di Furio Colombo
Governare è difficile, pesante e di esito incerto, come dimostrano Barak Obama, Gordon Brown, Angela Merkel. Più insulti che lodi, specialmente in paesi detti “democratici”, dove l’opposizionenon dà tregua. Berlusconi è diverso. Primo, sa che governare è difficile e non vuol cadere nella trappola dei giudizi quotidiani e delle prove impossibili. Secondo, Berlusconi non è lì per servire l’Italia, ma per servire se stesso. L’importante è che il riflettore sia fisso su di lui. Tutta la sua biografia, del resto, può intitolarsi “Berlusconi per Berlusconi”. Naturalmente, vista da vicino (o dal Parlamento, o sui tetti delle fabbriche ferme), l’epoca di Berlusconi è un disastro. Le leggi sono confuse, sgangherate, contraddittorie e spesso anticostituzionali. L’economia, come gli iceberg in epoca di riscaldamento globale, si riduce di giorno in giorno in dimensioni pericolose e umilianti.
Però, quando c’è talento e genuina creatività, bisogna saperlo riconoscere; anche perché la capacità di schermare il non lavoro di governo, lo sbando del paese, la riduzione della nostra vita pubblica nelle condizioni di San Fratello (un paese che si spacca, i cittadini che possono rispondere solo con la paura) esprime ogni volta tratti di straordinaria creatività, di solito extracostituzionali e, altrove, inaccettabili.
Dopo caotiche e dannose leggi vigenti o pendenti (il pacchetto sicurezza, il trattato con
Berlusconi dichiara: “Tenteranno fisicamente di farmi fuori”.
C’è qualcosa di meglio dell’annuncio di regicidio come pesante espediente (uno in più, una trovata grandiosa) per coprire il fallimento e il non fatto di Berlusconi e di tutto il governo?
C’è un’idea più efficace per aprire la campagna elettorale di un partito diviso da furiose guerre intestine e diventarne l’unico protagonista?
Ammettiamolo: nessuno poteva servire Berlusconi meglio di Berlusconi.
Quanto all’Italia, dedichiamogli la canzone un po’ imbarazzante di Filiberto di Savoia a Sanremo, e lasciamo perdere. È materia che non lo riguarda.
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