pericolosissima sull’invito per le gare del G8 e per i Mondiali di nuoto all’imprenditore Diego Anemone socio di Filippo Balducci. Figlio di Angelo Balducci, soggetto attuatore degli appalti, arrestato ieri. Ironia della sorte per uno come lui che preferisce tacere è finito nell’indagine della Procura di Firenze per una telefonata. Una telefonata che ha aperto un file ancora tutto da leggere ma che conoscendo il premier tutto fare “come non importa” non scriverà la parola fine alla privatizzazione della Protezione civile e al potere di Bertolaso.

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