
di Antonio Padellaro
È un reato grave la concussione, il più grave dei reati contro la Pubblica amministrazione, commesso da chi abusando della propria posizione costringe qualcuno a concedergli un vantaggio anche non patrimoniale. È un reato gravissimo quello della violenza o minaccia contro una pubblica autorità per impedirne o turbarne l’attività.
Sono le accuse per le quali il presidente del Consiglio è indagato. Come indagati sono Giancarlo Innocenzi (favoreggiamento) e Augusto Minzolini (rivelazione di segreto).
Lo avevamo scritto venerdì che la Procura di Trani faceva sul serio. Però sugli indagati avevamo usato il condizionale perché conoscendo i metodi della nota cricca temevamo che subito contro i magistrati si sarebbe scatenato l’inferno cercando di condizionarne le decisioni. E infatti hanno cominciato i giornali e i telegiornali padronali (cioè quasi tutti) a strillare contro l’inchiesta, a loro dire, inconsistente e messa in piedi solo per denigrare il premier. Poi, ecco gli stipendiati dell’autocrate (mezzo Parlamento) chiedere l’intervento punitivo degli ispettori ministeriali a Trani. Alfano ha detto obbedisco ma non ha fatto in tempo. E, a quanto accertato dall’inchiesta e dalle intercettazioni, è stato applicato il Codice penale. Non è forse vero che Berlusconi, facendosi forte della carica di premier, ha premuto e minacciato affinché la pubblica Autorità per le Comunicazioni intervenisse per oscurare le trasmissioni a lui sgradite? Non è forse vero che su un membro di tale Autorità, quell’Innocenzi prono ad ogni suo volere, egli ha esercitato un vero mobbing per costringerlo a comportamenti ancora più illegali? E questi non sarebbero reati?
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