mercoledì 3 febbraio 2010

Il Senatur candida suo figlio alla faccia degli equilibri locali e la Lega bresciana deve fare buon viso a cattivo gioco


di Elisabetta Reguitti


A parole “evviva evviva” ma nei fatti l’arrivo della candidatura “eccellente” di Renzo Bossi alle prossime elezioni regionali di fine marzo sta provocando non pochi scossoni nella Lega bresciana. Buon viso a cattivo gioco dunque per i rappresentanti del Carroccio della “Leonessa” che saranno obbligati a far convogliare le preferenze sul figlio del Capo per non giocarsi la faccia e, in certi casi, pure la poltrona. Dei due consiglieri regionali uscenti, infatti, soltanto Monica Rizzi sembra avere coperture politiche e preferenze in quantità sufficiente per ottenere la conferma al Pirellone.
Mentre Enio Moretti avrà certamente un avversario in più considerando questa nuova mossa: annunciata e certamente giustificata con il cognome del 22enne. Ma con la candidatura di Renzo Bossi verranno meno anche le ambizioni di altri fedelissimi militanti leghisti. A partire dal segretario cittadino Stefano Borghesi e degli ex della precedente giunta provinciale: Guido Bonomelli (già assessore alla Sicurezza e grande sostenitore della polizia provinciale) oltre all’ex capogruppo Roberto Vanaria. Insomma la decisione presa nelle scorse ore dal consiglio federale del Carroccio riunito in via Bellerio non è vissuta come un’operazione facile e soprattutto rispettosa degli assetti leghisti locali. L’avvicinamento a Brescia di Renzo Bossi era però iniziato, per la verità, nell’estate dell’anno scorso grazie ad una collaborazione sottoscritta con il comune per la Viva World Cup (il Mondiale di calcio dei popoli non riconosciuti): sette mila euro (di soldi pubblici) stanziati per il torneo di calcio padano di cui Roberto Maroni è presidente mentre Renzo Bossi (soprannominato Trota dal padre Umberto) si è ritagliato il ruolo di direttore sportivo.
A seguire poi, a livello regionale, Renzo era stato nominato consigliere di uno degli organismi legati all’Expo ed oggi la seconda promozione sul campo come candidato per la Lega nelle liste regionali nel collegio di Brescia.
La politica al contrario della scuola dunque sembra riservare migliori soddisfazioni a Bossi junior che dopo la triplice bocciatura alle scuole superiori ha deciso di raccogliere il testimone dal padre fondatore del Carroccio. Per il 22enne quindi è giunta quindi l’ora di dire basta ai videogame (“Rimbalza il clandestino”) con i quali si divertiva ad affogare gli immigrati.
Niente “listino bloccato” però per il quartogenito del Senatùr il cui successo elettorale sembra in ogni caso già annunciato. La candidatura familiare non piace neppure agli altri alleati del Pdl che pur non prendendo posizioni ufficiale fanno intendere di non gradire decisioni catapultate dall’alto. Diversi erano stati i precedenti: a primavera con la candidatura alla provincia di Daniele Molgora (sottosegretario oltre che parlamentare) oppure, ancora, nel caso della decisione annunciata dal vicesindaco di Brescia Fabio Rolfi – in occasione della visita del ministro Roberto Maroni – di voler costruire a Brescia un nuovo Cie (Centro di identificazione ed espulsione). Sembra infatti che il sottosegretario all’Innovazione (bresciano pur lui) Stefano Saglia abbia pesantemente attaccato il sindaco di Brescia Adriano Paroli per non essere stato in grado di portare questa delicata decisione al tavolo della discussione politica interna al Pdl.
Insomma, nonostante gli annunci pubblici, sembra serpeggiare del malumore nel Pdl bresciano.

1 commento:

il Mandi ha detto...

hi hi hi hi hi hi!

il figlio di bossi.....

la cultura che avanza....

quello che mi fà leggermente "irritare", è che questo quadrupede scolastico, a 22 anni, se entra in politica, ci tocca mentenerlo per altri 60/70!