martedì 23 febbraio 2010

L’ultimo scontro Mediaset-Cir


OGGI L’APPELLO PER I 750 MILIONI

di Alfredo Faieta

Dopo un ventennio di battaglie, torna per l’ennesima volta in un’aula giudiziaria la guerra di Se-grate, partita nel 1990 quando la Cir di Carlo De Benedetti e la Fininvest di Silvio Berlusconi decisero di uscire dallo stallo gestionale nel quale si era venuto a trovare il gruppo Mondadori-Espresso ridefinendo il perimetro delle rispettive attività nell’editoria.

LA PRIMA SENTENZA.

Chiuso il primo grado, che ha condannato Fininvest a un risarcimento danni di 750 milioni di euro, si riparte oggi con la prima udienza presso la seconda sezione civile della Corte d’Appello di Milano, dove la holding di Berlusconi ha presentato ricorso contro un verdetto che Niccolò Ghedini, legale del presidente del Consiglio e parlamentare del Pdl, aveva definito allora “incredibile, irreale e non fondato né sui fatti né sul diritto”. Parole dure, come d’altronde era stata dura la reazione nei confronti del giudice Raimondo Mesiano, autore della sentenza contestata anche fuori dalle aule giudiziarie. Mesiano, si ricorderà, era stato messo in ridicolo durante un servizio trasmesso dal contenitore tv Mattino 5. Un colpo basso al magistrato (l’Ordine dei giornalisti ha aperto una procedura), che ben descrive però il clima nel quale si apre il procedimento di appello.

Lo scontro sarà agguerrito: se Fininvest, forte di un collegio formato da ben cinque professionisti, è decisa a smontare sotto ogni angolatura le tesi che hanno sostenuto la sentenza di primo grado, la stessa Cir ha contrattaccato presentando un appello incidentale nel quale conferma di volere non solo i danni da “perdita di chance”, per aver sofferto l’indebolimento della propria posizione contrattuale con Fininvest dopo la corruzione di Metta del cosiddetto Lodo Mondadori (alla base del risarcimento), ma anche un indennizzo di danni patrimoniali “da sentenza ingiusta”. Se fosse accolta questa tesi la cifra da pagare potrebbe lievitare da 750 milioni fino a un miliardo di euro circa.

L’IMPORTO. D’altro canto Fininvest controbatterà non solo su aspetti legali e processuali, ma anche sul quantum, smontando le tesi seguite dal Tribunale che ha accolto il metodo di calcolo Cir per la determinazione del danno. Fininvest punterà a far passare come metodo di calcolo corretto la differenza economica negativa fra i valori delle società nella spartizione così come corrotta dalle vicende Metta (minori di quelle di una spartizione non viziata), e i valori di mercato al tempo della spartizione stessa. Una differenza che, ai valori di Borsa del 1991 delle società interessate, porterebbe la cifra del danno da liquidare pressoché a zero a causa del crollo delle Borse di quel periodo. Una tale distanza non esclude che la corte faccia ricorso a una perizia d’ufficio, evenienza che allungherebbe i tempi del giudizio, in predicato di chiudersi entro un anno, con effetti che non si possono assolutamente configurare fin d’ora.

IL RUOLO DI PASSERA.

Che si possa giungere ad un accordo amichevole è da escludere al momento: d’altronde anche allora la spartizione bonaria non riuscì, nonostante fosse stata caldeggiata da un politico del calibro del senatore Giulio Andreotti e il tavolo di trattative fu aperto presso Mediobanca, l’istituto che aveva ricevuto l’incarico di trovare la quadratura del cerchio tra i due contendenti e la famiglia Formenton. Un incarico di cui si occuparono direttamente i vertici della banca: Enrico Cuccia, il suo delfino Vincenzo Maranghi e Gerardo Braggiotti, astro nascente della finanza italiana ora a capo di Banca Leonardo. Nonostante i mesi di trattative, i tre non riuscirono a trovare la sintesi dell’accordo, per la distanza siderale tra il conguaglio monetario offerto da Fininvest e quello chiesto da Cir, e l’incarico fu abbandonato. Tra i protagonisti del tempo anche un altro banchiere d’eccezione: Corrado Passera, allora direttore generale in Cir incaricato di seguire la questione e adesso amministratore delegato di Intesa Sanpaolo cui si è rivolta la società del Biscione per la fideiussione a garanzia del pagamento dei 750 milioni di euro.

1 commento:

Anonimo ha detto...

questa è davvero una telenovelas senza fine. Metta il giudice corrotto. Berlusca condannato a scucire 750 mil. euro a Debenedetti. Roppo che chiede 13 milioni di eu a CIR x la difesa di 1° grado (ma è mica per caso un pò tr.. roppo??)Carlo D.Benedetti che denuncia: "mi spiano" strombazza ai 4 venti che gli hanno messo le cimici in auto. Il giornalista Luca Fazzo al soldo di Berlusca che anticipa i suoi articoli il giorno prima a CIR. E non è ancora finita. Che ci manca ancora? Altri colpi di scena?