La mancata elezione di Roberto Rordorf al ruolo di Presidente della Corte d’Appello di Milano
di Bruno Tinti
Nel 1987 il CSM doveva scegliere il nuovo capo dell’Ufficio Istruzione di Palermo. Tra i candidati c’era Giovanni Falcone. Venne scelto Antonino Meli, più anziano di Falcone, magistrato di Cassazione e Presidente di sezione di una Corte d’Appello. Esperienza in fatto di criminalità mafiosa zero. Tutta l’attività investigativa del pool antimafia ebbe una battuta d’arresto e, poco dopo, Meli smantellò il pool di Falcone che si trasferì al Ministero della Giustizia. Il 3 febbraio di quest’anno il CSM ha scelto il nuovo Presidente della Corte d’Appello di Milano. Si tratta di un incarico di grande importanza: Milano è il distretto giudiziario in cui si concentrano i processi più delicati ed importanti in materia civile e penale per quanto riguarda l’economia; è anche il distretto in cui si sono concentrati e si concentreranno i processi concernenti Berlusconi, sia in materia civile che penale.
Anche qui c’erano molti candidati e tra questi Renato Rordorf. Naturalmente questo magistrato non ha la notorietà che ebbe Giovanni Falcone perché egli si è sempre occupato di diritto dell’economia: bancario, finanziario, societario, fallimentare; e non si tratta di materie che appassionano il grande pubblico né le cronache se ne occupano con frequenza. Così due parole su Rordorf vanno spese: è il maestro dei giuristi che si occupano di questa materia; ed è stato il riferimento dei magistrati italiani in genere e milanesi in particolare in ogni processo di questo tipo; è stato chiamato a far parte di Consob, dove è rimasto 5 anni; ha scritto libri fondamentali in diritto dell’economia ed ha partecipato a incontri nazionali ed internazionali di altissimo livello. Insomma una persona di valore straordinario e di competenza giuridica eccezionale. Ma anche un magistrato di grande esperienza, per anni giudice in Cassazione, dopo la consueta carriera in Tribunale e Corte d’Appello.
Il CSM ha deciso che il nuovo Presidente della Corte d’Appello di Milano sarà Ignazio Marra, già Presidente di sezione di Tribunale e di Corte d’Appello e, per 6 mesi, Presidente di Corte d’Appello a Brescia. Un magistrato onesto e diligente. Proprio come Antonino Meli.
Che è successo? Credo si possano ipotizzare tre scenari.
La maggioranza del CSM era convinta che Marra fosse più idoneo di Rordorf per l’incarico in questione. Il profilo professionale dei due candidati non consente di ritenere fondata questa ipotesi. La nomina di Marra è stata il frutto di logiche “correntizie”. Come tutti sanno, il CSM è composto da magistrati che appartengono, tutti, nessuno escluso, ad una delle 4 “correnti” in cui è divisa la magistratura: Unità per
E che l’ipotesi non sia poi peregrina è confermata dalle parole dello stesso Berruti, in contrasto con la sua corrente, che ha così motivato il suo dissenso (benedetta Radio Radicale che segue in diretta i lavori del CSM): “Credo di dovervi dire con chiarezza che la spinta verso Marra risponde anche, non dico esclusivamente, ma anche ad una diffusa domanda di riequilibrio dei direttivi di Milano. Il riequilibrio. Perché, a fronte di nomine già avvenute e di altre da venire, le quali sono, o si immaginano, di una certa caratura culturale, si chiede che la nomina di oggi debba avere una caratura, appunto, equilibratrice”.
Per i non addetti ai lavori, un discorso incomprensibile; ma proviamo a tradurlo. Nel distretto di Milano, dice Berruti, ci sono capi di uffici che non appartengono ad Unità per
Alla fine restano depressione e rabbia. Sono passati 23 anni da quando Falcone venne ritenuto non idoneo (ma pensate un po’) ad essere il capo dell’Ufficio Istruzione di Palermo; e siamo sempre allo stesso punto. E’ difficile essere ottimisti. Ma soprattutto: come può la magistratura, in momenti come questi, farsi male da sola?
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