sabato 20 febbraio 2010

LA CRICCA SULL’EXPO: “CHIAMATE LUCIO STANCA”


L’indicazione di Verdini a Fusi: “Cercherà di fare”

di Gianni Barbacetto

Anche l’Expo di Milano, con i suoi ricchi appalti futuri, era tra gli obiettivi dei furbetti della Protezione civile. In una situazione di poteri speciali (in città affidati per ordinanza governativa al sindaco Letizia Moratti) molto simile a quella in cui a Roma operava Guido Bertolaso. Che l’allegra combriccola al centro delle indagini di Firenze si preparasse a dare l’assalto alla diligenza dell’Expo è provato da una conversazione tra Denis Verdini, coordinatore nazionale del Pdl, e l’imprenditore Riccardo Fusi. È il pomeriggio del 29 settembre 2009, sono le 17. Parte la suoneria del telefono cellulare di Fusi. A chiamare è il numero 06.6731, intestato al Movimento politico Forza Italia, via dell'Umiltà 33, Roma. “Pronto, pronto... “, risponde Fusi. Dall’altro capo, parla Verdini: “Riccardo... ”. Fusi: “Ciao, Denis... ciao”. Verdini: “Prenditi questo numero, 348... ”. E detta il numero di un cellulare. Fusi: “Allora, 348... ”. Verdini: “Sì, Lucio Stanca... ho parlato a lungo... gli ho detto che lo chiamerai sul cellulare. Ti riceve... ti dà tutte le indicazioni e cerca di... insomma... fare... ”. Fusi: “Vabbene”. Verdini: “Chiamalo!”. Fusi: “Bene... bene... Ricevuto... ciao”.

I carabinieri del Ros di Firenze che fanno le indagini annotano al termine della trascrizione: “L’utenza 348... è intestata a Expo 2015 spa (codice fiscale 01199250158) con sede in Milano, via Giovan Battista Vico, 18. Data attivazione 15.05.2009”. E poi: “Stanca Lucio, nato a Lucera (Foggia) il 20.10.1941, già ministro per l’Innovazione e le tecnologie, in atto deputato (XVI Legislatura), ricopre la carica di amministratore delegato della società di gestione Expo Milano 2015 spa”.

Raggiunto dal Fatto Quotidiano allo stesso numero di telefono, Stanca risponde seccamente: “Non ho mai avuto contatti, visto, incontrato il signor Fusi”. E poi chiude, infastidito, la comunicazione. In effetti, Stanca ha molti motivi per essere infastidito. La barca su cui è salito, l’Expo, fa fatica a prendere il largo. Il 30 aprile, Stanca e Letizia Moratti devono presentare al Bie, l’ufficio internazionale di Parigi che controlla le esposizioni universali, il dossier definitivo sull’evento. E dopo due anni dalla vittoria della candidatura di Milano, sono ancora da sciogliere tutti i nodi: quale progetto, quali finanziamenti, a chi la proprietà delle aree interessate. In più restano sospesi, ma confermati, tutti i pericoli d’infiltrazione mafiosa. Con una delicatissima inchiesta in corso sui contatti tra uomini di Forza Italia e uomini della ’Ndrangheta, indagine compromessa però già nella sua fase iniziale da una fuga di notizie.

Ora arriva, da Firenze, anche la novità che sull’Expo volavano i calabroni della Protezione civile, il gruppo d’imprenditori amici degli amici e dei collaboratori di Bertolaso. Una cordata (in odor di massoneria, secondo i detrattori) con Denis Verdini a far da padrino politico a costruttori come Riccardo Fusi e a immobiliaristi come Vittorio Casale (già coinvolto con Giovanni Consorte, ex presidente Unipol, nella compravendita degli immobili della compagnia d’assicurazione “rossa”).

Stanca nega ogni contatto con Fusi, ma non risponde sui rapporti con Verdini, che (nelle intercettazioni) sostiene di aver parlato a lungo con lui e assicura che Stanca gli avrebbe promesso di ricevere Fusi.

Nella vicenda entra anche Mario Sancetta, magistrato della Corte dei Conti che si agita per avere una poltrona (quella di capo di gabinetto del presidente del Senato Renato Schifani) e in cambio offre contatti, rapporti, relazioni. Parlando con Rocco Lamino, amministratore del Consorzio stabile Novus di Antonio Di Nardo (uno dei massimi protagonisti dell’indagine di Firenze, con rapporti pericolosi in ambienti mafiosi), Sancetta sostiene di essere in comunicazione con “uno della Fiera”.

La Fiera di Milano, controllata da uomini di Comunione e liberazione, è la proprietaria del 70% dell’area su cui si terrà l’Expo ed è a tutt’oggi il soggetto più forte di questa partita.

Il 29 luglio 2009, Sancetta dice a Lamino: “Qua bisogna buttarsi a capofitto, perché questi lì c’hanno i lavori dell’Expo”. Per questo invia per corriere Tnt una brochure del consorzio al suo contatto di Milano. Secondo i carabinieri del Ros, “l’uomo della Fiera” potrebbe essere Michele Perini, presidente della società operativa, la Fiera Milano spa.

Non conosciamo le reazioni di Perini, non sappiamo se le mosse di Sancetta siano efficaci, o siano soltanto delle ridondanti dimostrazioni di rapporti su cui non ha alcuna influenza effettiva. Di certo c’è che la banda della Protezione civile ronzava anche attorno all’Expo. Forse ancora troppo presto per ottenere risultati concreti, visto l’immenso ritardo che ha l’organizzazione dell’evento e i problemi ancora da risolvere. Il budget per Expo 2015 è già sceso da 3,2 miliardi a 2, ed è ancora buio pesto sui soldi che devono arrivare da enti locali e da privati. Dell’acquisto delle aree discuterà la prossima settimana il consiglio d’amministrazione guidato da Stanca. Non è pronto neppure il progetto (“masterplan”), a cui sta lavorando l’Ufficio di Piano. Per i ritardi e le inefficienze, Stanca corre il rischio di essere sostituito, anche se minimizza i pericoli: “È una bolla speculativa politica. Stiamo facendo un ottimo lavoro e abbiamo l’apprezzamento del Bie. La fase organizzativa è quasi terminata, a breve entreremo in quella esecutiva”. Eppure nelle settimane scorse era circolato proprio il nome di Bertolaso come supercommissario chiamato a salvare l’Expo. La banda che lo accompagnava era già pronta.

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