
di Bruno Tinti
Le leggi pro B&C hanno questa caratteristica: impediscono a chi sa minimamente di diritto di parlarne come di una cosa seria. Editti del principe, questo sono; razionalità, etica, efficienza, solidarietà: niente di ciò che costituisce Politica, ispira queste norme. Puro arbitrio. Sicché spettegolare sulle persone che questi arbitri commettono mi pare più interessante.
Per prima cosa pare evidente che sono tutti consapevoli che si tratta di una norma incostituzionale. B&C (in particolare l’onorevole Vietti, proponente) si affannano a definirla una legge ponte che salva il premier e i ministri dai processi per 18 mesi, in attesa dell’approvazione di un nuovo lodo Alfano per via costituzionale.
La domanda è: ma se il legittimo impedimento risponde alle esigenze di B&C, perché si deve por mano con urgenza al lodo Alfano costituzionale?
Il legittimo impedimento impedirà di fare i processi a carico di B. fino a quando sarà presidente del Consiglio; il lodo Alfano costituzionalizzato impedirà di processare le Alte Cariche dello Stato, tra cui B, fino a quando resteranno Alte Cariche. Totale sovrapponibilità.
Il legittimo impedimento basta (e superchia, come diceva Belli, visto che salva pure i ministri) per le esigenze di B. Allora perché fare una legge ponte? Eh, perché tutti sanno che tra 18 mesi anche questa felice trovata sarà spazzata via dalla Corte per violazione di metà della Carta costituzionale; intanto però c’è il tempo di prepararne un’altra. Dunque la strategia e il termine previsti rendono evidente che B&C sanno benissimo che si tratta dell’ennesima legge incostituzionale.
Da questo deriva una seconda riflessione. Quando B&C, e anche tutti gli altri C. che fanno finta di non essere C, hanno vinto le elezioni e si sono affrettati a prendere possesso delle loro cariche, da quella di semplice parlamentare a quella di presidente del Consiglio, hanno dovuto sobbarcarsi ad una fastidiosa cerimonia: il giuramento. Lo dice l’art. 54 della Costituzione, debbono giurare di rispettare la Costituzione e le leggi.
Strano modo di rispettare la Costituzione quello di emanare una legge nella piena consapevolezza che essa è incostituzionale. Capisco che tanti tra gli allegri e soddisfatti vincitori delle elezioni abbiano giurato tenendo le dita incrociate dietro la schiena; però non è proprio una bella cosa, di cui andare fieri, quella di essere spergiuri. Vanno anche a messa, si confessano, fanno la comunione.
Per finire, c’è una cosa che proprio non capisco. Caligola fece senatore un cavallo. Idea bizzarra e anche un po’ insultante per i senatori veri. Però era legittimato a farlo, lui era l’imperatore. Oggi quella legittimazione deriva dal consenso popolare, ce lo stanno ripetendo fino a romperci… i timpani. E quindi i politici, unti dal consenso popolare, possono fare presidente del Consiglio chi gli pare.
Vogliono un presidente del Consiglio con sei assoluzioni per prescrizione (che vuol dire che è colpevole ma non lo si può più mandare in prigione perché è passato troppo tempo)? Si accomodino; idea bizzarra e anche un po’ insultante per i cittadini onesti, però…Ma nemmeno Caligola era arrivato al punto di emanare una legge che dicesse “il senatore cavallo non è un cavallo”. Mentre B&C si stanno affannando da tempo per dire: il prescritto B, l’imputato B. è una brava persona. E capisco che diventerebbe complicato dire il condannato B. è una brava persona. Ci avranno pensato a come fare se, hai visto mai, Napolitano non firma?

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