lunedì 1 febbraio 2010

Vendola e de Magistris: prove di dialogo davanti a platea romana


di Luca De Carolis


Il trionfatore delle primarie e l’ex magistrato scomodo, seduti l’uno accanto all’altro. Uniti dall’affetto della gente e dal progetto di “un’alternativa al berlusconismo”, ma divisi su Craxi, ormai inevitabile pietra di paragone per la politica. La sua storia vale giudizi diversi per Nichi Vendola e Luigi de Magistris, ieri a Roma per presentare il libro dell’europarlamentare dell’Idv, “Giustizia e Potere”, appena uscito per Editori Riuniti. Ma nel Piccolo Eliseo, stracolmo anche in un piovoso sabato mattina, l’attesa era quasi tutta per Vendola, come ha dimostrato l’ovazione da stadio con cui è stato accolto.
Troppo forte la voglia di celebrare un testardo di successo, che riempie il dibattito con le sue parole forbite e trancianti: “L’Italia è in via di putrefazione, sta smarrendo i propri codici civili”. L’esordio di una tirata in cui Vendola elenca incubi e miserie, partendo da quella Rosarno “dove lo Stato ha riportato l’ordine mafioso che domina da sempre nelle campagne, deportando gli immigrati che avevano alzato la bandiera della legalità”. L’imputato principale ovviamente è Berlusconi, perché “la sua equazione immigrazione uguale delinquenza vale come una sentenza, un processo breve”. Vendola ringhia contro “l’impudicizia del potere e il meretricio generalizzato”, e semina risate quando infierisce sul caso d’Addario: “Berlusconi ha ritoccato il mito di Dioniso, passato da Wagner ad Apicella”.
Concita De Gregorio, direttrice de l’Unità e moderatrice del dibattito, chiama in causa de Magistris. E l’ex magistrato precisa subito: “Ho chiamato Vendola per questo incontro prima delle primarie pugliesi, e mi è costato anche all’interno del mio partito”. La conferma che Di Pietro e una fetta consistente dell’Idv non stravedono per il leader di Sinistra e Libertà. Ma de Magistris ha tirato dritto: “Abbiamo differenti posizioni politiche, ma Nichi è un politico che si rivolge al popolo senza i populismi di Berlusconi, uno che sa mettersi in gioco”. Anche l’europarlamentare si sofferma su Rosarno: “I calabresi non sono razzisti, lo so perché ho lavorato nella loro terra. Ma a Rosarno c’è stata la convergenza tra Stato e ‘ndrangheta”. Poi un passaggio su Craxi: “Lo vogliono riabilitare per delegittimare Mani Pulite e per salvare Berlusconi. Tutti sanno che controlla tutti i mezzi di informazione grazie ai suoi rapporti illeciti con l’ex leader socialista”.
Applausi scroscianti. Vendola non fa una piega, ma quando il discorso plana sulla “questione morale” piazza i suoi distinguo: “Riguardo a Craxi, ci sono dei punti che mi rendono più problematici certi ragionamenti manichei. Penso alla vicenda di Sigonella”. Il Craxi che nel 1985 sbarrò la strada agli americani, pronti allo scontro armato pur di ottenere i sequestratori palestinesi dell’Achille Lauro, piace a Vendola: “Il suo fu un atto di autonomia, che dimostrò come non fosse necessario mettersi in ginocchio davanti agli Stati Uniti”. La sala si fa silenziosa, ad applaudire sono in due, forse tre. Qualcuno bofonchia. Ma Vendola insiste, e cita il caso Moro: “Craxi ruppe il fronte della fermezza, mettendo la sacralità della vita davanti alla ragione di Stato. Proprio quel principio di cui Moro parlava nelle sue lettere dalla prigionia”. De Magistris non replica, De Gregorio fa domande sull’acqua e sul nucleare. All’uscita, Vendola celebra un’altra irregolare: “Emma Bonino è una personalità straordinaria, vincerà la sua battaglia nel Lazio perché è la bandiera dei valori costituzionali”.

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