TREZZANO SUL NAVIGLIO SCOPRE UNA RAGNATELA COSTRUITA “SULL’ILLEGALE FAVORE RECIPROCO”
di Davide Milosa
Politica, tangenti e ‘ndrangheta. Un mix esplosivo che ieri ha fatto saltare il banco del comune di Trezzano sul Naviglio, paese a sud di Milano. In carcere un ex sindaco del Pd, un consigliere del Pdl e un funzionario comunale. Corruzione bipartisan, dunque, giocata “su un sistema di rapporti politico-imprenditoriale costruito sull’illegale favore reciproco”. Di più: il comitato affaristico-mafioso poteva contare, si legge nell’ordinanza, sull’amicizia dell’assessore regionale alla Protezione civile Stefano Maullu. Così dopo l’arresto dell’ex presidente della commissione Urbanistica, Milko Pennisi, la seconda tangentopoli meneghina si allarga.
Al centro della nuova inchiesta su corrotti e corruttori, c’è la figura di Alfredo Iorio, cosentino classe ’70, figlio di Achille Iorio, defunto dominus del Pdl nel sud Milano. Arrestato il 3 novembre scorso con l’accusa di utilizzare la sua Kreiamo spa come braccio finanziario della cosca Barbaro-Papalia, Iorio, un mese dopo, ha iniziato a collaborare svelando i rapporti con i politici disposti a favorirlo in cambio di mazzette. Come Tiziano Butturini, ex sindaco Pd di Trezzano, presidente del Cda di Tasm e Amiacqua srl (aziende pubbliche che si occupano della tutela e della gestione delle risorse idriche nel milanese) e marito di Liana Scundi (non indagata, ndr), attuale primo cittadino, quota centrosinistra, in carica sempre a Trezzano. Poi, se a libro paga oltre a un tecnico comunale come Gino Terenghi c’è Michele Iannuzzi, ex assessore ai Lavori pubblici, attuale consigliere Pdl e membro della Commissione edilizia, il gioco è fatto. Eccola la rete d’affari messa in piedi da Alfredo Iorio e dal suo socio Andrea Madaffari. Rete che ieri è finita a San Vittore a ranghi compatti. Per tutti l’accusa è di corruzione aggravata. Questi i reati che compongono le prime pagine dell’ordinanza d’arresto firmata dal Gip Giuseppe Gennari che ha disposto il sequestro dei conti correnti degli indagati per 256.000 euro Eppure, già prima della sua collaborazione, Iorio aveva fissato il proprio “manifesto” nelle intercettazioni. “Mi fate lavorare e vi aiuto a livello politico”. Insomma “facciamo delle cose e le portiamo avanti insieme dove c’è opportunità. Perché alla fine fai un business, non è che bisogna fare del male”.
In sostanza Iorio che, attraverso
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