venerdì 5 febbraio 2010

Arrestare il regime


di Luigi De Magistris


Il definitivo consolidamento del disegno autoritario condotto dai poteri forti passa attraverso lo smantellamento della Costituzione repubblicana. Da anni stiamo assistendo al suo svuotamento di fatto attraverso legislazione ordinaria e prassi incostituzionali. Il Parlamento – affievolendo la sua funzione di centralità derivata dalla dialettica democratica tra maggioranza e opposizione – è sempre più divenuto il luogo in cui si ratificano scelte determinate da centri di potere – prevalentemente politici ed economici – che si collocano, ormai, in una dimensione extra-parlamentare. Un Parlamento che si trasforma in organo ratificatore di decisioni prese altrove: l’altrove è la sede effettiva delle contrattazioni della legge. Per completare il disegno di svuotamento della democrazia si deve ridurre il giudice a “bocca della legge”, titolare di una mera funzione dichiarativa, non deve interpretare, ma solo meccanicamente applicare la legge, limitarsi a tradurre nella sua decisione lo squilibrio e le ingiustizie insite in norme che sempre più spesso risultano illegittime. Il giudice sarebbe null’altro che l’esecutore di una situazione, normativa fin che si vuole e quindi formalmente legale, di evidente disparità sociale,giuridica,economica e politica: quindi una funzione ratificatoria della disuguaglianza sociale prodotta da norme che il più delle volte trovano la loro origine in stanze di compensazione extra-parlamentari. Invece il giudice – per ossequiare veramente la sua funzione costituzionale – deve interpretare la legge, cercare di rendere giustizia, analizzare i conflitti sociali, riequilibrare le disuguaglianze sociali, rendere il cittadino uguale dinanzi alla legge, rimuovere, in un’ottica di funzione promozionale del diritto, gli ostacoli a una eguaglianza reale e non fittizia. La legislazione ordinaria prodotta dalla maggioranza produce un costante e incisivo svuotamento della Costituzione ed evidenzia tutti i suoi tratti neo-autoritari nella concentrazione del potere e nel dissolvimento di diritti sociali fondamentali e nel fortissimo ridimensionamento dei poteri di garanzia. E’ da respingere anche la falsità che non toccando la prima parte della Costituzione i principi in essa racchiusi non vengono lambiti e, quindi, messi in pericolo. Senza la seconda parte, i principi rimangono lettera morta. Difatti, subordinando nella sostanza la funzione legislativa del Parlamento ai voleri del premier, si incide negativamente sulle libertà e sui diritti sanciti dalla prima parte della Costituzione. I diritti e le libertà non vivono, non si attuano, non si sviluppano e non sono garantiti se non attraverso il funzionamento delle istituzioni e dei pubblici poteri: senza un ordinamento democratico, senza una magistratura autonoma e indipendente, senza gli organi di garanzia, senza la stampa libera, non si potrà mai dare concretezza, protezione e tutela ai diritti e alle libertà. L’annichilimento delle funzioni parlamentari si accompagna alla compressione della funzione redistributiva dei diritti sociali: la precarizzazione del lavoro che riduce sempre più i lavoratori in esubero in rifiuti sociali, la criminalizzazione dei migranti, il furto dei beni demaniali trasformando in spa tutto ciò che è rimasto di pubblico, la privatizzazione del sapere per consolidare la sub-cultura di regime, l’istruzione e la formazione sempre più per censo, la sanità diseguale, il dissolvimento delle tutele e delle protezioni sociali, il nuovo diritto penale d’autore (con la punizione non più del fatto commesso, ma del marchio che si possiede: essere tossicodipendente, recidivo, vagabondo, pazzo,clandestino; ma non colletto bianco! Per il quale il rigurgito lombrosiano non vale). Non sfugge a questo disegno neo-autoritario – che pare linfa vitale dell’attuale stadio di capitalismo senile – l’apparente contraddizione di chi vuole prima “meno Stato” per le politiche liberiste e di mercimonio delle pubbliche funzioni, nonché per liberare il capitale annichilendo i lavoratori (che da riciclati nella catena di produzione divengono scarti da allocare in discariche sociali), per poi chiedere a gran voce “più Stato”, con la repressione delle varie forme di devianza, per arginare e nascondere le conseguenze sociali deleterie della deregolamentazione delle condizioni di impiego e il deterioramento delle tutele sociali per gli strati più deboli. E’ in questo contesto che si vuole una magistratura prona al potere politico e dei mercati e dei mercanti, non più baluardo dell’uguaglianza dei cittadini innanzi alla legge e della tutela e delle effettività dei diritti, in una posizione di garanzia democratica, ma longa manus di un disegno che non può che essere in definitiva eversivo dell’ordinamento democratico. Di fronte a un tale progetto vengono in mente frasi della Costituzione francese, dell’anno III, la quale affidava ai cittadini la garanzia sociale, la vigilanza per la tutela dei diritti. E’ venuto il momento di tradurre in movimento politico quella lotta per il diritto che Rudolf Jhering, già nel 1872, ritenne, al contempo, un dovere sociale di ciascuno e la condizione di effettività dell’intero ordinamento giuridico. La lotta per il diritto rappresenta un dovere della persona verso se stessa e al tempo stesso verso la comunità, e rappresenta la garanzia originaria e irrinunciabile per i diritti di libertà politica e giuridica dei consociati. I doveri di solidarietà sociale si esplicano attraverso la lotta per i diritti e costituiscono la garanzia sociale, il fondamento delle libertà politiche. Questo è il contenuto rivoluzionario dell’art. 3 della Costituzione. L’attivazione della garanzia sociale rappresenta, nel suo divenire, un formidabile esercizio di libertà fondamentali. Perché la lotta per il diritto, proprio mentre richiede il rispetto di taluni diritti fondamentali, proprio mentre ne reclama l’effettività, ne pratica altri e accade allora che per l’affermazione della democrazia si usi, mettendosi in movimento, della propria libertà di opinione, della libertà di associazione, della libertà di riunione. Ed è per questo che la lotta per il diritto spaventa chi tollera poco l’esercizio reale delle libertà enunciate dalla Costituzione, in quanto è esercizio dei diritti di libertà, di quei diritti di cui abbiamo pieni gli scaffali, ma vuote le mani; è attivazione della garanzia sociale che innesca un meccanismo virtuoso di esercizio di libertà concatenate. E’ un esercizio di democrazia diretta che unitamente alla democrazia rappresentativa rappresentano l’antidoto al regime.

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