
La foto che ritrae Di Pietro a cena con il questore Contrada, prima del suo arresto, riesumata 18 anni dopo e sparata sulle prime pagine di autorevoli quotidiani. I deviatissimi dossier Sismi raccolti da Pio Pompa, braccio destro del generale Pollari, su politici, magistrati e giornalisti, insabbiati proprio da quel comitato parlamentare (Copasir) che dovrebbe vigilare sul corretto funzionamento dei servizi segreti. Le “rivelazioni” a getto continuo sul complotto barese ai danni di Berlusconi e il conto milionario attribuito da Panorama alla D’Addario come prova regina dell’intrigo.
Cosa c’entra tutto questo con le elezioni regionali in calendario fra un paio di mesi? Apparentemente nulla.
I cittadini si recheranno alle urne sperando di scegliere i migliori governanti. E fare in modo, per esempio, che la spesa sanitaria sia diretta a un miglioramento delle prestazioni ospedaliere e non ad alimentare affari sporchi e corruzione a go go.
Sappiamo troppo bene, tuttavia, come da tempo le regole della competizione politica siano state completamente stravolte. E come le campagne elettorali siano dominate molto più dall’avvelenamento dei pozzi che dal confronto sui problemi concreti.
Prendiamo l’Italia dei Valori (che proprio oggi va a congresso). Assieme alla Lega è il partito che negli ultimi anni ha guadagnato più consensi. Bisogna dunque fermarla. Come? Contestando la validità dei programmi? La qualità della candidature? No, molto meglio insinuare pesanti dubbi sul passato del suo leader Antonio Di Pietro. Un agente al soldo della Cia, altro che il protagonista di Mani Pulite. Certo che da quella foto che lo ritrae accanto a ufficiali dei carabinieri e pubblici funzionari non si può ricavare nulla di losco. Ma a furia di sbattere l’immagine di quella cena sulle prime pagine dei giornali e a ricamarci sopra, qualche dubbio verrà agli elettori più distratti. Che alla fine potrebbero chiedersi: siamo sicuri che ‘sto Di Pietro sia davvero una persona perbene?
Naturalmente la legge del sospetto elettorale funziona in una direzione soltanto. Perché se è il presidente del Consiglio a dover fornire qualche chiarimento su frequentazioni private di escort e faccendieri vari, subito ecco spuntare il ‘complotto’ ordito ai suoi danni da forze oscure e potenti.
Si rassegni, poi, chi avrebbe voluto saperne di più su come i servizi segreti dell’epoca Pompa furono usati per raccogliere illegalmente informazioni sugli avversari politici del premier. C’era una relazione a quanto sembra esplosiva ma è finita occultata in qualche cassetto. Nessuno deve sapere. E che diamine, siamo o no in campagna elettorale?


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