lunedì 1 febbraio 2010

IL PIAVE DELLA GIUSTIZIA


Magistrati via dalle aule per protesta contro il governo “Pronti allo sciopero. Il Quirinale sarà argine alla deriva”
di Antonella Mascali


Le toghe che si alzano e vanno fuori dalle aule, in piena cerimonia dell'anno giudiziario, non si erano mai viste. Eppure è successo, in quasi tutti i distretti, compreso quelli principali: Roma, Milano, Palermo, Torino, Napoli, Catania. Al momento del discorso del rappresentante del Guardasigilli, si sono formati dei mini cortei di magistrati silenziosi ma con in mano e ben in vista la Costituzione. Alla fine del discorso del relatore ministeriale (a Roma il procuratore aggiunto Ionta, attualmente direttore del Dap), sono rientrati nelle rispettive aule per ascoltare i rappresentanti dell'Anm, per dire basta “alle riforme distruttive” e “alla politica degli annunci”, basta agli insulti come “metastasi”, “mentalmente disturbati”, “plotoni d'esecuzione”, gentili epiteti utilizzati da Berlusconi. Alfano, che è andato a L'Aquila - dove i magistrati, come deciso dall'Anm, non sono usciti - ha fatto come spesso si comportano le questure quando forniscono i numeri delle manifestazioni al ribasso: “È la prima volta che si registrano defezioni. Ciò accade esattamente in misura della irragionevolezza della protesta stessa”. Si riferiva alle toghe che aderiscono alla corrente “magistratura indipendente”, che non hanno condiviso l'uscita dall'aula, ma hanno sottoscritto il documento che critica le riforme del governo. Il Guardasigilli non solo ha ribadito che con la protesta è cominciata la campagna elettorale per il rinnovo del Csm, ma ha anche chiuso la porta in faccia al sindacato dei magistrati: «D'ora innanzi parlerò sempre con i capi degli uffici giudiziari anziché con l'Anm, che hanno una visione chiara del problema su vicende concrete, senza isterie che rendono il confronto assolutamente inefficace”.
Una posizione di totale chiusura che peserà sul dibattito che si apre ora nell’Anm su quale strada delle protesta continuare e fino a che punto. Il vice presidente dell'Associazione, Gioacchino Natoli, storico magistrato antimafia a Palermo, spiega che è il ministro a “fare spot elettorali” e a non volere il confronto: “Dopo averci incontrato a giugno e a ottobre 2008, non ci ha più chiamati. Eppure siamo andati da lui con una piattaforma di proposte per rendere davvero più brevi i tempi del processo, non come vuol far credere che accadrà con il processo breve, che io chiamerei dichiarazione di morte del processo. Non è neppure venuto – continua – alla giornata per la giustizia del 5 maggio scorso”. Natoli smentisce Alfano anche quando si vanta di aver avviato l'informatizzazione degli uffici giudiziari, come chiedono i magistrati: “Veramente ha avviato una sperimentazione solo in 5 uffici del civile”. Dopo le dichiarazioni del Guardasigilli, è difficile anche solo immaginare un dialogo, anche perché la maggioranza sulle vere riforme non ci sente. Eppure Natoli non perde la speranza: “Crediamo nel confronto e per parlare di riforme effettive siamo pronti a sederci a un tavolo”. Ma se la porta non si apre – chiediamo – fino a dove può arrivare l'Anm? “I nostri limiti, come quelli per ogni cittadino, sono dettati dalla Costituzione, che consente la manifestazione del pensiero e del dissenso”. E quindi è possibile anche lo sciopero? “Mi auguro che questa forma di protesta, costosa per cittadini, non debba essere necessaria, ma se sarà utile per il Paese, potremmo arrivarci”. Chiediamo anche se facciano affidamento sull'argine del Quirinale, rispetto a disegni di legge che il Csm e la stessa Anm hanno definito “incostituzionali”: “Certo. E poi il sistema prevede anche la Consulta”. Rispetto alla protesta di ieri non hanno mai pensato di poter irritare Napolitano: “Essendo il massimo garante della Carta ed avendo noi agito nel rispetto della Costituzione, non credo che il Presidente abbia motivo di dolersene”. Per decidere come muoversi adesso, la giunta dell'Anm si riunirà mercoledì prossimo. “Abbiamo dimostrato di essere uniti e compatti - sostiene il presidente Palamara -. Non è vero, come dice il ministro, che non abbiamo rispetto dell'autonomia del Parlamento, ma se ci sono progetti di legge che per la giustizia producono gravi danni, abbiamo il dovere di segnalarlo”.
Mini cortei in tutte le città. Natoli (Anm): “Il processo breve? Una dichiarazione di morte”

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