I DELEGATI DANNO IL VIA ALLA CANDIDATURA, CONTRARIO DE MAGISTRIS
di Paola Zanca
Antonio Di Pietro ieri mattina lo ha chiamato al telefono: “Stiamo decidendo che fare con te. Vuoi venire a convincerci?”. “Alle tre e mezza sto lì”, ha risposto l’imputato. Arriva puntuale, quando Di Pietro ha già spiegato alla platea come accoglierlo. “Abbiamo tre opzioni: non votarlo, votarlo senza condizioni o mettere dei paletti. L’alternativa è consegnare la regione ai casalesi”. La strada, insomma, era spianata. Solo i “dissidenti”, continuavano a sperare che ci fosse un’altra soluzione. “Avremmo voluto un candidato autonomo, come in Calabria, e non farci mettere spalle al muro dal Pd”, spiega Carlo Diana dall’Emilia. Per il resto “la linea dei paletti” all’ora di pranzo aveva già sfondato: “Se si dimette anche in caso di condanna in primo grado, va bene”, dice il siciliano Salvo Di Blasi. “Vogliamo dare un peso o no alla presunzione di innocenza?” si domanda Denis Rosa, avvocato veneziano.“Se poi sarà condannato, fuori immediatamente, a calci”, aggiunge Alessandra Maiorano, 23enne padovana. “È un atto di fiducia, non solo a De Luca, ma anche a Di Pietro”, chiosa Antonino Pipitone, che a Padova fa l’assessore. Già, altro che rimettersi all’assemblea, con il discorso dei paletti, Di Pietro si è assunto una responsabilità non da poco. E forse nemmeno lui si aspettava le standing ovation. Ma De Luca evidentemente ha scelto le parole giuste. “Sono pronto a sottoscrivere un codice etico. Io sono un altro Sud, quello che combatte e non ha paura della legalità. La mia accusa per truffa e concussione è dovuta al fatto che ho chiesto la cassa integrazione per 200 operai licenziati, ma sono orgoglioso. C’è chi tra le frequentazioni ha gli operai; altri invece che le hanno con i casalesi, i camorristi e gli estorsori”. Mentre applaudono lui, i delegati applaudono il loro presidente. “La magistratura indaghi a 360°”. “Che nessuno si difenda dai processi ma nei processi”. “Chi è condannato metta la firma sotto le dimissioni”. La vulgata è quella del Tonino nazionale: “Basta con i primari che non sanno distinguere un bisturi da un cavatappi”. “Basta con i bastimenti al Columbus Day a spese della regione”. Quando finisce, Di Pietro allarga le braccia. C’è altro da aggiungere? No. L’Idv è con De Luca. Lui ha il volto provato: “Oddio, e che è! – dice uscendo dalla sala – Gli esami non finiscono mai, mi hanno catapultato qui come
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